L'Angolo Sarrista - La vittoria di Sarri e delle altre 11 facce di ca**o

Analisi tattica di Juventus-Napoli
23.04.2018 19:00 di  Jacopo Ottenga   vedi letture
L'Angolo Sarrista - La vittoria di Sarri e delle altre 11 facce di ca**o

(-di Jacopo Ottenga) Il Napoli scrive un’altra pagina di storia e mantiene vivo il campionato più sensazionale degli ultimi anni. La prima vittoria allo Stadium resterà indelebile come inchiostro sotto la pelle, scolpita nell’anima assieme all’urlo di un popolo che ha invaso Torino a suon di cori e striscioni, armato di un sogno che, al contrario di un miraggio, più ci si avvicina e più sembra materializzarsi.

Quattro giornate al termine. L’unico obiettivo del Napoli deve essere quello di continuare a divertirsi lasciandosi trascinare dalla carica incomparabile dei propri tifosi e dalla consapevolezza di aver fatto un percorso quasi irripetibile. 12 punti da conquistare con la stessa identica personalità messa in campo ieri sera. Un Napoli stoico, cattivo al punto giusto, capace di superare la Juventus sotto ogni aspetto, anche quello fisico, che magari non ti aspetti.

Il Dvd di Juventus-Napoli andrebbe consegnato a tutte le scuole di calcio d’Italia con su scritto: “Come imparare a pressare alto!”. Gli azzurri hanno mantenuto per tutti i 90 minuti una concentrazione massimale e si sono mossi seguendo a memoria gli assimilati diktat Sarriani. Ordinati i centrocampisti, encomiabili gli attaccanti nel loro continuo salire/coprire, eccezionali i terzini, che hanno concesso a Douglas Costa (poi anche a Cuadrado) di ricevere il pallone esclusivamente spalle alla porta, costringendolo a cimentarsi in improbabili serpentine o ad effettuare rischiosi ed imprecisi cambi di gioco (non a caso l’ex Shakhtar e Bayern è stato lo juventino meno preciso: ha chiuso con 24 passaggi e un 58.3% di precisione).

Il Napoli con il suo pressing non solo ha praticamente annullato l’unico bianconero in grado di creare superiorità numerica ma ha anche messo in luce l’incredibile difficoltà degli uomini di Allegri in fase di impostazione dal basso. La costruzione della Juve nella propria metà campo è stata a dir poco imbarazzante, allo stesso modo degli 0 tiri in porta registrati. Buffon è stato costretto a ben 57 tocchi e 23 rinvii lunghi, i difensori la giocavano praticamente solo all'indietro, Matuidi e Khedira si sono rivelati pressochè inconsistenti, Pjanic era costantemente stretto in una morsa da Mertens e Jorginho, Higuain e Dybala erano troppo distanti e hanno chiuso la gara con soli 16 passaggi effettuati (5 La Joya, 11 il Pipita).

Alla Juventus non restava altro, come nei precedenti incontri d’altronde, di portare la gara sul piano fisico. Tuttavia, forse anche per l’assenza dal primo minuto di un lottatore come Mandzukic, il Napoli è stato superiore anche in questo aspetto, battendo i bianconeri sia per contrasti che per duelli aerei vinti.

Per il Napoli invece la fase di impostazione rappresenta un habitat naturale, ma la personalità e la sicurezza dimostrate ieri sera, in uno stadio ostile, in una gara decisiva, vanno senza dubbio rimarcate. Inoltre, rispetto alla gara d’andata giocata al San Paolo, il Napoli è stato molto più abile nello sfruttare entrambe le fasce.

Sviluppare il gioco in ampiezza infatti consentiva ai partenopei di ruotare il blocco difensivo centrale scoprendo il passaggio tra le linee centrale per Mertens o attirare semplicemente la densità su di un lato per poi sventagliare rapidamente dalla parte opposta.

Questa è una soluzione che il Napoli ha provato soprattutto nei primi 15 minuti. Hamsik e Jorginho si schiacciavano sulla destra per mantenere il possesso e poi improvvisamente andare dall’altra parte da Insigne, sempre molto largo in modo da avere campo per prendere in velocità Howedes. Con l’ingresso di Lichtsteiner e lo scambio di posizione tra Benatia e ed il centrale tedesco il Napoli ha incontrato maggiori difficoltà, ma le frequenti sovrapposizioni di Mario Rui hanno permesso comunque al Napoli di originare da quel lato le occasioni più pericolose (le conclusioni da fuori di Hamsik, il tiro svirgolato di Insigne).

Con il passare dei minuti poi la Juventus ha finito per abbassarsi e attestarsi con le classiche due linee da 4 a difesa della porta (Douglas Costa scalava sulla linea dei centrocampisti). Il Napoli ha continuato a spingere lungo le fasce con i terzini e avvicinato i tre attaccanti, ma lo spazio disponibile era davvero risicato, e i numerosi tentativi di sfondamento centrale hanno finito per sbattere contro il muro eretto dai bianconeri.

Serviva un episodio per decidere una gara destinata inevitabilmente allo 0 a 0, e manco a farlo apposta il gol è arrivato da palla inattiva. Che dire della prestazione di Koulibaly? 75 passaggi completati, 90% di precisione, 8 palle recuperate, 4 duelli vinti su 5, ha praticamente annichilito, coadiuvato dal fido compagno Albiol, Dybala, Higuain e Mandzukic, giocando costantemente d’anticipo. Cosa dire del gol? Un’incornata imperiosa mentre qualcuno al suo fianco pensava ancora a prendersela con Crozza, uno stacco da terra disumano, propiziato chissà dalla stessa forza misteriosa che qualche settimana prima aveva sollevato in cielo Ronaldo nella metà campo opposta dello Stadium.

Il destino ha voluto che fosse proprio il senegalese ad estinguere quel prolungato “Benvenuti in Italia” di migliaia di calabresi, siciliani, lucani, pugliesi, abruzzesi, molisani e campani. Perché il Nero è il colore di chi più di chiunque altro è vittima di razzismo, ma è anche e soprattutto il colore del RISCATTO.