Il miracolo di Sarri ha generato due pericolose conseguenze

29.06.2016 17:40 di  Fabio Tarantino  Twitter:    vedi letture
Il miracolo di Sarri ha generato due pericolose conseguenze

Un anno fa, di questi tempi, ci si interrogava sul reale valore di un allenatore neofita di “big” reduce da tre stagioni, seppur vittoriose, alla guida di una provinciale come l’Empoli. Tanti dubbi spazzati via nel giro di pochi mesi, respinti dalle idee e dal carisma di Maurizio Sarri, nutritosi di gavetta e sacrifici pur di non fallire l’occasione più importante della sua carriera. Con lui tanti giocatori son rinati, gli stessi che la scorsa estate avevano una voglia tremenda di riscattare l’ultima deludente stagione smentendo chi, superficialmente, li aveva già affibbiati come inadeguati per Napoli, inadatti ad una piazza simile, incapaci di reggere tali pressioni. Hysaj, Koulibaly e Jorginho - solo per citarne alcuni - hanno confermato le loro qualità andando ben oltre le aspettative dei tifosi, stupendo al pari dell’allenatore, conquistando con merito il secondo posto e il ritorno in Champions League. Tutto bello, bellissimo. Favola a lieto fine, storia strappalacrime che però adesso, d’un tratto, presenta il suo salatissimo conto.



Il miracolo di Maurizio Sarri ha generato due pericolose conseguenze che stanno animando i caldi giorni che salutano giugno: chi ieri si sentiva insicuro, oggi sa bene quanto vale. Ecco perché tutti si sentono in diritto di bussare a soldi, consapevoli di aver disputato una stagione superiore alle previsioni e già corteggiatissimi da tanti club disposti a ricoprirli d’oro. Non esiste amore per la maglia in questo calcio, in questo mondo fantastico e astratto che va ben oltre i semplici valori di cui si nutriva in passato. Siamo tutti intonati al grido di “un giorno all’improvviso”, poi però a fari spenti, distanti dalle notti romantiche delle vittorie al San Paolo, ognuno torna a recitare la propria parte, a rispettare il copione impostogli moralmente da chi governa il calcio e ne gestisce ogni minimo movimento. Sarri ha valorizzato la rosa e, a sua insaputa, ha autorizzato chiunque – anche il meno sospettabile - a protestare, a ribellarsi, a fare richieste spesso eccessive oppure giuste, ma nella forma meno elegante.

Esiste poi l’altro nodo cruciale della questione, ugualmente spinoso, emerso dopo i troppi “no, grazie” ricevuti sul tavolo delle trattative. La strategia vincente di Sarri - l’utilizzo di titolarissimi capaci di offrire identità tattica alla squadra - s’è rivelata arma a doppio taglio che ora spaventa e lascia perplessi i papabili nuovi azzurri. La consapevolezza di dover sudarsi la maglia da titolare è un rischio troppo grande per chi pondera una scelta e lo fa al netto della piazza, del blasone della società, del calore dei tifosi. Non sono questi i parametri analizzati prima di una decisione, non più. Certezze tecniche e soldi orientano i “sì” ed i “no”, veicolano le idee, gestiscono il flusso di trasferimenti creando caos attorno ai tifosi, spiazzati, delusi ed anche scettici sull’andamento di determinate trattative. Ed allora rieccoci, pronti a partire: due mesi d'afosa estate in cui varrà tutto ed il contrario di tutto. Benvenuti nell’era del calcio a misura d'uomo che non c’è più.