11 metri, stessa porta e un altro Higuain: Gonzalo, ora sei perfetto

08.02.2016 18:45 di  Mirko Calemme  Twitter:    vedi letture
11 metri, stessa porta e un altro Higuain: Gonzalo, ora sei perfetto
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Lasciamo perdere paragoni tra presente e passato, guardiamo ai fatti: Gonzalo Higuain è un mostro. Maurizio Sarri è riuscito a rendere quello che era un grande attaccante una macchina da gol insaziabile, e quelle sue frasi sul Pallone d’Oro, da provocazione sembrano diventate vaticinio. E’ quasi ridondante elencare i pregi di un calciatore che segna ogni volta che si scende in campo: ormai per ricordare quale giornata di campionato si sta celebrando basta usare l’Higuainometro e contare quanti gol ha fatto il Pipita. Uno strumento che funziona anche all’inverso: se volete sapere quanti gol ha fatto Higuain, contate le partite. Facile, no?

Che l’ex madridista fosse un calciatore fortissimo, comunque, chi è sano di mente non avrebbe mai dovuto metterlo in discussione. Segnare 121 gol in 264 presenze con il REAL MADRID (sì, tutto maiuscolo perché a volte lo si dimentica) da ragazzino e 55 in 87 partite nelle sue due prime stagioni azzurre, non è da tutti. E’ vero, però, che qualcosa sembrava mancare. E’ vero che quella frase che lo perseguitava sin dai tempi del Bernabeu,“nei momenti decisivi spesso viene meno”, purtroppo, qualche riscontro sul campo ce l’aveva.

L’anno scorso i suoi quattro penalty sbagliati in Serie A costarono il terzo posto e quello spedito alle stelle in Copa America gli negò il trionfo in finale con la Selección. Eppure, sembra passato un secolo. Higuain ora è sereno, consapevole della sua immensa forza, e felice. Soprattutto quello. Sorride, si diverte, canta sotto la Curva:  “sta pariando”, parole sue. Merito di Sarri, che lo accolse a Dimaro con la faccia di un bambino a cui Babbo Natale ha portato il giocattolo più bello e che lo convinse a restare “in cinque minuti”. Merito, probabilmente, anche della sua fidanzata, capace di dargli serenità lontano dagli stadi e dai riflettori (nota a tutta la tifoseria azzurra come “Santa Lara”).

E così, ora quella stessa porta che il 31 maggio scorso sembrava piccola piccola è diventata enorme. Già accaduto a Frosinone, giusto, ma col Carpi era diverso: si giocava al San Paolo, era più o meno il minuto 70 - lo stesso di quella maledetta sfida con la Lazio - e bisognava calciare esattamente nello stesso punto. Adesso, però, un rigore che può decidere una partita difficilissima non fa più paura. Ed è per questo che il Pipita, ieri, ha chiesto il pallone ad un Insigne che era già andato a raccoglierlo e che glielo ha ceduto con gioia. Come è andata a finire, poi, lo sapete tutti: oggi sì, possiamo dirlo, il Pipita è perfetto. E ora provateci, voi, a non sognare.