FOCUS - La rinascita della Primavera: dalla Juve alla Juve, così Beoni ha trasformato il Napoli

La rinascita della Primavera del Napoli ha un volto e un block notes ricco d'appunti
24.02.2018 18:30 di  Fabio Tarantino  Twitter:    vedi letture
FOCUS - La rinascita della Primavera: dalla Juve alla Juve, così Beoni ha trasformato il Napoli

La rinascita della Primavera del Napoli ha un volto e un block notes ricco d'appunti: è quello di Loris Beoni. Che è un allenatore toscano, ha conosciuto Sarri trent'anni fa, è stato chiamato a sostituire l'esonerato Saurini ed ha restituito anima, identità, carattere e capacità di soffrire ad una squadra di qualità ma priva un po' di tutto, fragile e smarrita, improvvisamente risucchiata nella lotta alla salvezza.

DA SAURINI A BEONI - Una vittoria (all'esordio col Genoa) e quattro sconfitte consecutive con Saurini in panchina: ecco perché ad un certo punto, dopo il 5-0 subito in casa della Lazio, col rischio retrocessione da considerare (data la classifica), il Napoli ha scelto di esonerare Saurini - nella settimana della sfida alla Juve - affidandosi al toscano Beoni, un uomo di poche parole, schietto e orgoglioso della possibilità ricevuta, un lavoratore che in panchina indossa tuta, cappellino e non sta fermo un secondo. Con lui, in sedici partite, il Napoli ha conquistato sei vittorie, sei pareggi e quattro sconfitte, per un totale di 24 punti. Oltre i numeri, freddi e spesso contraddittori, colpisce il sorriso - virtuale e non - col quale la Primavera sta affrontando un incontro dopo l'altro, accogliendo i progressi, la crescita costante, la percezione di un nuovo corso del quale fidarsi.

COSA È CAMBIATO - La vittoria contro la Juve è la seconda consecutiva dopo quella sulla Lazio (2-1), una delle più belle da quando c'è Beoni in panchina, certamente la più prestigiosa. Un successo frutto del lavoro quotidiano, delle novità introdotte, di una nuova filosofia di calcio e, soprattutto, della capacità di coinvolgere tutti nel concetto di "squadra", di gruppo pronto a sacrificarsi imparando a soffrire (come oggi), accettando con filosofia le sconfitte, festeggiando senza eccessi i trionfi. Beoni ha confermato il 4-2-3-1 di Saurini, ma con diverse novità. Il suo Napoli ha ridotto lo spazio tra i reparti, ha scelto di indietreggiare col baricentro medio per permettere agli interpreti offensivi di sfruttare più metri di campo in ripartenza. È accaduto due volte con la Juve e tante altre in passato, con gol in contropiede e spesso azioni corali fatte di movimenti senza palla, passaggi di prima, inserimenti degli esterni, azioni provate e riprovate in allenamento, mai frutto del caso o (solo) della qualità degli interpreti. 

I SINGOLI - Gaetano, Zerbin, Palmieri, Mezzoni: sono tutti perfettamente incastrati in un meccanismo tattico che esalta le caratteristiche dei singoli. La difesa continua a subire troppi gol, ma in proporzione meno rispetto al passato. Basit e Otranto fanno filtro in mediana e verticalizzano spesso. Mezzoni percorre tutta la fascia destra (spesso, soprattutto in passato, si affiancava ai centrali creando una linea a cinque) sfruttando fiato e polmoni, meno qualità negli ultimi sedici metri. Gaetano è un play universale (d'altronde veste la "dieci") con piedi fatati e fiuto del gol. Zerbin un'ala educata (a sinistra) che s'alimenta dei movimenti del compagno, tagliando alle sue spalle e spesso ripiegando. Fa lo stesso Palmieri, che spesso lo affianca in attacco creando una sorta di 4-4-2.

PROSPETTIVE - Ma sono pur sempre numeri nei quali si rifugia (ma è evidente...) la crescita di una squadra che oggi, a metà classifica, a quota 27 punti, ha (momentaneamente) abbandonato la zona retrocessione e, a nove gare dal termine del campionato, attende nuove conferme per capire se quest'anno dovrà accontentarsi della salvezza o potrà sognare altro.