Zero lacrime per i codardi: Higuain e la scelta di consegnarsi alla storia come traditore

24.07.2016 17:00 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Zero lacrime per i codardi: Higuain e la scelta di consegnarsi alla storia come traditore

Parole forti, come le emozioni. È inevitabile quando si è amato tanto, quindi mettete da parte la diplomazia ed i ragionamenti da calcolatrice che poco hanno a che fare con i sentimenti. Spogliatevi da tutti, dal presidente gli aveva promesso, dal vuole vincere e dallo stadio fatiscente che fa scappare i campioni. Qui, in queste righe, ci sono solo i sentimenti e Gonzalo Higuain. C’è un numero nove che esulta, sotto la curva. Che batte le mani a tempo, salta e canta come fosse uno di quelli seduti dall’altra parte. Tutto così bello, perché rompe la distanza tra un idolo e chi lo venera quotidianamente. C’è una divinità che abbandona l’Olimpico e si ferma a banchettare con i comuni mortali. Sembra la storia a lieto fine di un mito di Platone, due metà perfette che si erano perse dopo essere state tagliate a metà. Da un lato i tifosi del Napoli, dall’altro Gonzalo Higuain, finalmente Re dopo essersi sentito troppe volte mettere in discussione. Qui mai. Anche nei giorni brutti, anche quando qualche voce si alzava dopo i disastri del finale di stagione nell’ultimo anno di Benitez. 

Come corde di un violino, questo amore segnava note aspre e memorabili, con qualche momento di crisi superato sempre brillantemente. Basti pensare a quell’abbraccio tra Maurizio Sarri e l’argentino, nell’estate scorsa, quando Gonzalo meditava l’addio. Erano bastati cinque minuti al tecnico per convincerlo, iniziando quel lavoro psicologico che ha portato il Pipita a battere ogni record. Il figliol prodigo aveva scelto di restare, di provare a combattere i giganti indossando l’azzurro. Scelta di coraggio, che apre necessariamente un piccolo posto all’immortalità. La storia ricorda e narra chi ci ha provato a mettersi dalla parte dei deboli e contrastare i poteri forti, anche fossero mulini a vento. Le leggende nascono da imprese non comuni, Diego Armando Maradona è l’emblema di quanto sia profondo il concetto. Higuain ha scelto la strada più semplice, e come ogni scelta può essere opinabile, ma va rispettata se le modalità con cui viene presa restano nella cerchia del rispetto.

Un illuminato Dostoevskij diceva che esistono tre tipi di vigliacchi al mondo: “I vigliacchi ingenui, convinti cioè che la loro vigliaccheria rappresenti la più alta nobiltà, i vigliacchi vergognosi, cioè quelli che si vergognano della propria vigliaccheria, avendo tuttavia l’intenzione di continuare a essere vigliacchi, e infine i vigliacchi puro sangue”. Non sappiamo bene dove inserire Higuain, siamo però consapevoli che per gli addii bisogna avere il coraggio di guardarsi negli occhi. Fugge chi ha qualcosa da nascondere, chi nell’animo è turbato perché consapevole dell’enorme pugnalata che sta affondando nelle pelle viva di un popolo innamorato. Bastava dirlo. Bastava dirselo, faccia a faccia. Così è troppo facile, troppo banale, troppo squallido per versare lacrime. Nel complesso restano ricordi che vanno già sbiadendosi con la rabbia e la consapevolezza assoluta che, al di là di tutto, Napoli abbia dato al Pipita molto più di quanto abbia ricevuto. In un pomeriggio torrido di mezza estate, l’argentino si è consegnato al nemico di sempre. Ha cambiato colore, come uno straccio che si confonde ad altri in una lavatrice. Sapete come si chiamano a Napoli quegli stracci no? Ecco. L’azzurro resta invece sempre vivo, quello resta oltre le vergogne e le pochezze dell’animo umano. Higuain ha scelto di consegnarsi alla storia come un traditore e lo ha fatto nel peggiore dei modi. E mettete da parte la diplomazia. Il calcio non è ragione. È l’istinto di un bambino di inseguire una palla che rotola. Gonzalo ha tradito quell’istinto. La storia ci dirà se ne sarà valsa la pena.