Ma davvero vogliamo far passare Ancelotti come l’ultimo dei fessi?

06.09.2018 17:57 di Arturo Minervini Twitter:    vedi letture
Ma davvero vogliamo far passare Ancelotti come l’ultimo dei fessi?
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

(di Arturo Minervini) - Italia. Paese di Santi, poeti, navigatori e di allenatori di calcio. È un fenomeno endemico nel nostro territorio ed è, probabilmente, la parte più affascinante del fenomeno calcistico in Italia. Sì perché in Italia tutti hanno qualcosa da dire su tutto e tutto saprebbero fare una cosa meglio di chi la sta facendo. Che si tratta di medicina, politica, informazione o, appunto, l’allenatore di calcio. C’è però un limite che impone rispetto, una soglia da non varcare per non sfociare nell’assurdo e nel grottesco. Da quando è arrivato sulla panchina del Napoli Carlo Ancelotti ha dovuto fare i conti con chi, solo per amore estremo nei confronti del suo predecessore (amore che chi scrive condivide a pieno, sia chiaro), lo ha trattato come fosse l’ultimo dei fessi, un tecnico di ripiego. Onestamente inaccettabile.

La gloria di Carletto. Una fama che lo precede e che lo illumina in ogni parte del mondo, per le imprese compiute in tutti i più grandi paesi che ospitano un campionato di calcio di primo livello. Nei confini ed oltre, con le memorabili imprese in Champions League prima sulla panchina del Milan e poi con la storica ‘decima’ conquistata a Madrid. Una leggenda vivente, ma soprattutto un uomo che conosce questo sport e le dinamiche di uno spogliatoio come nessuno al mondo. Su questo non possono esistere discussioni, schieramenti, opinioni differenti. È un dato di fatto, una certezza assodata, un assioma che si incardina senza timore di smentita nei principi che regolano l’universo calcistico. 

Ancelotti è il migliore degli allenatori possibili in questo momento storico dopo la divisione da Sarri. Era l’unico che avrebbe potuto far tacere ogni voce di ridimensionamento ed è il tecnico più vincente della storia che occupa la panchina del Napoli. Questo impone un rispetto profondo, per il tecnico superlativo e per l’uomo ancor più eccellente come chiunque abbia avuto la fortuna di giocare con lui, o per lui, racconta ad ogni occasione utile. “Il lavoro allontana da noi tre grandi mali: la noia, il vizio e il bisogno.” La speranza è che questo possa accadere con le eccessive chiacchiere che stanno accompagnando il lavoro di un fenomeno assoluto come Carlo Ancelotti. Ognuno può avere la propria idea sulla capacità del tecnico di essere in questo momento la guida ideale di questo Napoli, ma nessuno può mancare di rispetto ad uno che se alza lo sguardo verso la parete di casa vede più Champions League di quante vinte dalla Juventus in tutta la sua storia.