Il punto di Del Genio a TN: "Milik la chiave per la vittoria. Inspiegabile la posizione del Cagliari sul rigore. Mercato, ecco l'attaccante che serve. Ancelotti-Sarri, paragone impossibile"

"Sessanta minuti in cui il calcio che il Napoli voleva proporre si capiva che non avrebbe prodotto nulla. Con i quattro attaccanti che venivano chiusi dal catenaccio del Cagliari, tra la linea di difesa bassa e quella di centrocampo attaccata, il Napoli faceva fatica a penetrare, a trovare spazi". E' così che Paolo Del Genio, noto giornalista ed esperto di tattica, analizza Napoli-Cagliari al microfono di Tuttonapoli.net, nel suo consueto punto settimanale: "Centralmente si cercava di entrare in spazi inesistenti. E quando si andava sulle fasce non si poteva crossare perché non c'erano né calciatori strutturati fisicamente né tanti uomini a chiudere in area di rigore. Infatti dopo aver sbattuto per un'ora la testa è arrivato addirittura il gol del Cagliari. Poi il cambio è stato determinante, quello di Milik".

Al Napoli serve un attaccante come lui. "Non è che chissà che ha fatto, ma sì serve un punto di riferimento là davanti. Insieme a Milik, anche Mertens ha potuto fare degli attacchi all'area di rigore diversi perché s'erano aperti degli spazi. Ma, soprattutto, con Milik si possono fare i cross, riempiendo l'area di rigore il più possibile. E così è stato".

Vittoria meritata dunque? "Le palle gol sono sempre una cartina tornasole da questo punto di vista, quindi dico di sì. Quando crei tantissimo e lasci nulla agli avversari la vittoria è il risultato più giusto. E' questo il parametro migliore. Giocare bene è importantissimo per costruire le palle gol. Il Napoli però riesce a costruirle anche senza giocare bene. Contro il Cagliari specialmente quando ha cambiato atteggiamento: nell'ultima mezzora gli azzurri hanno creato una occasione da rete ogni cinque minuti praticamente".

Forse un po' esagerate le polemiche del Cagliari per il calcio di rigore? "Assolutamente sì. Non riesco a capire determinate posizioni quando si parla di VAR. Per fortuna queste sono cose oggettive: si sa che il VAR ha altre immagini rispetto a quelle che vediamo noi. Lui ha un'immagine 3D che noi non abbiamo e gli permette di vedere delle linee che noi non vediamo. Una volta che sappiamo questo, diventa inutile parlarne".

Ancelotti nel post-partita ha tracciato l'identikit dell'attaccante da prendere, ossia uno che sappia giocare nell'area di rigore. "Questo lavoro può farlo benissimo Mertens, ma averne un altro è fondamentale. Il Napoli non è più nelle condizioni di riprodurre quel calcio con tutti i piccoletti là davanti. A meno che arrivi Messi, ovviamente. Secondo me servono due acquisti in attacco: uno come Lozano, che può giocare in tutti i ruoli dietro l'attaccante, e un altra punta fisica, da area di rigore, che non è detto debba avere il fisico di Milik, ma va bene anche quello di Immobile per intenderci".

Intanto il Napoli di Ancelotti, ora come ora, viaggia alla stessa media del primo Napoli di Sarri. "Io sono contro i paragoni, preferisco sempre contestualizzare. Le stagioni sono tutte diverse, gli avversari sono diversi, il rendimento della squadra e la squadra stessa, in parte, sono diversi. Ci sono così tante componenti che non si possono paragonare più stagioni secondo me. Il giudizio va fatto su una stagione secca. Sono del parere che Sarri ha fatto un lavoro straordinario a Napoli e che Ancelotti abbia cominciato bene. Siamo in presenza di due allenatori che sono tra i migliori. Non m'interessa stabilire chi è più bravo, la storia e la carriera dei due sono differenti. Il raffronto Ancelotti-Sarri non si può fare, anche perché non avremo mai la controprova: chi lo dice che Sarri a Napoli vinceva lo scudetto? Ma chi lo dici pure che Ancelotti al Chelsea magari avrebbe vinto Premier League? Impossibile confrontare senza prove".