Koulibaly racconta: "I miei genitori sono stati migranti, senza di loro non sarei ciò che sono"

Il Napoli per "EqualGame". La Società azzurra sostiene l'iniziativa dell'Uefa contro qualsiasi forma di discriminazione nel calcio e di ogni genere.

16.01.2018 22:00 di Redazione Tutto Napoli.net  Twitter:    vedi letture
Koulibaly racconta: "I miei genitori sono stati migranti, senza di loro non sarei ciò che sono"
TuttoNapoli.net
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Il Napoli per "EqualGame". La Società azzurra sostiene l'iniziativa dell'Uefa contro qualsiasi forma di discriminazione nel calcio e di ogni genere.

Ogni mese, nell'ambito della campagna #EqualGame, la UEFA punta i riflettori su un giocatore delle 55 federazioni affiliate. Una persona che sarà un esempio di come disabilità, religione, orientamento sessuale, razza e background sociale non siano barriere per giocare e godersi il calcio.

In questo numero che il sito ufficiale dedica alla commovente storia di 

di Abubacarr Konta, giovane migrante dal Gambia che si sta costruendo una nuova vita in Italia, c'è anche il contributo di Kalidou Koulibaly.

"Abu" Konta è un ragazzo migrante di 16 anni che ha intrapreso 

un grande viaggio che lo ha portato verso una nuova vita, dopo aver lasciato il Gambia per emigrare in Europa. 

Avendo perso i genitori alcuni anni prima, Abu non aveva l'aiuto della famiglia e altre comodità.  

Tutto ciò ha portato sacrifici e al dover dire addio a tante persone amate per iniziare un difficile cammino verso una nuova esistenza in Sicilia. 

Il suo amore per il calcio, il suo entusiasmo verso questo sport e le amicizie formate grazie al calcio si stanno rivelando delle fondamenta essenziali mentre il giovane migrante si sta pian piano costruendo un futuro brillante.

Kalidou Koulibaly conosce bene la situazione migranti ed ha portato la sua testimonianza. “I miei genitori sono stati migranti e conosco in prima persona le sfide che hanno dovuto affrontare. Senza la loro decisione di cercare altrove una vita migliore, non avrei mai potuto aspirare a diventare ciò che sono adesso. Ho un rispetto enorme per i migranti. Rischiano tutto quello che hanno, spesso scappando da conflitti, per trovare da qualche altra parte un posto per vivere in pace e armonia”.

La Federcalcio italiana (FIGC) sta facendo la sua parte per aiutare giovani come Abubacarr. Sostiene infatti un progetto dedicato allo sviluppo del potenziale di giovani in difficoltà attraverso una campagna costruita intorno al calcio che cerca di potenziare i valori che può portare alla società.

“La FIGC vuole avere un ruolo attivo e pro-attivo nella campagna UEFA #EqualGame grazie al progetto “Rete!”, che è stato sviluppato negli ultimi tre anni con una serie di iniziative sul campo volte all'integrazione e all'inclusione di oltre 500 minori non accompagnati ospitati in campi di accoglienza in Italia", ha detto il Segretario Generale della FIGC, Michele Uva.