Da 0 a 10: la bomba in Tv di Ferlaino, la bufala che offende Spalletti. Mertens mette spalle al muro ADL e l’agguato di Insigne

Il Napoli asfalta la Lazio: Spalletti demolisce Sarri e si riprende il primo posto. In gol anche Zielinski e Fabiàn, grande prova di Lobotka
29.11.2021 16:16 di Arturo Minervini Twitter:    vedi letture
Da 0 a 10: la bomba in Tv di Ferlaino, la bufala che offende Spalletti. Mertens mette spalle al muro ADL e l’agguato di Insigne
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Zero reti segnate, ma Lorenzo a fine gara ride. E è una cosa bella, bellissima, per le speranze di questo Napoli. Lo spirito di squadra è il gol più bello nella notte del Maradona ed ha segnarlo è Luciano Spalletti. Insigne che si acquatta sul bordo di un cartellone pubblicitario col ghigno di chi ha lo scherzo in canna, Ciro che prova a fare il serio davanti alle telecamere: sono la stessa faccia di una luna che non sembra avere lati oscuri. 

Uno l’intervento, ma che intervento, di Ospina che proprio non ci sta a prendere gol. Come il mitologico Matsugoro di Sampei, sembra immobile sul destro all’incrocio di Luis Alberto ed un istante dopo è già in volo con la manona che respinge ogni pretesa dello spagnolo. David è un buon vino: dal suo arrivo al Napoli è diventato ogni giorno un pochino più forte del giorno precedente. 

Due presidenti, uno accanto all’altro. È bello il raduno storico che si consuma dinanzi alle telecamere di Dazn, con Corrado Ferlaino che celebra il suo Maradona accanto a De Laurentiis. A 90 anni suonati l’ingegnere mostra ancora una pazzesca lucidità, anche quando manda al tappeto la cronista di Dazn: “Parliamo di quel Napoli di Maradona che ha fatto sognare tutta l’Italia”. Ferlaino la blocca “Tutta Italia non direi. Qualche nemico lo tenevamo…”. Gioco, partita, incontro.

Tre punti che valgono più di tre punti. La matematica non può spiegarla bene la notte del Maradona, ne mortifica le sensazioni, ne delimita le emozioni, ne riduce i profumi, ne omologa i contenuti. Dries segna e manda un bacio verso il cielo,  un alito di vento che porta su in alto quella dedica verso l’infinito. Così si gioca in Paradiso e forse il Napoli è passato per un saluto. Con lo spirito di Diego che inebria l’aria, con Mertens che al minuto DIECI (e mica è un caso) viene letteralmente posseduto dall’anima di D10S. Ciro che urla 'Io sono qui' e ribadisce la volontà di restar: ADL è spalle al muro, questo Dries merita il rinnovo.

Quattro pappine, sia gentile: è una serata di sdoppiamento per Sarri, rivede il suo Napoli e ne rimane spiazzato. Ma dire che quello era il Napoli di Maurizio è una bufala che offende Spalletti: c’è il tocco di Luciano nell’evoluzione di quel calcio, la sintesi cinica e letale di chi limita il palleggio ad una fase marginale, prediligendo la verticalità e la finalizzazione. “Il Napoli è la squadra più forte del campionato” dice Maurizio che sul ponte sventola bandiera bianca. Non può esserci rabbia, perché semplicemente non c’è mai stata contesa.

Cinque gol in una stagione che ora assume le sembianze di un diesel. È partito singhiozzando Zielinski, ci ha spiazzati quasi quanto il codino alla Fiorello nel Karaoke 1992 di Elmas. Coi piedi che si ritrova, non è certo una sorpresa che possa segnare tanto (quattro volte nell’ultimo mese), quel che era mancato sono quegli strattoni lì, che se non sta attento rischia di spostare le fondamenta dello stadio. Ti fa incazzare con quel viso che nasconde tutte le emozioni, ma quando è nella serata giusta è più incontenibile di un elefante dentro al monolocale di Renato Pozzetto in ‘Ragazzo di Campagna’. Taaaaaac. 

Sei come un respiro condiviso, un filo a cui tutti noi siamo aggrappati. C’è vita sul pianeta Maradona, uno spazio temporale che lascia aperta una piccola porticina, l’oblò dove tutti noi veneriamo con rispetto. Misticismo immerso nella pioggia che lava, purifica, si confonde con le lacrime di una notte marchiata nel profondo dallo spirito di Diego. "Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada, lì ricomincia la storia del calcio”, considerando che Maradona è il calcio possiamo facilmente essere concordi sulla sua natura immortale.

Sette reti subite che restano sette. Dopo le quattro reti nelle ultime due il Napoli blocca il principio di emorragia difensiva, accentuata anche dallo scivolone di Mosca. Il sontuoso Koulibaly, l’intraprendente Rrahmani, l’instancabile Di Lorenzo, l’intrepido Mario Rui sembrano fondersi come ingranaggi che danno sempre la giusta ora. Il lavoro che nobilita dei singoli che hanno scelto di fondersi in un corpo unico, frammenti di cuori coraggiosi che riscoprono che non è mai finita finché non è finita. A difesa di un’idea, più che di una semplice porta.

Otto a Lobotka, che questa volta gira su se stesso ma non accusa vertigini. Sembra Liam Neeson che non si scompone nemmeno dinanzi alla più terrificante delle minacce, manda fuori giri la pressione biancocelesti con lievi sterzate e saggi passaggi ad alta affidabilità. Chiude la gara col 97,1 di precisione e si merita pure le lodi di Spalletti. La politica dei piccoli passi applicata ad un centrocampista: Stan si dedica alla squadra con la cura di chi è interessato esclusivamente al bene collettivo, non vuole strafare perché quello che gli interessa è portare a compimento il compito che ha ricevuto. 

Nove all’omaggio mancino di Fabiàn che arriva al termine di una serie consecutiva di CINQUANTA passaggi consecutivi in cui il Napoli fa solo annusare l’odore del cuoio alla Lazio. È un orgasmo prolungato, che si può vivere in due direzioni come sognato da Woody Allen. La bellezza della trama, la meraviglia della conclusione hanno la stessa genesi: una qualità infinita e diffusa. Dopo l’esecuzione sinfonica della banda, il solista spagnolo si mette in proprio: conta i passi e mira l’angolino manco fosse il Signor Quindicipalle. Non c’è uno spazio, seppur minuto, che Fabiàn non può raggiungere con quel piede che si ritrova. 

Dieci alla danza tribale sotto la pioggia di Ciro. Non uscire da quel corpo Diego, con Mertens che vive il fenomeno della metempsicosi, una trasmigrazione dell’anima, un riecheggiare delle imprese, un calco fedele della grandezza del D10S. Posseduto, ispirato, estatico come un poeta consigliato da Muse che dettano un’opera che comprende l’eterna magnificenza del divino. È una notte di magia, con lo stadio che con la voce urla Ciro, con gli occhi ha la sensazione di vedere Diego, col cuore fonde queste due figure nell’immenso amore per una magia. Sinestesia che miscela tutte le sfere sensoriali, sconvolge anche le capacità cognitive dinanzi alla stordente bellezza che lascia solo una possibilità: la dolce resa dei sensi.