La maledizione delle partite ad eliminazione diretta

Nei 16esimi di finale di Europa League, il Napoli crolla in casa coi cechi del Viktoria Plzen: 0-3. Gli azzurri per passare agli ottavi, dovranno fare l'impresa in Repubblica Ceca.
16.02.2013 09:30 di  Vincenzo Perrella   vedi letture
La maledizione delle partite ad eliminazione diretta
TuttoNapoli.net
© foto di Marco Iorio/Image Sport

Avevamo magnificato il Napoli che in casa non perdeva dal 2 dicembre 1994 (almeno fino al 6 dicembre 2012: Napoli-PSV 1-3). Avevamo lodato il ritorno alle coppe europee, con la Coppa Intertoto (20 e 26 luglio 2008, col Panionios). Avevamo riassaporato l’Europa vera con lo spareggio con l’Elfsborg e la fase a gironi, per poi essere eliminati dal Villarreal ai sedicesimi il 24 febbraio 2011. Ebbene, a distanza di due anni, ancora i sedicesimi sono nefasti per gli azzurri: 0-3 in casa contro il Plzen. Mai successe due sconfitte di fila in casa in Europa League. Ma i sedicesimi restano, di fatto, una maledizione per gli azzurri. In generale, la fase ad eliminazione lo è, visto che anche in Champions il Napoli aveva conosciuto l’amaro calice dell’eliminazione ad opera del Chelsea.

C’è ancora la partita di ritorno in Repubblica Ceca, per carità. Ma il Napoli, una rimonta del genere, dopo una sconfitta in casa di queste dimensioni, non l’ha mai fatta. Almeno in Coppa Campioni/Champions League e in Coppa Uefa/Europa League.  

Lo score in questa Europa League è di 3 vittorie e 4 sconfitte in 7 partite totali, 2 delle quali in casa. I gol fatti sono 12, quelli subiti sono 15. Cavani è sempre il re dei bomber azzurri con 7 centri, ma attenzione a questo particolare: da 3 partite (2 di campionato ed una di coppa) il Matador non c’entra la 7 e 30 avversaria. Come mai?

Napoli-Victoria Plzen, peraltro gara europea inedita, ha posto in risalto due aspetti: i cechi han giocato più di squadra rispetto al Napoli che invece si è espresso solo individualmente. Il team ceco si è presentato con un 4-5-1 al San Paolo, col centravanti Bakos vertice d’attacco e i centrocampisti a turno ad inserirsi (soprattutto Rajtoral, autore di una delle tre reti ceche). Il Napoli ha opposto all’unica punta ceca tre centrali, con ovvia sofferenza a centrocampo. Come sempre, solo nella ripresa e con la squadra in svantaggio, Mazzarri ha tolto un difensore (Gamberini) ed inserito Hamsik. Il Napoli ha giocato così col 4-2-3-1, col 4-4-2 e perfino col 4-2-4, senza effetti benefici per gli azzurri. 

Il secondo aspetto emerso, è quello più visibile: in Europa, quasi tutte le squadre giocano con una sola punta, corte in 30 metri, fanno il pressing alto, mandano alla conclusione molti giocatori e verticalizzano in tre passaggi! Il Napoli non fa nulla di tutto ciò. Nel campionato italiano, vista la qualità non eccelsa del gioco delle squadre, va anche bene come gioca il Napoli, ma in Europa no. Il “gioco all’europea” boccia molto spesso il gioco del Napoli. Se i campioni presenti nel Napoli tirano fuori il coniglio dal cilindro, allora le cose funzionano. Altrimenti si va incontro a partite sfortunate e perdenti come quella col Plzen.

E domenica pomeriggio al San Paolo giunge la Sampdoria rinvigorita dalla cura Delio Rossi. In campionato non è ammesso l’errore, perché un eventuale blitz della Juve a Roma vorrebbe dire allungare le distanze dai bianconeri. Ma il campionato è un’altra cosa.