Gianello: “Ma che combine, feci una battuta su Samp-Napoli! Trattato come un delinquente, ero solo…”

L’ex azzurro Matteo Gianello ha raccontato il suo coinvolgimento nello scandalo per calcioscommesse esploso nel 2012 ai microfoni della trasmissione Antidoping, sulla Rai
16.05.2018 17:30 di Redazione Tutto Napoli.net  Twitter:    vedi letture
Gianello: “Ma che combine, feci una battuta su Samp-Napoli! Trattato come un delinquente, ero solo…”

L’ex azzurro Matteo Gianello ha raccontato il suo coinvolgimento nello scandalo per calcioscommesse esploso nel 2012 ai microfoni della trasmissione Antidoping, sulla Rai: “Era finito il campionato da 15 giorni, mi raggiunge una telefonata di un dirigente del Napoli che mi avvisa che dovevo recarmi in procura perché dovevano farmi delle domande. Mi presento dai magistrati, un colloquio di 7 ore, e vengo accusato di aver combinato una partita. Ammetto di aver fatto una battuta, dissi “domenica andiamo a far pari, è l’ultima andiamo a prendere un po’ di sole”, ma le altre cose le nego, addirittura dissero che conoscevo figli di boss. Non era assolutamente vero.

Avevo un accordo col Napoli per rinnovare, ma gli azzurri non si fecero più sentire. Il rinnovo annuale non ci fu, io rimasi nel limbo aspettando il procedimento penale. Un anno dopo mi chiamano in procura sportiva, anche lì ammetto la mia battuta. Sono stato contattato da alcuni scommettitori per provare ad aggiustare questo Sampdoria-Napoli, ma feci solo una battuta, come si fa al bar o per strada. Da lì ci fu il processo a dicembre, dove mi viene riconosciuta slealtà sportiva e omessa denuncia, perché non avevo svelato che quegli scommettitori mi avevano contattato. Nella squalifica di 20 mesi ho avuto un momento non dico di depressione, ma ero dispiaciuto per i miei affetti. Sono stato allontanato dal mondo del calcio, in queste situazioni non esistono amici.

Quei mesi sono stati molto difficili, la forza per ripartire me l’ha data la nascita di mia figlia Vittoria. Il calcio è diventato uno schifo per me, non seguivo più nemmeno il calcio inglese. Quello che mi aveva dato, me lo aveva anche tolto. Mi sentivo sempre gli occhi addosso, anche in casa, come se qualcuno mi guardasse dalla finestra. Sono stato quasi in depressione, vieni visto come un delinquente, come un assassino. Mi sono sentito come una goccia nell’oceano”.