Da Zero a Dieci: il grande scandalo da ricordare, la Juve divorata dalla sua trappola, la bomba ad orologeria e l’imbarazzante questione sediolini

22.02.2019 12:14 di Arturo Minervini Twitter:    vedi letture
Da Zero a Dieci: il grande scandalo da ricordare, la Juve divorata dalla sua trappola, la bomba ad orologeria e l’imbarazzante questione sediolini
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(di Arturo Minervini) - Zero reti subite come accaduto in sei delle ultime nove gare disputate. È un segnale che in troppi sottovalutano, che trascende dal valore dell’avversario. È qualcosa di intimo, un’abnegazione che riguarda l’intera squadra, una volontà fortemente orientata verso l’obiettivo di sentirsi meno fragili. È come prendere un cucchiaio di Nutella, tenerlo a 3 centimetri dalla bocca e non mangiarlo: evitare di cadere nelle vecchie tentazioni che troppo spesso hanno fatto vacillare le tue convinzioni. Non prenderle è sempre la strada migliore per provare a vincere qualcosa.

Uno il rigore scandaloso che il fischietto greco Sidiropoulos non assegna al Napoli su Ghoulam falciato in area dello Zurigo come fosse un campo di granoturco pronto per la raccolta. L’Europa League è foriera di infausti ricordi: la rete di Seleznyov assegnata al San Paolo al Dnipro nella semifinale di andata contro gli azzurri di Benitez è uno dei più grandi scandali della storia del calcio, un fuorigioco di tre metri che ancora ad oggi a guardarlo vengono i brividi come a rivedere Valeria Marini che prova a fare l’attrice. Macchie indelebili della storia italiana, europea, mondiale, universale, galattica. 

Due gol dal 6 novembre per Insigne, 1 gol dal 2 novembre per Mertens. C’è una questione che in troppi hanno sottovalutato, una calo verticale che al confronto il falco pellegrino è uno che scende in picchiata con tranquillità. Lorenzo e Dries possono, DEVONO, fare di più. Ritrovare concretezza, lucidità, cattiveria. Si possono elaborare le teorie più argute, brillanti, stare dietro ai professoroni che sembrano spiegare la fisica quantistica quando analizzano una partita, ma il calcio è una cosa semplice direbbe Tiziano Ferro: per vincere devi fare gol. Tanti gol. E tre reti in tre mesi e mezzo per i due attaccanti con maggiori qualità, sono davvero una miseria…

Tre reti in stagione ed un conto aperto con la sfortuna. Verdi è uno che in quei due piedi avrebbe la forza per spaccare ogni partita, ma la presa di coscienza è come la presa della Bastiglia: serve un grande atto di coraggio, mettere in gioco tutto, essere pronto a rischiare quello che hai se le cose vanno male. Gli infortuni lo hanno condizionato, la sua timidezza lo ha frenato oltre misura ma non sempre un'avventura parte col piede giusto. Anzi, spesso accade il contrario. La rete allo Zurigo è incentivo per l'animo, piccola carezza per un ragazzo dalla grande sensibilità che deve ora liberare gli ormeggi ed affrontare il mare aperto. Come scrive Baricco: "Il mare è senza strade, il mare è senza spiegazioni". Un livello di incoscienza che forse farebbe bene a questo ragazzo. Le grandi storie, però, iniziano sempre con un piccolo passo seppur apparentemente insignificante. 

Quattro turni verso la finale,  la pratica Zurigo è archiviata come un documento da richiedere in Municipio, giusto il fastidio dell’attesa e la noia del vicino che vuole raccontarti tutte le sue mirabolanti avventure con la burocrazia. Resterebbero sette partite sulla carta per riportare a casa un trofeo che manca da troppo tempo. C’è un cammino catartico da compiere, una scelta di grandezza da assimilare, il tentativo di cambiare il corso della storia in una stagione con piccoli dettagli che hanno fatto tutta la differenza. L’Europa League è il più grande esame stagionale per questa squadra, la prova di maturità che è un pochino uno specchio a cui devi iniziare a dare delle risposte. Non per essere necessariamente la più bella del reame, ma per sentirsi a posto con la coscienza. Vincerla non è un obbligo, provarci con ogni risorsa invece si. 

Cinque-cinque: 55mila sediolini da sostituire ed una querelle stucchevole. Troppe dichiarazioni, altrettante smentite, slittamento dei lavori, accuse e contro accuse senza mai individuare un colpevole in pieno stile italico. Più volte il Sindaco De Magistris si è soffermato su giudizi tranchant sul Napoli che non lo entusiasma e che non compra, quando forse avrebbe fatto meglio a dedicarsi ad evitare a Napoli una figuraccia internazionale che avrebbe eco mondiale. Per le Universiadi il San Paolo DEVE essere pronto: non facciamoci ridere dietro. 

Sei mesi per riassaporare il profumo dell’erba, di luci calde che ti riscaldano l’anima. L’incubo di Vlad Chiriches va ufficialmente in archivio, il Napoli ritrova una pedina utile per gestire al meglio le energie nello scacchiere. Non serve analizzarne la prestazione, l’unica nota rilevante sono i 56’ durante i quali ha potuto sentirsi finalmente parte di questo gruppo. Bentornato Conte Vlad, che questo infortunio sia l’occasione per una ulteriore maturazione. Come in proverbio giapponese, tutto può diventare opportunità: ‘Il tetto si è bruciato: ora posso vedere la luna’.

Sette al cammino delle squadre italiane in Europa. Passano il turno Napoli ed Inter, la Lazio non riesce nella rimonta difficile a Siviglia. La Juve vive una Sindrome di Stoccolma capovolta, dovrebbe odiarsi perché carnefice di se stessa. Perché è vittima del sistema che ha creato in Italia con la sudditanza, l’arrendevolezza, la remissività assoluta degli avversari e l’ossequiosità dei fischietti nostrani. È colpa di chi ha fatto credere a Bonucci e Chiellini di poter orientare le decisioni arbitrali con interpretazioni oscene che nemmeno in Sharknado, una delle pellicole peggiori della storia del cinema. Essere inghiottiti dalla trappola che tu stesso hai scavato dovrebbe far riflettere, a prescindere da come andrà la gara di ritorno. Se in Italia nessuno ti fa la guerra, come potrai essere pronto ad affrontare la guerra? 

Otto come ottavi di finale raggiunti, ma nessun paragone con lo scorso anno. Questa gara da liceali a chi ha fatto meglio tra Sarri ed Ancelotti è stucchevole, insignificante, puramente tesa a perorare l’opinione di Tizio o di Caio per pura vanagloria. Lo scorso anno è stata storia a parte, il Napoli ha fatto una scelta chiara, magari discutibile, ma chiara. Quest’anno l’Europa League resta unico obiettivo perseguibile ed è normale che Ancelotti gli dedichi tutte le migliori energie disponibili. Ancora con questi paragoni. Ancora forzatamente a creare parallelismi: ma non possiamo goderci il Napoli di Ancelotti e BASTA? Sarri resta un Dio per quello che ha fatto. Un Dio anche discutibile, con le sue contraddizioni, ma sicuramente divino. Ancelotti è tra il meglio che c’è al mondo. La vogliamo inquadrare dunque la dimensione di questo club? Siate più sereni. Tutti.

Nove alla vivacità di Ounas. Scariche di adrenalina si proiettano nelle vene di Adam come dopo aver assunto l’NZT-48 di Limitless, infiniti spazi ed altrettanto infiniti spiragli si stagliano sull’orizzonte di questo francese che vede cose con qualche secondo di anticipo rispetto agli altri. L’assist per Verdi è un trattato di arroganza calcistica, una visione onirica di chi è stato forgiato dal sacro fuoco del talento. Sembra di sentire il coccodrillo che terrorizza Capitan Uncino quando si avvicina agli avversari, perché dentro di se ha una bomba ad orologeria pronta ad esplodere in ogni istante. Tutta questa forza, tutta queste energia, deve essere proiettata verso uno scopo, incardinata nei giusti binari perché ogni tanto Adam deraglia e finisce per restare bellezza senza alcuna finalità. E con quel potenziale, sarebbe uno spreco imperdonabile.

Dieci alla sincerità di Ancelotti in conferenza. Al monito lanciato all'intero gruppo alla vigilia: non ci saranno rimandati, solo promossi o bocciati. Non c’è spazio dunque per chi vorrà arrancare, puntando al 6 meno in pagella, servirà ardore, coraggio, fame per conquistarsi una conferma con questa maglia. È una prospettiva interessante, in un Napoli in costante cambiamento. È un serpente che muta pelle mentre cammina, un corpo che cambia nella forma e nel colore: è in trasformazione. In estate Ancelotti darà forma al suo primo Napoli, a quello che si sta formando nella sua testa in questi mesi. Chi vorrà esserci, dovrà gettare il cuore ben oltre l’ostacolo. Oggi più che mai: gli esami non finiscono mai.