TN - Aggredito in piazza Carlo III, la storia di Gassama. Dalla Guinea a Napoli con l'azzurro nel destino: "Dedicato a loro il primo gol in A"

23.11.2018 13:05 di Dario De Martino Twitter:    vedi letture
TN - Aggredito in piazza Carlo III, la storia di Gassama. Dalla Guinea a Napoli con l'azzurro nel destino: "Dedicato a loro il primo gol in A"

(di Dario De Martino). L'allenamento col Gragnano, poi una passeggiata prima di rincasare a casa, da "babbo" Rosario che lo aveva chiamato per cena. Erano le 19,30 di ieri sera, Amir Gassama è in piazza Carlo III e sta andando serenamente verso Porta Capuana, lì dove c'è la sua famiglia All'improvviso viene avvicinato da un gruppo di ragazzi. Quanti? Così tanti che Amir non sa indicarne il numero. Il branco lo accerchia e lo inizia a tempestare di botte. Calci e pugni arrivano da ogni parte. Non è una rapina, non volevano lo smartphone o i pochi soldi che Amir aveva in tasca. "Ho avuto solo il tempo di chiamare babbo e dirgli di correre qui da me" dice il 19enne Amir che in italiano stenta ancora un po', ma migliora sempre di più. Per ora si fa aiutare, nel raccontare l'accaduto e la sua storia a Tuttonapoli.net, da Rosario Campana, che in questo caso gli fa da traduttore, ma è pure il suo allenatore al Gragnano, ma soprattutto il suo papà adottivo, l'uomo che insieme alla sua famiglia gli ha salvato la vita. La storia di Amir è ancora tutta da scrivere, ma ha già i contorni della favola: un viaggio lunghissimo, dalla Guinea fino alla Libia, poi la terribile traversata su un barcone che l'ha portato in Italia. Da lì è finito a Napoli e si è trovato a palleggiare con un Super Santos a Porta Capuana, dove mister Campana l'ha notato, l'ha accolto prima in casa sua insieme con la moglie e i suoi due figli, poi in squadra nel suo Gragnano. E ora punta in alto: "Lo vogliono già tante squadre. O il nostro Dio o il suo, Allah, gli ha donato un talento innato" dice papà-mister Campana. 

L'AGGRESSIONE. Ma andiamo con ordine e ripartiamo dalle 19 e 30 di ieri sera, in piazza Carlo III. "Era poco prima finito l'allenamento, io sono andato a casa e lui è uscito a fare una passeggiata" racconta Rosario che come sempre ha accanto a lui Amir. "Alle 19,30 mi arriva la telefonata: 'Babbo, mi stanno picchiando, sono a piazza Carlo III'". Amir era riuscito a divincolarsi dal branco e con voce tremante lo aveva telefonato. Senza perdere lucidità Rosario chiama un amico che vive lì vicino, Gaetano Di Liddo, noto allenatore delle serie minori campane e del torneo Intersociale. In pochi minuti il mister si precipita lì, poco dopo arriva anche papà Rosario. Cercano Amir ma non lo trovano. Arriva un'altra telefonata. E' la moglie di Rosario, per Amir semplicemente "mamma": "E' tornato a casa". Sospiro di sollievo. Restano, però, i segni delle botte ricevute: "un pugno e un calcio molto forti. E' tornato con carpe e giubbino rotti". Ma soprattutto resta il dolore dell'animo per un'aggressione immotivata. Gassama, però, ha la fortuna di aver trovato una famiglia e il papà non ha dubbi: "Supererà questo brutto episodio, farà parlare per sè i gol. Ci è rimasto male perchè non ci sono ragazzi buoni come lui, ma non voglio strumentalizzazioni sulla vicenda". 

IL VASTO E LE STRUMENTALIZZAZIONI DEL RAZZISMO. Già, perchè le strumentalizzazioni di un'aggressione ad un ragazzo nero a piazza Carlo III sono dietro l'angolo. Il contesto è noto, siamo nella zona del Vasto, il quartiere dove si concentrano il 50% dei Centri di Accoglienza Straordinaria della città, dove i problemi d'integrazione non possono essere nascosti in un contesto di degrado generale dove prostituzione e spaccio di droga sono all'ordine del giorno. Ma è in questi contesti che si sviluppano, però, anche storie di integrazione che sembrano delle vere favole, proprio come quella di Gassama. E' per questo che Rosario Campana preferisce distogliere l'attenzione da un'aggressione di stampo razzista. In quei quartieri è già passata troppa politica (uno per tutti il ministro degli Interni e leader della Lega Matteo Salvini) e quella che vuole raccontare Rosario è la sua storia di accoglienza, quella che vuole raccontare Gassama è la sua vita da calciatore, niente speculazioni. "Chi lo ha aggredito è semplicemente uno scemo. Definendola aggressione razzista gli si dà anche più importanza" dice Rosario, quasi a riprendere il tormentone lanciato dal video in Circumevesuviana "Tu non sei razzista, sei stronzo". "E' evidente - prosegue Campana - che se devo cercare una logica l'unico pensiero è quello che l'abbiano colpito perchè è nero. Ma credo che chi agisce in questo modo logica non ne ha, quindi è anche inutile cercare la motivazione".

LA GUINEA E IL VIAGGIO DELLA SPERANZA . Ma riavvolgiamo il nastro e ripartiamo da più di due anni fa, quando Gassama era un 17enne che viveva nella sua Guinea. "E' partito ancora minorenne - racconta Rosario - ed è arrivato in Libia. Un cammino lungo due mesi, fatto molto a piedi, poi con i pullman, passaggi in macchina. Poi è riuscito ad imbarcarsi con uno dei 'canotti' che tentano la traversata per l'Europa. Per fortuna il barcone ha retto alla lunga e tormentata navigazione verso l'Italia ed è sbarcato nel nostro paese". Da lì tutto l'iter dei centri di prima accoglienza e l'arrivo all'ombra del Vesuvio. 

PORTA CAPUANA. Dallo sbarco in Italia arriva in uno dei tanti Centri di accoglienza della zona attorno alla stazione centrale. Prova pian piano ad integrarsi e lo fa con l'arma migliore che ha: i piedi buoni. Si mette in mostra nella piazza davanti a Porta Capuana, lì dove si fa il mercato. Rosario Campana abita proprio lì di fronte. Un mister navigato come lui le "promesse" le riconosce subito e non può non notare il talento che sboccia proprio sotto casa sua: "L'ho notato subito e l'ho avvicinato - ricorda emozionato - lui non parlava una parola d'italiano, ma solo francese. Pian piano ci siamo avvicinati, ha iniziato a venire a mangiare a casa. Poi si è presentato il problema del permesso di soggiorno in scadenza. Tutta la mia famiglia ha preso a cuore la sua vicenda. E così, d'accordo con mia moglie e i miei figli, abbiamo deciso di occuparci di lui, risolvere la situazione burocratica e portarcelo a casa". Così Rosario è diventato papà per la terza volta: "Essere papà è occuparsi di una persona senza pretende nulla in cambio. Amir ha visto questo in me e sono felice che mi chiami così". 

GRAGANANO E L'AZZURRO NEL DESTINO. Ma Rosario non è solo il papà di Gassama, ne è anche l'allenatore nel Gragnano. "Per fattori burocratici Gassama deve passare prima un periodo tra i dilettanti prima di andare tra i professionisti, altrimenti già sarebbe in una squadra importante. Per ora ce lo coccoliamo noi, ma da gennaio andrà via" racconta orgoglioso il papà e un pizzico dispiaciuto l'allenatore che dice di essere "molto severo ed esigente anche con mio figlio". Sul futuro, invece, spiega: "Ci sono tante squadre che lo seguono, avevamo già chiuso con il Carpi e ha fatto un'esperienza con la primavera del Napoli. Ora a gennaio vedremo come andrà, un mio amico e ottimo avvocato Massimo Grillo ne sta curando gli interessi". La favola di Gassama, però, sembra avere un destino partenopeo: "E' napoletano a tutti gli effetti" conclude Rosario Campana che ieri dopo l'aggressione gli ha detto: "Dedicherai a loro il tuo primo gol in serie A":