Dal prestito al Chievo, al bomber finito con la media folle: il calvario della punta più letale della Serie A

18.12.2018 16:20 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Dal prestito al Chievo, al bomber finito con la media folle: il calvario della punta più letale della Serie A
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

(di Arturo Minervini) - La redenzione è un concetto che implica una colpa. Immaginate quanto debba essere frustrante cercare redenzione senza avere colpe direttamente imputabili. Sì perché per mesi Arek Milik ha dovuto trascinarsi un peccato originale non suo, è stato costretto a subire la macchina mediatica del fango solo perché negli ultimi due anni il destino gli aveva fatto rompere prima un ginocchio, poi l’altro. Altra colpa da espiare? Quella di non chiamarsi Edinson Cavani, fugace sogno di mezza estate trasformatosi ben presto in chimera da inseguire senza alcuna possibilità di essere raggiunta. Nella sostanza, dunque, Milik non esistevano ragioni fondate per attaccare in maniera così pungente uno costato più di trenta milioni e che, nelle poche occasioni avute, i gol li ha sempre fatti. E non perché sia un’opinione, ma perché lo raccontano i numeri.

Alla prima stagione in azzurro, per Arek 551’ giocati in Serie A con 5 reti alla media realizzata di una marcatura ogni 110’. Ancora meglio in Champions League, con 199’ disputati e ben 3 reti alla media di una ogni 66’.

Nello scorso campionato 438’ con 5 reti alla media di una gioia ogni 87’ ed in Champions 1 rete nei 90 minuti disputati. 

In questa stagione sono già 8 le reti in campionato negli 818’ disputati alla media di una rete ogni 102’, come nessuno in serie A, meglio di Piantek, Icardi, Immobile e Cristiano Ronaldo.

Media incredibile. Andando a sommare il totale dei minuti disputati in Serie A dal polacco, si otterrà una cifra che conferma l’incredibile rapporto con il gol: 1807’ giocati con 18 reti alla media folle di un gol ogni 100’, praticamente uno a partita. 

Quante ne ha dovute sentire Milik. Da chi pensava davvero di mandarlo in prestito al Chievo, a chi è arrivato a rimpiangere Roberto Inglese come vera prima punta per questo Napoli. Un calvario fisico e psicologico durato così a lungo, che ora ha l’obbligo di godersi questo momento. Continuando a lavorare per migliorarsi in alcuni aspetti del suo gioco, come normale per sia per un ragazzo che è appena del 94’. Un bomber che in troppi avevano dato per bollito, capace invece di segnare in ogni modo: col sinistro, di testa, col destro, su punizione ed anche sui calci di rigore (quando inizieranno a fischiarli al Napoli). 

Fiducia. Si è sempre detto che un bomber debba sentire la fiducia per rendere al meglio. Ecco perché i numeri di Milik valgono probabilmente ancora di più, perché ha dovuto muoversi tra uno scetticismo imperante, lottando ogni minuto per provare a vincere l’inspiegabile pregiudizio che si era creato attorno alla sua figura. La domanda da porsi, dunque, è la seguente: cosa potrà fare ora che ha fatto cambiare idea a molti?