Il top player che in troppi avevano ignorato: le frasi che ci spiegano l'Ancelotti pensiero

10.10.2018 18:49 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Il top player che in troppi avevano ignorato: le frasi che ci spiegano l'Ancelotti pensiero
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

(di Arturo Minervini) - “In ogni club, com’è ovvio, la parte più importante sono i calciatori. Senza di loro non esisterebbe il gioco, non ci sarebbero i tifosi… nulla”. Il Carlo Ancelotti pensiero potrebbe partire proprio da questo estratto dal libro ‘Leader Calmo”. I calciatori al centro del progetto, la volontà di restare defilato pur svolgendo un ruolo fondamentale. Un atteggiamento che aveva finito per trarre in inganno anche quelli che in estate avevano sottovalutato l’importanza dell’avvento in azzurro di un’eccellenza assoluta come il tecnico nato a Reggiolo il 10 giugno del 1959.

Attenzione sui calciatori nell'ultimo mercato. Con tanti nomi, diversi sogni e suggestioni, che si sono poi dissolte dinanzi alle scelte di una società che aveva puntato su Ancelotti e sulle sue indicazioni. E dal primo giorno, anzi ben prima di sedersi sulla panchina azzurra, Carlo aveva manifestato l’apprezzamento per la rosa costruita da De Laurentiis ed esternato al patron la convinzione di poter fare bene se non ci fossero stati stravolgimenti dell’organico. Il mercato, così, si è chiuso senza botti che rubano le prime pagine, dimenticando che il botto più fragoroso era stato ufficializzato il 23 maggio. Un colpo inspiegabilmente sottovalutato, per la portata dell’affare e per il peso specifico di uno che ha vinto tutto (più volte) in ogni punto d’Europa.

“Così la gestione del talento è una delle sfide fondamentali che un leader deve affrontare in ogni tipo di organizzazione. Nel calcio, le chiavi della gestione di un giocatore sono le fasi fondamentali del ciclo del talento: reclutamento, integrazione, crescita e successione”. Un altro passaggio da ‘Leader Calmo’ ci racconta l’attenzione e la cura del tecnico verso lo sviluppo delle risorse a disposizione. Non un sistema sul quale vadano ad adattarsi i vari interpreti, ma uno studio attento degli interpreti per creare ogni volta un sistema funzionale alle risorse. È un passaggio semplice, ma che può fare tutto la differenza del mondo. E non si tratta di scegliere quale sistema sia più valido, ma di star qui ad attendere quali risultati arriveranno.

“I fan di Pep Guardiola e di Béla Guttmann sostengono che il ciclo naturale di un coach duri tre anni, e la mia esperienza di parabole della leadership, tranne che in un caso, lo conferma. A volte, però, tecnici, giocatori e impiegati trovano una seconda casa”. Altro estratto dell’Ancelotti pensiero, che oggi diventa attuale dopo le parole di De Laurentiis: “Carlo ha tre anni a disposizione  - ha dichiarato il patron - anche se mi ha appena detto che qui potrebbe rimanerci anche per sei”. Ora non sappiamo se si creerà quell’ambiente tale da indurre il tecnico ad infrangere la sua ‘regola del triennio’. Quel che sappiamo, però, è che il Napoli in lui ha trovato una guida che può andare oltre al campo, quella figura di manager che è stata tanto spesso invocata (invano). È Ancelotti quel top-player che può fare la differenza, anche senza scendere in campo. Perché tutto parte dalla testa, dall’organizzazione, dalla capacità di gestire certe situazioni. L’arte di vincere è un processo complesso, di cui Ancelotti conosce davvero ogni segreto.