Milik: "Chievo? Ci penso, decideremo a dicembre. Vi racconto l'infortunio: il peggio è passato, ma non ho fretta. Insigne e Zielinski..."

23.10.2017 15:54 di Redazione Tutto Napoli.net  Twitter:    vedi letture
Milik: "Chievo? Ci penso, decideremo a dicembre. Vi racconto l'infortunio: il peggio è passato, ma non ho fretta. Insigne e Zielinski..."
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Arkadiusz Milik ha rilasciato una lunga intervista al portale polacco Sportowefakty, parlando del suo momento dopo l'infortunio e non solo: "Il peggio per me è stato il primo infortunio al ginocchio, quello dell'anno scorso. Fu un dramma. Ora so cosa mi aspetta, conosco la procedura. E' devastante per la psiche, ma per fortuna tutto è stato molto rapido". 

Cosa si pensa dopo un infortunio così duro? "E' stato come l'anno scorso. Ho sentito un dolore forse ancora maggiore, un fisioterapista che aveva visto la gara in differita ha capito subito che si trattava di qualcosa di grave. Facemmo dei test, ma fu come se il mio corpo si difese per evitare brutte notizie. C'era ottimismo, ma il giorno dopo fu tutto chiaro".

Ora come stai? "Bene, la riabilitazione prosegue. Passato il primo mese, il peggio è alle spalle. Ora posso dormire normalmente, prima mi svegliavo dal dolore. Ora è tutto più semplice". 

Una data per il rientro? "Non ho fretta. Si dice febbraio, ma lo farò quando sarò pronto". 

Hai notato le reazioni in Polonia? "Si, ho sentito il sostegno di tutti: tifosi, compagni di squadra, il club, ho visto che in Polonia prima dell'ultimo match della Nazionale hanno cantato il mio nome. Ogni dettaglio, in una situazione come la mia, è importante".

Come quello che ti hanno dedicato Insigne e... Zielinski. "Forse Piotr voleva farsi pubblicità e per questo scambiò la maglia (ride). E' stato un gesto molto bello, poi Lorenzo ha lottato  con lo stesso infortunio e mi ha aiutato tanto". 

Durante il primo infortunio hai sentito la pressione di dover rientrare subito? "Era più sostegno che pressione. Sarri sa più di tutti quando è il momento giusto, insieme ai medici. Sono rientrato gradualmente, giocare in partita è diverso dall'allenamento, c'è uno stress estremamente superiore. Non ho avuto continuità in campo e non nascondo che a un certo punto ho cominciato ad essere impaziente, perchè non giocavo tanto quanto avrei voluto".

Dopo l'infortunio hai giocato solo due gare complete., con Shakhtar e in Kazakistan in Nazionale. "Un calciatore giovane è sempre impaziente, ancora di più se crede di meritare più minuti. Ma ora non mi interessa più, penso solo a guarire". 

Il presidente ha parlato di un possibile prestito al Chievo. "E' una possibilità che considero, ma le decisioni le prenderemo a dicembre e decideremo cosa sarà migliore per me e per il club".  

Non trovi difficile passare a un club dove non conosci lo staff medico nè i fisioterapisti? "Difficile rispondere, a gennaio ne saprò di più e ne riparleremo". 

Come stai psicologicamente? "Non è bello subire due volte lo stesso infortunio in un anno, ma cosa posso fare? Piangere? Nella vita ci sono tragedie peggiori rispetto alla rottura di un legamento. E' dura guardare le partite senza poter prenderne parte, ma devo trovare stimoli positivi anche in questa situazione. Guardo tanto calcio in tv, ma scelgo solo i match più interessanti".

Presto aprirai un ristorante a Katowice. "Sarà chiamato Food & Ball. Volevamo aprirlo prima dei Mondiali, ma non ce la faremo. Sarà un ristorante a tema sportivo, non solo incentrato sul calcio. E si mangerà bene".

Se la tua carriera finisse oggi, non dovresti preoccuparti per il resto della tua vita? "Kobe Bryant disse che voleva essere ricordato come un imprenditore e non come un giocatore di basket, ma non sono d'accordo con lui. Il punto è che quando svolgi questo tipo di carriera, raggiungi uno standard di vita elevato, la chiave è mantenerlo. Per farlo, non bastano i soldi guadagnati durante l'attività, servono nuove idee. Non andrò di certo in bancarotta: non butto via soldi a destra e sinistra. Non li nascondo di certo sotto al letto, ma ho 23 anni e so che nella vita tuto pò cambiare. Bisogna avere la testa sulle spalle, rendersi conto che la vita non dura due anni". 

Ti senti una stella? "No". 

Eppure, se andiamo in città... "Ma Napoli è un luogo speciale. A Katowice posso camminare tranquillamente per strada, qui è impossibile. Napoli è incredibile in termini di amore per il calcio. Non so come siano Argentina e Brasile, ma non penso che esista un altro posto al mondo come questa città. Il calcio qui è religione, tra i 50 metri che separano la mia auto da un ristorante devo fermarmi a fare decine di foto ed autografi. Non sono mai stato al centro della città proprio per questo, ma non fraintendetemi: è motivo d'orgoglio, è bello quando la gente di dà sostegno per strada!". 

Vivi lontano dalla città per questo? "La mia casa è vicina al centro sportivo del Napoli, mi piace e poi qui è un posto pacifico. C'è silenzio, si sta bene e sono vicino alla spiaggia. In estate ci sono tante persone, ovviamente, ma ora è molto tranquillo". 

Non hai vita privata, non ti disturba? "Ogni cosa ha i suoi pro e i suoi contro. Faccio quello che amo, gioco a calcio, realizzo i miei sogni da bambino. Bisogna fare i conti con molte cose, anche i tifosi fanno parte del gioco. Non si può avere tutto: giocare in un grande club, guadagnare un sacco di soldi e poi pretendere anche privacy". 

Sarai pronto per il Mondiale? "Ci riuscirò".