Dagli applausi scroscianti alle imprecazioni finali: eppure il Napoli della prima ora ha messo in crisi la schiera dei catastrofisti. Se il mercato non è mai un rimedio…

01.09.2015 13:40 di  Silver Mele  Twitter:    vedi letture
Dagli applausi scroscianti alle imprecazioni finali: eppure il Napoli della prima ora ha messo in crisi la schiera dei catastrofisti. Se il mercato non è mai un rimedio…

E’ stato per quasi un’ora il Napoli che Sarri ha in mente, ordinato, fluido nella manovra e nel palleggio, letale in zona gol. La missione della vigilia era provare a dare continuità al quarto d’ora iniziale di Sassuolo, ribadendo le convinzioni tattiche dalle quali l’allenatore ex Empoli è ripartito. Con il lavoro scrupoloso della settimana, variando soltanto tre nomi su undici rispetto alla gara d’esordio. Con qualche deroga in attacco rispetto alle storiche convinzioni dal momento che Lorenzo Insigne, cui è mancato soltanto il gol, ha recitato da trequartista ma anche da riferimento mancino in quello che più volte è parso un tridente con il Pipita centrale e Callejon a destra. Bene, benissimo il Napoli che già al 45esimo avrebbe potuto dilagare; fin qui le note positive che solo gli ipercritici a prescindere riescono a sottacere. Resta pertanto l’interrogativo: merita fiducia un gruppo che, rivoltato come un calzino, sta provando con il lavoro finanche a sopperire ai soliti limiti strutturali? Quelli che indubbiamente rimangono e incidono su una partita delittuosamente concessa ad un avversario ridotto per un’ora alla comparsata.

I rimpianti attuali di Sarri ricordano quelli di Benitez, così quando cala la tensione e la partecipazione complessiva alla manovra, soprattutto a tutela della fase difensiva, gli errori marchiani segnano irrimediabilmente il Napoli. Incassare due gol in un minuto, rendendo Eder novello Maradona, abbatte ogni sicurezza, innescando quel processo che fa perfino temere di perderla la partita. E se non ci fosse Reina in porta i rischi di finir male aumenterebbero a dismisura. La condizione fisica è ancora approssimativa così l’ultima linea del Napoli barcolla come un pugile stordito, ricordando i disagi del recente passato. E la piazza è di nuovo divisa tra gli applausi scroscianti di fine primo tempo e i le imprecazioni dirette a De Laurentiis subito dopo il triplice fischio. Sarri tira in ballo il caldo della serata di Fuorigrotta ma anche la difficoltà mentale a gestire e chiudere la pratica prima del calo forse previsto. Eppure restano i 55 minuti iniziali a far sperare la schiera che ricaccia il catastrofismo: possibile che con il paziente lavoro crescano la durata d’azione del Napoli e la capacità di affrontare i momenti difficili, senza quella paura che è retaggio di disastri passati e che ha finito per pietrificare Albiol più ancora di Koulibaly. Quanto costa attendere la controprova e dar fiducia a chi, in barba al mercato sordo alle esigenze della difesa, prova con l’umile lavoro a far quadrare i conti e assecondare le ambizioni?