Il Diario di Minervini - Il bivio di Mertens, la frase choc della Merlino, gli attacchi di Cruciani e l'unica soluzione per tornare in campo

Il Diario di Minervini - Il bivio di Mertens, la frase choc della Merlino, gli attacchi di Cruciani e l'unica soluzione per tornare in campoTuttoNapoli.net
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sabato 11 aprile 2020, 17:44Copertina
di Arturo Minervini

Giorno 41 senza Napoli: 29 febbraio l’ultima partita del Napoli, poi tutto quello che è noto. Un tempo cristallizzato, un calcio paralizzato da eventi che meritano la priorità ed una piccola luce che si intravede in fondo ad un tunnel percorso a ritmo sincopato. Numeri che calano, provvedimenti che restano ancora in vigore per evitare un’ondata di ritorno ed una data, quella del 3 maggio, come post-it da appuntare sul cuore per dare un primo morso al pane della quotidianità. Insomma, calcio e vita in questo momento si nutrono della stessa speranza: tornare a fare quello che avevano sempre fatto. Con degli accorgimenti, cercando di utilizzare tutti gli strumenti di prevenzioni che saranno necessari nella fase 2 di convivenza con questo infame virus. 

Convivenza. Quella che Dries Mertens porta avanti con l’amata Napoli dall’estate del 2013. Rapporto che vive la proverbiale crisi del settimo anno, con un contratto in scadenza e tanti dubbi a riempire una testa che in questa fase di atarassia può volare come Pindaro da un pensiero all’altro, disegnare scenari differenti o ipotizzare di superare la crisi. Ogni discorso fatto prima di questa pandemia, non si può azzerare, ma va sicuramente ridiscusso per il cambiamento che una situazione come questa genera nelle vite di tutti. Ciro Mertens era ad un passo dal Napoli, dal legarsi ancora a quell’azzurro che ha baciato così tante volte che oramai ha perso pure il conto. Poi una pausa di riflessione, di quelle che non sempre fanno bene a certi rapporti che hanno bisogno dell’istintività per dirsi ancora ‘lo voglio’. Pulci nelle orecchie, situazioni trascinate dal tempo ed un silenzio che apre a nuovi scenari. In fondo al cuore Mertens vuole ancora Napoli e probabilmente così sarà. Inevitabile, però, in questi giorni angusti lasciarsi andare a qualche debolezza del cuore, turbamenti di ore confuse ed affidate al caos. 

Si diceva luce, flebile, ma percepibile. Il calcio conta i giorni, richiama gli schieramenti fuggiti all’estero, inizia a darsi un nuovo ordine per provarci. Sì, provarci. Perché è giusto ambire alla normalità, inseguire l’idea che questo virus non debba devastare tutto quello che ci appassiona. Sarà strano, sarà diverso, ma ci si potrà abituare anche a questo per qualche mese almeno. Un calcio intimo, con stadi vuoti e ritiri blindati. Prove tecniche di ripartenza per simulare un prototipo di campionato per limitare i danni e restituire un boccone di normalità. Non sappiamo che gusto avrà, ma essere a priori contrati non è atteggiamento costruttivo, soprattutto in una fase storica in cui bisognerà ricostruire tutto quello che può ridare giri ad un motore Italia spento per troppo tempo. 

Già Italia, quella che lotta, che si unisce e si divide. Quella frazionata da stupide localizzazioni meritocratiche, si liofilizza dentro ad un bicchiere di parole vuote. Propaganda sempre live, amministratori e virologi in costante collegamento televisivo e poco sul campo al nord, ad affrontare una tragedia di cui qualcuno dovrà in qualche modo rispondere. Ma dopo. Non è questo il tempo delle polemiche, degli attacchi, delle uscite infelici. A vincere il premio settimanale in questo settore è senza dubbio Myrta Merlino che a La7 ha dichiarato: "A Napoli, per me è incredibile, perché non ce lo aspettavamo mai che l’eccellenza arrivasse da Napoli. La storia del Cotugno ci ha tutti sorpresi” afferma la giornalista nativa di Napoli. Poi sono arrivare le scuse di rito, ma la questione è altra: per esprimere un concetto del genere evidentemente bisogna pensare qualcosa che si avvicini al concetto stesso. Avere un’idea forse distorta tra strumenti e capacità umane. Nel primo caso, per colpe non certo riferibili ai cittadini, Napoli può avere delle carenze. Ma sulle capacità umane, la storia lo insegna, non ci può essere nessun tipo di stupore se Partenope si confermi come eccellenza da esportare nel mondo. Perché è facile raccontare la storia del Sud martoriato o indolente, ma è una novella anacronistica e che ha da tempo stufato. 

“Senza la situazione in Lombardia l’Italia non sarebbe nella mer*a” ha dichiarato Giuseppe Cruciani, voce de ‘La Zanzara’ a Radio24. Per uno abituato ad angolare il suo pensiero sempre da prospettive contrarie al Sud, un’uscita coraggiosa, che fa a cazzotti con il pensiero storicamente consolidato. Considerazione che lascia il tempo che trova, perché nessuno al Sud ha mai pensato che questa emergenza fosse una questione solo di altri. Sono state condivise le scelte, le sofferenze, sono arrivati medici in prima linea che con coraggio hanno messo a rischio la propria vita per rispondere al grido dall’allarme che arrivava dalle regioni più colpite. Una lezione che dovrà restare ben presente nella mente quando tutto questo sarà finito. Per riscoprire il sapore dell’unità, della condivisione di una rinascita che imporrà a tutti sacrificio e partecipazione. Una cosa è certa: in questa crisi dalle zone più bistrattate dell’Italia sono arrivate risposte di eccellenza medica e di solidarietà umana che meriteranno una narrazione approfondita quando tutto questo sarà terminato.