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Carratelli: “Neres in forma strepitosa, ma una mossa di Conte ha 'liberato' un altro azzurro”

Carratelli: “Neres in forma strepitosa, ma una mossa di Conte ha 'liberato' un altro azzurro”
Oggi alle 19:00Radio Tutto Napoli
di Antonio Noto

Nel corso di 'Cronache Azzurre' su Radio TuttoNapoli, il rinomato giornalista Mimmo Carratelli fa un'analisi approfondita delle recenti performance del Napoli, che ha riconquistato il primato in classifica dopo una convincente vittoria contro la Roma: "All'Olimpico il Napoli ha sospeso la Roma perché ha preso subito un'iniziativa. Cioè non gli ha dato respiro dai primissimi minuti. È stato un Napoli coraggioso, aggressivo, vinceva tutti i duelli. C’è stata qualche difficoltà di Beukema contro Pellegrini, ma insomma senza danni per Milinkovic-Savic. La Roma è rimasta sorpresa e secondo me è stata pesante più per la Roma, non tanto il fatto che aveva giocato tre giorni prima in Europa League, ma perché non aveva a bordocampo Gasperini che era in tribuna, squalificato. A quel punto forse un allenatore come Gasparini da bordocampo poteva suggerire ai giocatori un atteggiamento diverso, qualche accorgimento. Invece i giallorosi sono rimasti in balia di sé stessi e del Napoli. Il Napoli sta in una condizione fisica, ci siamo lamentati tanto degli infortuni, degli allenamenti duri di Conte, ma adesso stanno venendo fuori invece i frutti di questi allenamenti. Il Napoli non può che migliorare. Poi sì, adesso facciamo il discorso che gli infortuni hanno favorito il rilancio di Neres e Lang. Io fino a un certo punto credo a questa versione. In effetti Conte ha fatto una mossa che è quella di portare Di Lorenzo non più terzino dove stava un po' in difficoltà negli ultimi tempi, ma quarto di centrocampo, quindi liberando sempre quella sua posizione aggressiva di attacco. E poi ha ritrovato Neres, che sta in una forma strepitosa”.

Quella brillantezza è legata esclusivamente alla preparazione o frutto di una maggiore convinzione dovuta magari ad un incontro tra i calciatori e Conte?Di Lorenzo già entrava nel campo come si sole dire, era il quarto a destra di difesa che però diventava mediano anche attaccante. C'era la catena di destra con Politano per i cross e si spingeva molto in avanti, aveva qualche difficoltà forse poi a rientrare. Adesso in questo nuovo ruolo è più libero, c'è meno attenzione. Ma soprattutto ho visto a Roma i due mediani, che noi avevamo solo due mediani contro il 3-4 della Roma, cioè Lobotka di McTominay in una forma strepitosa. Lobotka è straordinario nonostante quel fisico non da corazziere, ma sta su tutti i palloni, sta su tutte le linee di passaggio, recupera, sa dettare i tempi alla squadra, fa il girotondo per far respirare la squadra. E poi McTominay in questa nuova veste, che forse era quella che ricopriva il Manchester United, mediano solidissimo. Ha perso qualche pallone, però è stato un baluardo. I due hanno distrutto Cristante e Kone, che erano gli avversari di centrocampo più temibili della Roma. Poi c'è Hojlund in versione Lukaku, mi ha sorpreso moltissimo l'altruismo di Hojlund. Non è più il centravanti che cerca la gloria personale, il gol suo a tutti i costi, vuole tutti i palloni come pretendeva Higuaín ma gioca anche per la squadra. L'azione del gol è stata un'azione strepitosa. Sai chi mi ricorda in quel girotondo Lobotka? Antonio Iuliano, Antonio Iuliano faceva la stessa cosa, faceva quel girotondo un po' per prendere tempo, un po' per orientarsi, per vedere la squadra come era messa, Antonio è stato un antesignano del girotondo a centrocampo”.

McTominay sta dando tutto in questa nuova veste di mediano, simbolo di grande umiltà.Esatto, adesso mi viene un dubbio. Lui è un giocatore scozzese, un giocatore straniero, un italiano al posto di McTominay, che deve rinunciare alla gloria del gol e compagnia bella e deve sacrificarsi al centrocampo, avrebbe accettato questo ruolo o l'avrebbe accettato di malavoglia? Invece lo scozzese no, lo scozzese sta quello che gli dice Conte. Quindi non insegue la gloria del gol e di essere il migliore in campo perché segna, ma dà un contributo alla squadra che è notevole. Questa è una forza incredibile, nelle difficoltà del centrocampo sono rimasti in due, Lobotka e McTominay per me sono stati i migliori a Roma. Sono quelli che hanno distrutto il centrocampo della Roma”.

Napoli società da prendere a modello?Ho letto sui giornali le dichiarazioni del presidente e dice delle cose verissime. Il calcio è vecchio in Italia, ma a parte che siamo un paese vecchio, io per primo sono il più vecchio di tutti. Ma insomma qui bisogna cominciare a darsi una regolata, perché giustamente come dice ADL il giorno in cui DAZN dovesse andare in crisi e non dare più i proventi dei diritti televisivi, il calcio italiano va in uno sfracello totale. Non lo stanno a sentire, perché credo che a parte i paludati interpreti, i protagonisti delle istituzioni calcistiche italiane, stanno fermi in quella loro rigidità che non porta niente di nuovo. Lo ritengono un estraneo, considerano De Laurentiis un cinematografaro, entrato così nel calcio per combinazione. Invece no, perché De Laurentiis ha imparato moltissimo in questi anni. Sono 21 anni che sta nel calcio, dopo i primi anni di smarrimento in cui magari non sapeva neanche che cosa fosse il fuorigioco, poi è entrato nel meccanismo, ha capito tantissime cose. All'inizio è stato un po' dirompente, perché le sue uscite erano dure, non dico offensive, ma andava tutti a quel paese. Adesso questi discorsi che fa con molta calma, in questo suo resto è oltretutto di vero presidente, non più il protagonista come due anni fa, che stava sempre in mezzo, voleva fare le formazioni e faceva gli avvisti lui. Adesso è un presidente vero, che sta nel suo ruolo. E nel ruolo di presidente ha detto delle cose esattissime, però il calcio italiano è sordo. Poi magari arrivano le qualificazioni per i mondiali, non andiamo ai mondiali e tutti a piangersi addosso. Però De Laurentiis una strada alla tracciata. Anche questo fatto delle proprietà, dei fondi comuni, delle società. Ma le squadre perdono identità, il Milan e l'Inter una volta avevano riferimenti precisi, Moratti, Berlusconi, Carraro, adesso sono squadre un po' anonime, tutta la responsabilità ricade sugli allenatori. Io l'altra volta per combinazione, siccome ho cercato di capire. Noi una volta giocavamo a palla oltretutto, anche pallone c'era nei miei tempi, per strada, sul selciato, insomma. Dove magari imparavamo a governare la palla in maniera notevole, perché il selciato non è liscio. Però sto cercando di capire, le istituzioni italiane che dicono la crisi, il business ecc. Ho visto che in Germania ci sono quasi 500 centri federali, dove allenano i ragazzi, e credo che li allenano non a essere più alti o più forti, ma a giocare la palla, a giocare di testa. Quanti centri federali stanno in Italia? Io ho il dubbio che addirittura in Campania non ce ne sia uno, cioè in una regione in cui molti ragazzi vorrebbero fare i calciatori spesso per sfuggire a condizioni di vita disagevole, anche pericolose. Secondo me lì bisogna cominciare, nei centri federali, dove non devi insegnare la tattica, ma insegnare a giocare a pallone. Io mi ricordo i miei vecchissimi tempi del Vomero, parlo degli anni 50, c'erano due mezzali nel Napoli, Formentin e Verrina, che oggi sarebbero i campioni del mondo. Trattavano la palla di destra, di sinistra, una padronanza assoluta. Era un gioco lento sicuramente, però avevano qualità tecniche che noi oggi non abbiamo. Oggi noi cerchiamo il centravanti di due metri, il difensore di tre metri, bisogna ricominciare a giocare a palla e i giocatori devono divertirsi. Italia un po’ razzista nei settori giovanili? Però anche noi nelle squadre primavera, se tu pensi alla Next Gen della Juventus, ci stanno un sacco di ragazzi stranieri. Sono quelli che adesso giocano meglio a pallone, perché hanno proprio la voglia di giocare a pallone. Per loro la tattica è una cosa sconosciuta, poi la dovranno apprendere purtroppo. Pensate a quel ragazzo di 13 anni che ha giocato nella Champions League giovanile, è una cosa incredibile, noi a 17 anni consideriamo i ragazzi che giocano a calcio ancora dei bambini, oggi la maturità è diversa. Poi c'è un altro problema, secondo me, della crisi del calcio in Italia, è che oramai i ragazzi hanno alti interessi. Se si pensa che loro siano contenti di vedere gli highlights sul telefonino. Non è che stanno lì 90-100 minuti a guardare una partita di calcio dove spesso non succede niente, quindi ci sono un sacco di problemi di cultura di questo Paese che va un po' alla deriva”.