Da Zero a Dieci: l'enigma del Pappone sul mercato, lo strisciare delle TV con Lord Mancio, l'acquisto milionario di gennaio e l'affronto al D10S di Insigne

01.02.2016 10:55 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Da Zero a Dieci: l'enigma del Pappone sul mercato, lo strisciare delle TV con Lord Mancio, l'acquisto milionario di gennaio e l'affronto al D10S di Insigne
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

(di Arturo Minervini) - Zero ai leoni per agnelli ed agli agnelli per leoni dinanzi ai  potenti. Maurizio Sarri è uomo garbato, non ama alzare la voce e parlare davanti alle telecamere. Ha ingoiato più rospi di un francese in un ristorante a cinque stelle per i famigerati fatti di Napoli-Inter. Chiunque si è sentito in dovere di condannare il tecnico azzurro, anche personaggi ormai appartenenti ai cattivi della fortunata serie The Walking Dead sono stati riesumati contro Sarri. Lui, Maurizio che gira in tuta e senza cachemire, si era scusato immediatamente, una volta sbollita l’adrenalina del campo. Per lui solo fucili. Roberto Mancini ieri ha mostrato il suo curatissimo dito medio a quei tifosi che gli permettono di portare a casa stipendi da Faraone. Nel dopo gara avremmo voluto sentire qualcuno pronto a sottolineare la gravità dell’accaduto, un gesto che esaspera i toni ed è istigazione alla violenza. Abbiamo invece accolto con delusione l’atteggiamento di Sky, che quasi con imbarazzo ha affrontato la questione più velocemente di Bolt in fuga da un marito geloso. Mancini, il moralizzatore, ha anche avuto l’ardire di inveire contro la povera collega di Mediaset, Mikaela Calcagno, che aveva osato chiedergli l’accaduto. “Fine discorso… Queste cagate...” ha chiosato lo stizzito Robertino. In Inghilterra certa gente non allenerebbe più. I nemici con la schiena rotta sanno ancora strisciare…

Uno il gol segnato dall’Empoli, su un tiro per giunta deviato da Callejon. Niente da dire sull’atteggiamento coraggioso dei toscani, coraggiosi e propositivi, ma sentire il tecnico Giampaolo dichiarare “Abbiamo giocato alla pari” è roba da rischiare la stessa fine del Decio Cavallo che pensava di aver acquistato la Fontana di Trevi da Totò: essere internati. Cinque reti subiti, 20 tiri conto 7, 61% possesso palla, 625 passaggi completati contro 388 raccontano una disuguaglianza più palese di quella rintracciabile nei Gemelli Arnold Schwarzenegger e Danny DeVito.

Due volte in svantaggio contro Sassuolo ed Empoli, due volte capaci di rimontare. Dopo la rete di Paredes, diventata tale grazie allo zampino della sorte avversa concretizzatasi nella deviazione di Callejon, sul cielo del San Paolo sembravano addensarsi nuvole di fantozziana memoria. Il Napoli, con più pressione di Atlante che regge sulle sue spalle l’intero mondo azzurro, non si scompone minimamente. Anzi, trova ancora maggiori certezze nel suo scoprirsi vulnerabile. E’ un ulteriore atto di crescita. Un passo avanti verso la grandezza. Saper incassare i colpi, e non solo darli, ha portato Muhammad Alì ad essere il miglior pugile di sempre. “Dentro un ring o fuori, non c'è niente di male a cadere. È sbagliato rimanere a terra.” 

Tre gli assist in campionato di Mertens in campionato, due nella sfida all’Empoli. E’ un aspetto sul quale soffermarsi, riflettere, capire come crescere. Dries, per caratteristiche tecniche, potrebbe essere molto più incisivo su questo aspetto del suo gioco. Limare quell’egoismo che in molti casi lo porta a preferire l’IO al NOI potrebbe essere il passo definitivo verso la consacrazione. Quei piedi sono patrimonio dell’umanità: metterli a disposizione dei compagni deve diventare abitudine, non eccezione. 

Quattro minuti per rivoltare una frittata che nemmeno Chef Cannavacciuolo. Il Napoli di Sarri non è squadra che si lascia influenzare dall’avversario, se ne frega. Potrebbe anche ritrovarsi di fronte gli alieni di Space Jam e Bugs Bunny in panchina, l’approccio resterebbe lo stesso. E’ questo la sua grande forza, l’energia rinnovabile dalla quale attingere in ogni momento. Sarri lavora per smentire l'ispirato Woody Allen in Match Point: “Chi disse: "Preferisco avere fortuna che talento" percepí l'essenza della vita. La gente ha paura di ammettere quanto conti la fortuna nella vita. Terrorizza pensare che sia così fuori controllo. A volte in una partita la palla colpisce il nastro e per un attimo può andare oltre o tornare indietro. Con un po' di fortuna va oltre e allora si vince. Oppure no e allora si perde”. Questa squadra lavora per vincere anche la sorte. 

Cinque reti segnate, per la sesta volta in stagione. Cinquanta le marcature in campionato, settantacinque in stagione. E’ un Napoli più fertile di Sophia “Adelina” Loren in “Ieri, oggi e domani”, con ogni marcatura che è una creatura da tenere stretta, da abbracciare, da festeggiare. Un gol è un figlio da stringere al petto, il cuore che ti esplode, l’urlo che fa più in fretta possibile per palesarsi al mondo intero. Altri cinque maschietti in casa Napoli. Fioccano i fiocchi azzurri al San Paolo. 

Sei o non sei un “Pappone”, questo è il dilemma. La sorte di Aurelio De Laurentiis è turbolenta come quella di Amleto, atipica, quasi senza precedenti. Guida una squadra in testa alla classifica dopo un quarto di secolo, eppure piovono insulti sulla sua testa per le scelte sul mercato di gennaio. Sapete qual è la squadra che ha speso di più per un calciatore in questa sessione invernale? Avete qualche secondo per rifletterci… è il Napoli. Con i relativi bonus sono 11 i milioni versati nelle casse dell’Atalanta per Grassi. Senza prestiti onerosi, senza finanziamenti a 24 mesi senza interessi come fosse una lavatrice. E scrivere queste cose non significa essere sul libro paga del patron…

Sette le meraviglie del Mondo, ma andando a spulciare l’elenco un errore salta subito all’occhio: manca Gonzalo! Mancanza incomprensibile, per uno che sta riscrivendo le leggi della natura più di Talete e degli eredi che la storia ha partorito. Ventidue reti in ventidue gare sono difficili da comprendere, da accettare. Sono il risultato di un’evoluzione della specie, come le giraffe che allungano il collo per sopravvivere nutrendosi dagli alberi. Sono la conferma che puntando le vele oltre l’infinito si può andare oltre i propri limiti. “Ogni scoperta contiene un elemento irrazionale, o un'intuizione creativa.” Gonzalo gara dopo gara scopre un territorio inesplorato del suo infinito, meravigliosamente irrazionale, potenziale.

Otto i punti di vantaggio sulla Fiorentina di Josip Ilicic. Si, quello l’otto gennaio scorso annunciava al mondo: “Non veniamo considerati abbastanza, non so perché, eppure siamo la squadra migliore. Neanche la Juve, la Roma o il Napoli arrivano al nostro livello”. Destino crudele ed infausto per l’attaccante della viola, colpito da inspiegabile e fallace eiaculazione precoce, quanto immotivata. Qualcuno che ha calcato le terre toscane in tempi lontani lo punirebbe con un grosso macigno da portare sul collo, per tenere il viso chinato: “Io sono Josip; e non pur a me danno   superbia fa, ché tutti miei consorti  ha ella tratti seco nel malanno. E qui convien ch’io questo peso porti per lei, tanto che a Dio si sodisfaccia, poi ch’io nol fe’ tra ‘ vivi, qui tra ‘ morti”. Meraviglioso contrappasso.

Nove reti in stagione, conditi da nove assist. Dopo la sostanza dei fatti, anche l’evidenza dei numeri inizia ad essere dalla parte dello straordinario Callejon. Ago della Bilancia fondamentale di questa squadra, capace di portare quell’equilibrio indispensabile per puntare in alto. Albert Einstein diceva che “La vita è come andare in bicicletta. Per mantenere l’equilibrio devi muoverti”. Questo fa José: si muove, sempre. Mai a caso, con costrutto ed efficienza. Copre, attacca, si allarga, si accentra ed adesso inizia anche a segnare in campionato. Se qualcuno possiede una copisteria, sarebbero gradite una decina di fotocopie di questo documento dal valore inestimabile chiamato Josè.

Dieci è un numero che spaventa, che in casa Napoli impone di rivolgere lo sguardo verso il cielo e raccogliersi in preghiera. Dieci era il numero di uno che plasmava il pallone come Geppetto con il legno, lo modellava a suo piacimento. Disegnava su tele mai esplorate, usando un mancino che andrebbe fatto studiare dai più evoluti ricercatori. Per qualche secondo, usando un piede diverso, Lorenzo Insigne ha potuto dare uno sguardo nell’Iperuranio Maradoniano. Ha sbirciato nella bellezza che trascende, si è illuminato di quella memoria imperitura che avvolge l’aura di D10S. Lorenzo da Frattamaggiore ha meno sponsor di Paulo Dybala di bianconero vestito, eppure ha già segnato 11 reti in stagione e servito 10 assist, tutti deliziosi come quella ad Higuain. Il ragazzo con il numero 24, con quella punizione calciata con più zucchero che potenza, ha pranzato per un pomeriggio con gli Dei assaporando il nettare più prelibato. Ed il meglio, deve ancora venire…