Da Zero a Dieci: Piatek distrugge Milik, l’esercito Papponista alla riscossa, i disastri di Fabbri ed il macigno sul cuore di Verdi

18.02.2019 13:38 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Da Zero a Dieci: Piatek distrugge Milik, l’esercito Papponista alla riscossa, i disastri di Fabbri ed il macigno sul cuore di Verdi
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(di Arturo Minervini) - Zero coerenza ed una direzione da mandare fuori di testa chi conosce il calcio. Indulgente nel primo tempo più di San Francesco, estrattore seriale di cartellini random nella ripresa. L’arbitraggio di Fabbri è mediocre, così come la scelta di mandarlo al San Paolo. È mediocre nelle scelte, nella gestione, nella capacità di essere credibile. Si traveste da sbandieratore ed ammonisce anche innocenti, il Var lo salva dall’errore tecnico quando vede un rosso di Allan che certifica tutta la sua inadeguatezza. Ferma una ripartenza del Napoli dopo aver avallato con lo sguardo una punizione battuta da Hysaj: quando incompetenza e volontà si fondono nello stesso scopo…

Uno l’assist di Hysaj che Milik spreca malamente in girata al 15’. Come ritrovarsi a gestire un evento millenario e rovinare l’occasione, perdere l’attimo fuggente. Come Michelangelo che si trova davanti il marmo per Forgiare il David ed invece delinea il profilo di Renato Pozzetto. Secondo calcoli scientifici l’evento si ripeterà nel 2077. Oltre l’ironia, non male la prestazione di Elseid. Ma non male può bastare ad una squadra con le ambizioni del Napoli?

Due gol di Piatek ed allora decidiamo di farci del male. Decidiamo che quello era il bomber che serviva, che Milik è da buttare giù dalla torre. Come se il mercato non andasse contestualizzato, come se nessuno ricordasse che il Napoli questo ragazzo lo ha aspettato due anni e stava finalmente iniziando a raccogliere i frutti. Può essere comodo, populista, per accrecere qualche fugace consenso, ma è un giochino che non fa bene al Napoli. Anche perché a dicembre Milik sembrava il salvatore della patria ed ora non può essere diventato il cugino scarso Calderon.

Tre pareggi al San Paolo in tredici gare con dieci vittorie: dopo Chievo e Roma arriva il Torino ad imporre il segno X. Le analisi vanno fatte facendo un passo indietro ed al netto di sfortuna ed errori arbitrali il cammino interno resta sicuramente positivo (la Juve ha raccolto solo 2 punti in più). I problemi stagionali degli azzurri sono arrivati lontano da una casa inspiegabilmente semi-vuota perchè tra le mura amiche il Napoli ha dimostrato di valere chiunque, anche super-potenze come Psg e Liverpool.

Quattro a chi non ha capito. A chi non vuole capire. A chi lo ha dato per scontato. A chi ora aprirà gli occhi. A chi ha avuto nel soggiorno per anni un Caravaggio e lo ha sempre trattato con sufficienza, non dedicandogli la giusta attenzione, senza averne la cura che meritata come insegna ‘Battiato’. Hamsik non era solo baci sulla maglia, una storia memorabile, una cresta accarezzata. Mare era ed è ancora uno dei migliori centrocampisti del mondo. Servirà tempo per chiudere questa cicatrice sul piano sia emotivo che soprattutto su quello tecnico. 

Cinque alle civette. Ai parassiti che si nutrono di questi risultati, che ritrovano linfa vitale, che fanno la fotosintesi cibandosi del lato oscuro delle cose. È una questione atavica, irrisolta, il continuo ‘Bla bla bla’ che inquina un ambiente che dovrebbe compattarsi dinanzi alle difficoltà, invece finisce per spappolarsi lentamente, come una Macina che ha bisogno di stare a bagno tre giorni nel latte per diventare commestibile. “Tutto è veleno, e nulla è veleno. E’ la dose che fa il veleno”.

Sei da Napoli? È una domanda che pesa nella testa e sul cuore di Simone Verdi. Una questione che diventa ancor più gravosa ogni volta che si ripensa all’investimento fatto ed ai mille problemi fisici che stanno tormentando la stagione dell’ex Bologna. Dovrebbe spogliarsi da tutte le sovrastrutture, sentirsi leggero e libro anche di sbagliare. La libertà di sbagliare è tra le libertà quella più grande, quella che rende l’uomo capace di rendere al pieno delle sue potenzialità. Via la paura Simone. Via gli ormeggi, affronta questo mare di dubbi. Anche ieri, invece, dall’ingresso in campo è sembrato un corpo estraneo, uno sconosciuto più di Nicolas Cage in ‘The Family Man’. 

Sette all’onestà di Mazzarri. Al suo calcio semplice, al suo non rintanarsi dietro artifizi dialettici per giustificare i 94’ di catenaccio al San Paolo: “Il Napoli ci ha dominato in ogni parte del campo, non ci faceva giocare”. Concreto Walter, sempre poco lodato per l’incredibile lavoro fatto in azzurro andando ben oltre i limiti tecnici della squadre che si è trovato a portare ad un soffio dei quarti di Champions League. La gratitudine non appartiene a questo mondo.

Otto occasioni da rete. Come a Firenze. Cattiveria? Imprecisione? Timidezza? Dove ricercare le cause di questa maledetta astinenza che lascia un grande vuoto nello stomaco ed una smania da colmare nella testa. Forse la soluzione non esiste. È come inforcare degli sci e cadere la prima volta, poi la seconda, poi fare cento metri in più senza neanche rendersene conto. Il gol è automatismo, incoscienza, istintività allo stato pure. C’è troppa razionalità, troppo calcolo, cervellotica proiezione di piccole paure in questo grande vaso di Pandora al contrario che andrebbe sigillato e lanciato nella Fossa delle Marianne. 

Nove come il numero del bomber. Questione sempre aperta, o meglio riaperta ad ogni gara dalla vulnerabilità di certe idee, di posizioni che cambiano come bandiere piegandosi al vento della convenienza. Milik è fatalmente in ritardo in almeno in due occasioni ma è un attaccante vivo, in costante perfezionamento. Dopo due anni di Inferno, c’è il passaggio obbligato attraverso il Purgatorio prima di ritrovarsi nell’Empireo più felice. “Vien dietro a me, e lascia dir le genti: sta come torre ferma, che non crolla già mai la cima per soffiar di venti.” 

Dieci alla presa di coscienza di Ancelotti. “È colpa nostra per le diciotto occasioni create e gli zero gol tra Fiorentina e Torino”. Vero, verissimo. Poi c’è un altro diciotto (sembra la barzelletta di Proietti che ripete quel numero ossessivamente). Quello dei legni: record in Europa. Colpe e sfortuna, imprecisione ed accanimento del fato. La certezza è che bisogna ripartire proprio da qui. Da questa impressionante mole di opportunità, dall’idea di voler sempre imporre il proprio gioco. Seppur partendo da concetti differenti da quelli di Sarri, ma il Napoli resta la squadra che tira più in porta e crea maggiori occasioni. Significherà pur qualcosa, no? Oggi l’esercito dei Papponisti avanza prepotente, come se non fossimo tutti dalla stessa parte. Come se questa guerra facesse bene a qualcuno. Come se la priorità non dovesse essere il Napoli e solo il Napoli. Sempre il Napoli. Come se quello stadio vuoto non fosse un cazzotto in pieno volto. Come se non dovessimo sforzarci per ricomporre queste fratture, rimboccarci le maniche e provare a capire. Non è mai troppo tardi per tornare a capire. Per tornare ad amare, senza condizioni, senza calcolatrici. Come è sempre stato. Come sempre dovrebbe essere.