Da Zero a Dieci: Sarri umilia in diretta i bigotti, le facce distrutte nei salotti Tv, il delirio imbarazzante di Allegri e Nicolas Higuain disperato senza ADSL

23.04.2018 09:47 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Da Zero a Dieci: Sarri umilia in diretta i bigotti, le facce distrutte nei salotti Tv, il delirio imbarazzante di Allegri e Nicolas Higuain disperato senza ADSL
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(di Arturo Minervini) - Zero tiri nello specchio della porta. La Juve non ha solo perso, no. La Juve è stata ridicolizzata, resa minuscola come un bikini di Belen, lasciata implodere in tutta quell’arroganza in bianco e nero. Mai allo Stadium nessuno aveva concesso così poco (nulla) alla Vecchia Signora. Una squadra cancellata dal terreno di gioco come fosse una mosca che vola davanti al naso del maestro Miyagi, catturata con due bacchette senza fare troppa fatica e resa totalmente inoffensiva. Una superiorità più vistosa di una giacca di Jep Gambardella, quasi accecante e magneticamente affascinante. Una grande bellezza al contrario, che per la Juve si trasforma in una notte da orrore. Meravigliosi giochi prospettici. 

Uno il minuto di raccoglimento osservato negli studi televisivi. I volti erano distesi, quelli tipici dello scampato pericoloso. “Juve alle corde, ma che porta a casa il pari con il piglio della grande squadra”. Si erano già preparati il titolo, da accompagnare con il sorriso beffardo di chi sta sempre dalla parte dei più forti. Qualcuno durante la gara aveva parlato di un Napoli che avrebbe giocato sulle ripartenze, evidentemente il Napoli non l’aveva mai visto giocare. Sfilano carri funebri come fosse un carnevale horror, sui volti un dolore che è impossibile da nascondere. Un finto funerale come quelli organizzati dal Pomata di Febbre da Cavallo per non pagare gli strozzini, in questo caso per non turbare la suscettibilità di qualche padrone. Un’altra pagina orribile e misera del giornalismo va in archivio, seppellita dall’amore di un popolo che non ha bisogno di cantori esterni per celebrare l’epicità del romanzo sarriano.

Due cartellini gialli nella stessa azione. C’è da stropicciarsi gli occhi, farsi dare un pizzicotto dal compagno di posto per realizzare di essere desti e non in sogno. Nota di merito all’arbitro Rocchi, non perché faccia cosa eccezionali, ma perché giudica con lo stesso metro ed è per una volta daltonico, ovvero non si lascia influenzare dai colori. Ammonisce quando deve, fischia quando crede sia necessario. Una democrazia che sa di conquista quando si gioca contro la Juve. Una democrazia che dovrebbe essere normalità, invece siamo costretti ad esaltarla in quanto eccezionalità. Piacevole ed inattesa sorpresa, come il fondo al cioccolato del Cornetto Algida.

Tre giorni di riposo assoluto. Luciano Onder pronto a tornare in Rai per una puntata speciale di ‘Medicina 33’ dopo aver visto le condizioni di un uomo affranto e delirante. Allegri si presenta davanti alle telecamere poco lucido, sudaticcio, stremato dai 90’ passati nella gabbia mentale nella quale Sarri lo ha imprigionato. Una tortura che logora il bianconero, che parla di una gara bruttissima anche da parte del Napoli. Ripete ossessivamente la frase ‘Siamo comunque davanti’, poi in conferenza sbrocca che nemmeno Aldo in Tre uomini ed una gamba nelle finta telefonata con il suocero invadente. Un tecnico ben oltre la crisi di nervi, devastato dalla consapevolezza di non poter mai essere amato come Sarri. Perchè vincere non è l'unica cosa che conta Max! 

Quattro giornate di Napoli. Quelle che restano da giocare, quelle che hanno il sapore di un moto insurrezionale, quelle che potrebbero rappresentare l’ultimo atto di una rivoluzione che ha già trasformato il nostro calcio. Dopo Sarri, in ogni caso, nulla sarà più uguale. Dopo questo Napoli, alcune paleolitiche convinzioni dei dinosauri che regolano questo calcio andranno riviste. C’è la storia lì ad un passo, è già storia pronta a finire nei libri. Ma come direbbe De Gregori: “La Storia Siamo noi, che scriviamo le lettere. Siamo noi che abbiamo tutto da vincere O tutto da perdere. Poi la gente, perché è la gente che fa la Storia. Quando è il momento di scegliere r di andare te la ritrovi, tutta con gli occhi aperti. Che sanno benissimo cosa fare”. Già, questa gente in maglia Napoli sa benissimo cosa fare. È gente come noi. È la nostra gente. Siamo noi la gente, noi con loro.

Cinque dita delle mani, quella centrale alzata contro il razzismo. Sì, perché il razzismo fa schifo. Il razzismo bisogna mandarlo a fare in c… Ogni forma, in ogni contesto, anche a costo di sembrare poco politicamente corretto. C’erano i fucili puntati su Sarri in diretta tv, dagli stessi che avevano accarezzato Buffon dopo il delirio del Bernabeu. Il mister in due righe li ha umiliati e zittiti con parole forti, chiare, decise. Chi mi sputa addosso perché napoletano, non è un tifoso. È un discorso che esula il pallone ed investe la moralità e l’educazione di un popolo. Dieci, cento, mille Sarri. Le ingiustizie si combattono anche con i gesti forti, che possono smuovere le acque stagnanti di un paese immobilizzato nella falsa retorica ed un moralismo che va dove soffia il vento.

Sei alla prima dal suo ritorno in azzurro di Higuain. Gonzalo si muove poco, ma è sempre un valido sostegno per Albiol e Koulibaly. Rischia l’autorete su un tiro sbilenco a metà del primo tempo, poi ritrova serenità ed annulla gli attaccanti bianconeri. Interessante evoluzione da bomber quella del Pipita, capace di assorbire immediatamente i meccanismi difensivi di mister Sarri. Il tradimento più grande che si possa compiere resta sempre quello verso se stessi. Ricordatelo Gonzalo. Restiamo ora in attesa dei messaggi sui social del fratellino zelante. Evidentemente avrà avuto problemi di connessione. #dateunhotspotanicolas

Sette come il suo numero di maglia. Dal destro di Josè parte quella parabola quasi biblica, con la morale finale e l’insegnamento da dare ai cattivi. Sono già tredici gli assist in campionato di Callejon, quattro nelle ultime due uscite. È il simbolo di un Napoli che non molla, che lavora sui dettagli, che smussa i suoi angoli e cerca di alzare il proprio livello con quella routine che ormai sembra dimenticata: il lavoro. Sempre a convivere con quella voce che ti dice ‘Basta’, sempre pronto a smentire quella debolezza del cuore che ti dice ‘hai già fatto abbastanza’. Per Josè e per questo Napoli non esiste ‘hai fatto abbastanza’. Esiste solo: ‘Puoi fare ancora meglio, ma devi sudare’.

Otto milioni di euro di clausola. Si era candidato già in passato rispondendo a Spalletti, ora il pericolo è concreto: Mattarella pronto a pagare la clausola per averlo come Presidente del Consiglio. Dopo giorni di consultazioni, l’uomo giusto per guidare questo Paese pare essere proprio lui: Maurizio Sarri. Poeta urbano, sognatore da una vita, anticonformista con l’educazione dei nostri padri. Non indossa vestiti firmati, è un personaggio che non vuole essere da esempio. Pare uscito dalla penna di uno sceneggiatore Pulp, come il Raoul Duke interpretato da Johnny Depp. Sarri è un Anti-Eroe, perché non piace ai perbenisti, ai lecchini, ai servi. Sta antipatico a tutti quelli che nella vita avvertono la necessità di compiacere gli altri, sperando di ottenere qualcosa in cambio. È amato alla follia da chi nella vita ha commesso degli sbagli ed ha avuto la forza di riconoscerlo. È pane caldo appena sfornato, con qualche imperfezione ed un sapore indimenticabile. È la cosa più bella che potesse capitare a questa città, un Profeta che non vuole essere nient’altro che se stesso. 

Nove perché quello è un gol da centravanti, il quinto in campionato. Quella palla in volo è in realtà una stella cometa, annuncio che “È nato nu criaturo è nato niro” e si chiama Kalidou. I minuti che restano sono davvero pochi, diventano quasi secondi. La grande occasione sembra scivolare via come una goccia di rugiada sul dorso di una foglia. Ti rendi conto che la stai perdendo, credi di non poter fare nulla per evitare che cada a terra e vada persa. Poi accade il miracolo della natura, l’elevazione sovrumana che annienta quel chiacchierone di Benatia. Seguono momenti confusi: Prendimi dell’acqua. Per favore, prendimi dell’acqua. Apri il balcone, non credo di stare molto bene. Accade più o meno questo, quando un lampo nero squarcia la trepidante attesa verso il conto alla rovescia. La notte diventa limpida, gli occhi immediatamente lucidi “Come il signore che arriva come un ladro nella notte”. Tutto il caos dell’universo racchiuso dentro al petto, tutta la paura che svanisce con il passare di quei secondi interminabili. Poi il triplice fischio. Poi il grande caldo. La vampata di fuoco come la lava che ci infiamma lo spirito. Dall’Africa a Napoli per rivendicare il più grande furto della Storia. W Napoli. Per Sempre Napoli. Di ogni colore Napoli.

Dieci ad ogni tipo di scienza che alza le mani dinanzi a qualcosa del genere. Nessuno potrà mai capirlo, miserabile chi proverà a spiegarlo, sfortunato chi proverà a raccontarlo. Gente impazzita, fuori controllo, radunatasi ben oltre la propria volontà in una grande veglia. Il canto della Sirena Partenope convoca i fedeli al grande tributo in una notte che diventa commozione, esaltazione, fusione di emozioni. Come a Woodstock, che radunò persone da ogni parte del mondo senza che fossero stati distribuiti inviti. Un moto spontaneo ed inevitabile verso una squadra che è fatta di facce amiche, di sorrisi sinceri. Il segreto di questa vittoria non è solo negli uomini in campo, è nell'esultanza di chi stava in panchina quando Kalidou svetta sulla Mole. È nella gente nel traffico con il sorriso alle due di notte, con la sveglia magari puntata alle sei del mattino per una giornata di lavoro. Sì perché, state tranquilli, a Napoli tutti sono andati a lavorare stamattina. Non raccontate la solita storiella. Limitatevi a raccontare questa passione sconfinata, a restarne in qualche modo impressionati. Il calcio ha ragioni che la ragione non conosce. Il Napoli di Sarri stimola corde dell’animo che hanno un solo nome: Amore. Con la A non maiuscola, ma gigantesca.