I vaticini smentiti e la fiducia che nasce dal lavoro: così il Napoli di Sarri, novizio tra i grandi, ha ricompattato il San Paolo

E’ la fiducia che ispira l’umiltà del lavoro. Il Napoli che batte la Juve è squadra che raccoglie finalmente per quanto seminato nel periodo di apprendistato con il nuovo tecnico. La qualità indiscussa dei tanti campioni in rosa si fonde con uno spirito operaio che Sarri ha saputo tirar fuori, versione rinnovata dell’anima che aveva dato i titoli alla stagione mazzarriana. Corre ed è ovunque il Napoli del tecnico nativo di Bagnoli, quadrato come il modulo tattico col tridente d’attacco che garantisce ampiezza e totale copertura del terreno di gioco. Il Napoli dei calciatori capaci di rintanarsi e lavorare a Castelvolturno nei mesi delle sensazioni altalenanti: quando la critica feroce al mercato incompleto e lo scetticismo nei confronti di un allenatore novizio tra i grandi sembravano strade obbligate per il tifoso. Lo schiaffo alla Vecchia Signora e i denti affilati del portentoso Allan, della trottola Jorginho, del profeta napoletano Insigne e dell’incontenibile Higuain sono i messaggi più forti lanciati alla platea di Fuorigrotta. E’ ora di decidere se stare al fianco di una squadra che ha dimostrato di meritare gli applausi dopo le perplessità iniziali o continuare nell’atteggiamento ondivago che caratterizza da sempre chi è umorale.

Questo perché senz’altro arriveranno i momenti difficili dopo le esaltazioni ma ricordare l’intensità e le geometrie perfette della serata letale ad Allegri e i suoi diviene un atto di giustizia. L’umile Sarri intanto, infischiandosene del solo anno di contratto e dei vaticini che lo volevano anzitempo vittima delle furie di Aurelio, si gode il buon lavoro della linea difensiva, capace di mettere quattro volte in offside gli attaccanti bianconeri, e la partecipazione di tutti, emotiva e agonistica al progetto. Che ha i numeri per continuare a crescere, senza proclami e con la sostanza che solo le idee ben chiare possono garantire…