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"Meret è il Maradona dei portieri!", retroscena dell'ex preparatore: "Mi ha detto tutto sul Napoli, impressionante..."

20.03.2019 12:38 di Fabio Tarantino Twitter:    vedi letture
ESCLUSIVA - "Meret è il Maradona dei portieri!", retroscena dell'ex preparatore: "Mi ha detto tutto sul Napoli, impressionante..."

(di Fabio Tarantino) - Lo considerava il Maradona dei portieri ma non gliel'ha mai detto: "Poteva sembrare una cosa scontata essendo uno dei suoi allenatori, invece lo pensavo davvero". Diego Del Piccolo, preparatore dei portieri nelle giovanili dell'Udinese dal 2008 al 2017, ha conosciuto il bambino Alex Meret, neppure il ragazzino: "La prima volta che lo vidi indossava una maglia arancione che gli andava larghissima, il numero uno dietro la schiena e il suo nome di spalle". Quel portierino era di poche parole, eppure "un giorno il padre mi disse che avevamo un bel rapporto e chiacchieravamo tanto". Capì in fretta, Del Piccolo, oggi alla Triestina, che il piccolo Alex aveva altre doti, parlava poco ma parava bene: "E stupiva per le domande che faceva. Erano dirette e mai banali" svela a Tuttonapoli.net.

Cosa le chiedeva? "Principalmente dubbi sulle esercitazioni tecniche. Aveva un talento enorme. Era il Maradona dei portieri ma non glielo dicevo (ride, ndr). Il talento era innato, Alex è stato bravo a farlo fiorire. La sua più grande fortuna è stata quella di crescere nell'Udinese. E ha avuto una base fondamentale: la famiglia. Ecco perché trasmette così tanta serenità". 

Chi era Meret, all'età di dieci anni? "Un ragazzino nato per fare il portiere ad alti livelli. Tecnicamente, tra i professionisti, ne vedo pochi come lui in giro. All'Udinese è cresciuto tanto anche grazie a Nista, credo sia stato lui a volerlo al Napoli. La società ha avuto coraggio, a differenza di altri club, e ha fatto un grande affare. Complimenti a De Laurentiis e ad Ancelotti che non ha avuto timore a lanciarlo da titolare". 

Peccato per l'infortunio che l'ha frenato per diversi mesi. "Ci sentiamo spesso, è sempre rimasto sereno, da buon friulano, eppure so che ha sofferto tanto per la società".

In che senso? "Era dispiaciuto perché, essendo infortunato, non poteva ripagare le aspettative del Napoli. Voleva mettersi in mostra, ringraziando il club sul campo per averlo scelto. Ora ci sta riuscendo alla grande. Ma non mi sorprendo: quello che fa ora lo faceva già da piccolo, nel settore giovanile dell'Udinese, solo che non era scontato ripetersi in Serie A".

Ne approfitto: cos'altro le ha detto, Alex, della sua esperienza al Napoli? "È molto felice, si trova bene, sta imparando a conoscere l'ambiente, mi ha parlato benissimo del San Paolo. Sta vivendo emozioni importanti per un ragazzo di 21 anni. Alex è introverso, ma ha grande carattere. Non si fa travolgere dalle cose, sia nel bene che nel male. Ha grande costanza anche emotiva". 

La parata più bella di questa stagione? "Quella sul colpo di testa di Fares contro la Spal. L'ho paragonata ad un intervento di Buffon di qualche anno fa. In quell'occasione ha mostrato grande reattività. Mi ha ricordato una parata simile fatta nella Primavera dell'Udinese contro il Milan di Inzaghi. In quella circostanza neutralizzò un colpo di testa da due metri allungando il braccio d'istinto. Una parata difficilissima perché col corpo era quasi dentro la linea di porta ma riuscì ugualmente a deviare la palla fuori, sopra la traversa. Rimasero tutti allibiti".

Un paragone...? "Non li amo e sa perché? Ogni portiere ha tanti pregi e piccolissimi difetti che lo rendono unico. Vale anche per Alex. Posso solo dire che Handanovic è sempre stato un gran lavoratore e sono certo abbia trasmesso a Meret e a tutti gli altri giovani portieri la sua dedizione e voglia di migliorarsi sempre". 

Tra i piccolissimi difetti rientra anche quello di dover migliorare coi piedi? "E perché mai? Meret ha una sensibilità elevata per il suo ruolo. Da piccolo si allenava con Perisan dal limite dell'area per colpire la traversa: la media era di due traverse ogni tre tiri. Il problema non è la tecnica ma l'esperienza, la tranquillità che non può ancora avere data la giovanissima età. Per fare un esempio: Reina, bravissimo coi piedi, aveva grande capacità di lettura ma anche l'età dalla sua parte".

In questi giorni è in ritiro con l'Under 21, in attesa della chiamata di Mancini. "Io lo considero già da nazionale maggiore, ma la vera esperienza è quella del campo. Solo giocando si cresce. Presto arriverà anche l'Italia dei grandi. Nella vita le tappe sono fondamentali. Un po' come il giro d'Italia: alla fine trionfi solo dopo aver vinto le singole tappe".