L'Angolo Sarrista - La smania feroce di Milik e il mancato supporto ad Insigne

Analisi tattica di Napoli-Chievo
09.04.2018 19:20 di  Jacopo Ottenga   vedi letture
L'Angolo Sarrista - La smania feroce di Milik e il mancato supporto ad Insigne

Se qualcuno nutriva ancora dei dubbi sul fatto che questo Napoli, indipendentemente dai trofei vinti, sia destinato ad entrare nella storia, beh, il gol allo scadere di Diawara dovrebbe averli dissipati. Uno dei finali più incredibili della storia azzurra, attimi di puro godimento, un’emozione pura e collettiva che ha rispedito all’inferno contestazioni e fischi ingenerosi e sollevato un intero popolo alle porte del paradiso.

Sembrava l’ennesima gara stregata: 71% di possesso palla, 17 occasioni da gol contro 2, 14 corner a zero, soliti legni quotidiani, un rigore sbagliato, un altro molto probabilmente non dato, e un’unica disattenzione, un passaggio impreciso di Koulibaly, un Tonelli poco reattivo, costata carissimo. Sembrava un Sassuolo bis ma poi è arrivato quel destro a giro di rara bellezza del guineano, calciato con decisione e delicatezza, alla Yaya Youré (il suo idolo), a riscattare una prestazione fino a quel punto opaca permettendo al Napoli di restare aggrappato alla folle corsa Scudetto, nonostante lo strapotere bianconero e i limiti della “miglior classe arbitrale del mondo” scoraggino ormai anche gli ottimisti più ostinati.

Poche squadre al San Paolo sono apparse rinunciatarie quanto il Chievo di Maran, il quale nel post gara ha anche trovato il coraggio di appellarsi ad un non fallo di Koulibaly in occasione del calcio d’angolo decisivo. Un 4-4-2 ultra-scolastico con le due punte Inglese e Meggiorini sfalsate in modo da oscurare a turno il play Diawara, e l'ex Giaccherini retrocesso a centrocampo in qualità di esterno sinistro in modo da formare una linea a 4 stretta e compatta.

Per provare a sfondare il pullman clivense il Napoli si è affidato al meglio del suo repertorio: sovrapposizioni dei terzini (anche se la fascia destra è stata sfruttata meno del solito), triangolazioni a sinistra tra Hamsik, Insigne e Mario Rui, possesso palla sul lato forte per poi colpire sul lato debole con i tagli di Callejon (poco freddo anche ieri), frequenti scambi di posizione tra Mertens e Insigne, ricerca della profondità e il classico movimento a mezzaluna di Mertens, una soluzione che avrebbe potuto essere preziosa e che invece è stata sfruttata troppo poco, a volte per via di Diawara, che non scopriva efficacemente il passaggio restando costantemente ancorato al centro del campo, altre per la scarsa brillantezza del belga nei movimenti con e senza palla.

C’è un’altra opzione tattica che i partenopei hanno più volte messo in pratica ed era incentrata sulla posizione di capitan Hamsik. Rispetto alle altre gare infatti lo slovacco si è allargato raramente, ha giocato molto vicino a Diawara essenzialmente per due motivi. Il primo, cercare di offrire sempre un appoggio comodo al guineano, giocatore senza dubbio più statico e meno rifinitore di Jorginho, il secondo, il più importante dato lo schieramento centralmente molto chiuso degli ospiti, attirare su di sé Bastien in modo da lasciare ad Insigne (sempre larghissimo) la libertà di puntare comodamente nell’uno contro uno il giovane Depaoli.

Dei 3 tenori, quello più in palla è stato sicuramente l’attaccante napoletano. Spesso lezioso, ha perso diversi palloni ma si è anche rivelato l’azzurro ad aver tentato più dribbling (6) e ad aver effettuato più passaggi chiave (10), tra i quali va annoverato il geniale assist per Milik, ed il terzo partenopeo per chilometri percorsi. Certo, pesano come un macigno i clamorosi errori commessi a tu per tu Consigli, anche ieri Insigne è apparso insicuro e poco deciso sotto porta, ma proprio per questo avrebbe bisogno di sostegno e non di fischi, in modo da ritrovare al più presto la gioia del gol. E l’unico modo per farlo è tirare, continuare a concludere verso la porta come nessun giocatore di A ha fatto in questo campionato (Dzeko in questa speciale classifica è secondo e ha effettuato 20 tiri meno di lui: 107).

Chiudiamo con Milik, il cui ingresso è stato determinante proprio come al Mapei Stadium. Chiariamoci subito, il Napoli con il polacco non è che sia migliorato a livello di fraseggio negli ultimi 30 metri, le sue leve hanno allungato di qualche metro la difesa avversaria ma lo spazio per i piccoletti restava pressoché risicato. Il suo principale apporto di Milik ha riguardato l’aspetto mentale. Con una prima punta in campo il Napoli sa di poter avere qualche chance in più, tutti cercano il cross con maggiore insistenza per cercare di sfruttare la fisicità e l’abilità di testa del polacco, ma soprattutto la sua voglia di ribaltare un’altra stagione da incubo. Anche sul gol di Diawara è stato fondamentale: sono ben 4 i giocatori clivensi che sono andati ad ostacolarlo lasciando alle loro spalle tutto solo l’ex Bologna.

Non avrà ancora i 90 minuti nelle gambe ma Milik per il Napoli rappresenta un vento di freschezza. Dopo la sfortunata traversa di Sassuolo il cerchio si è chiuso, ora il polacco vuole recuperare tutto il tempo perduto e lo si vede dalla caparbietà che impiega nel recuperare il pallone anche in zone non di sua competenza. Arek ora trascinaci!