Cornacchia a Tutto Napoli: "Maxi Lopez, il nuovo Batistuta. Ha tutto per sfondare in azzurro"

Da Altamura al fiume rosso Colorado. Un bagaglio d'esperienza e professionalità a servizio degli United States. America, terra del Basket e Football, il soccer sport in ascesa. La sua una scelta di vita e una missione sportiva da portare a termine: Carlo Cornacchia. Ex difensore centrale di Atalanta e Napoli, attuale tecnico dei Colorado Rush presenterà in esclusiva il match tra gli azzurri e la Dea, ormai condannata al purgatorio della B. Due stagione in azzurro, poche apparizioni, storia di un Napoli in lento declino.
Da Altamura al sogno a stelle e strisce: Carlo Cornacchia.
"Sono nativo di Altamura, ho vissuto in Puglia cinque anni. Successivamente la mia famiglia si trasferì a Torino, città che offriva più prospettive lavorative negli anni '70. Era il periodo del boom economico. Iniziai a giocare a calcio quasi per caso. Abitavo nel quartiere Santa Giulia. Insieme a mio fratello giocavo spesso per strada. Coincidenza volle che di fronte a noi abitasse un calciatore granata. Fu lui a convincerci a sostenere un provino con il Toro. L'inizio di una favola. Reggiana, Cagliari, Atalanta e Napoli i club a cui tengo di più. Tutte esperienze che mi hanno forgiato caratterialmente e grazie alle quali sono maturato molto. La vita è una continua lezione, non si finisce mai di imparare.
Mister, l'Atalanta è ormai spacciata...
"Mi spiace tantissimo. E un club straordinario con una struttura dirigenziale importante ed idee chiare. Il presidente Ruggeri è una persona carismatica e fantastica, un grande uomo d'affari. Il suo problema fisico ha avuto un impatto devastante sull'ambiente. E mancata la sua grinta in questa stagione. L'up and down della squadra lombarda fa parte anche della loro filosofia. In serie cadetta la Dea ha maggiori possibilità di valorizzare il proprio vivavio e lanciare giovani interessanti senza lansia dei risultati. Sono convinto che torneranno in A in pochi mesi".
Napoli-Atalanta, che gara sarà?
"Il Napoli avrà il vantaggio del fattore campo. Azzurri favoriti. Il morale dei nerazzurri è a pezzi. Soltanto se riuscissero a concentrarsi sulla partita senza pensare al futuro potrebbero sovvertire il pronostico. Probabilmente il Napoli avrà fissato un premio Europa League, motivazione in più per vincere davanti al pubblico amico".
Lei detiene un particolare primato. Unico difensore italiano ad aver segnato tre gol di testa in 14 minuti
"Vero, in unaltra vita ero un bomber (ride, ndr). Credo sia un record che difficilmente sarà battuto".
Da difensore a difensore, come vedrebbe Fabio Cannavaro in maglia azzurra?
"Benissimo. Fabio è un leader nato. Quandero a Napoli giocava spesso con noi, seppur giovanissimo. Era il miglior giocatore della primavera. Ricordo che esordì proprio sostuitendomi in Coppa Italia, a Modena. Vincemmo 3-0. In questi anni ha sempre espresso il desiderio di concludere la carriera nella sua città. Sarebbe stupenda la coppia centrale dei fratelli Cannavaro. Fabio fungerebbe da regista difensivo e sono convinto che della sua presenza ne gioverebbe anche Paolo. Nonostante l'età fossi De Laurentiis un pensierino lo farei".
Secondo Lei questa squadra potrebbe giocare con il 4-2-3-1?
"Mazzarri è un allenatore dinamico, molto intelligente, ma tutto ruota intorno alla volontà dei giocatori. Il tecnico livornese è il maestro, ma sono i calciatori a dover leggere ed interpretare lo spartito. Giocando con la giusta aggressività questa squadra può giocare come vuole. Le gare contro Inter e Juve l'hanno dimostrato. E un gruppo camaleontico, con giocatori polivalenti e duttili. E stato bravo Mazzarri a trasmettere ad alcuni di essi autostima. Le motivazioni nel calcio sono fondamentali".
Matri, Pazzini, Maxi Lopez... Chi può diventare il principe del gol azzurro?
"Stravedo per Maxi Lopez, mi ricorda molto il primo Batistuta. Era una stella eclissata a Barcellona, chiuso da tanti campioni. Ha girovagato per il mondo, talento inespresso e discontinuo. A Catania ha ritrovato continuità. Il Napoli lo dovrebbe ingaggiare per due buoni motivi: in primis perchè gli argentini in Campania si ambientano subito, in secondo luogo perchè è un attaccante completo, fa reparto da solo, dna da finalizzatore. Napoli sarebbe la piazza perfetta per la definitiva consacrazione".
Cè qualche giocatore del campionato americano che farebbe al caso del Napoli?
"No. Il divario tecnico è abissale. Un giocatore della Mls potrebbe disputare un buon campionato di Lega Pro e, volendo essere larghi di manica, di serie B. Mancano talenti in questo momento. Il soccer negli Stati Uniti è uno sport in ascesa, ma serviranno anni affinchè cambi la mentalità di fare calcio. Qui vige ancora il Kick and run, calcia e corri, scarseggia la tecnica, tatticamente sono ancora immaturi. Vengono privilegiati calciatori possenti. Per farvi un esempio cito Jozy Altidore dell'Hull City. Fisicamente una belva, con i piedi... Sarebbe la riserva della vostra riserva Denis. Bisogna cambiare mentalità, la federazione lo sa benissimo. Anche la nazionale maggiore risente di mancanza di alternative. Dopo calciatori come Donovan e Friedel cè il buio".
Il suo club, Colorado Rush, come sta programmando il futuro?
"Abbiamo due squadre: under 18 e 16. Io alleno gli under 16. Ogni anno partecipiamo a seminari qui definiti show case. Ci sono parecchi ragazzi interessanti. Da due anni siamo diventati un club satellite dell'Auxerre. Possiamo disporre di strutture efficienti e tecnici preparati, piscina e palestra. L'unico ostacolo è il clima rigido. Cè un' escursione termica incredibile nellarco di poche ore".
Le piacerebbe diventare lo scout del Napoli negli Stati Uniti?
"Magari, perché no. Credo di avere un buon occhio nel saper individuare buoni giocatori. Ogni tanto relaziono l'Atalanta sui giovani più interessanti. Mino Favini è molto aperto alle nuove frontiere".
Zola, Fonseca, Careca
"Mamma mia che squadra, era una rosa con valori tecnici notevoli. L'avvicendamento tecnico incise, però, sul rendimento. Ranieri fu esonerato, arrivò Bianchi ed iniziò il mio calvario. Fui estromesso dai titolari, messo fuori rosa insieme a Pari. Il secondo anno non vidi mai il campo, addirittura non mi furono erogati gli stipendi. Una brutta pagina della mia carriera, ma ciononostante conservo uno splendido ricordo sia della città che dei tifosi. Storie di una società che si avviava al fallimento..."
Con quale compagno di squadra legò di più?
"Con Fausto Pari, ma lo spogliatoio era molto unito. Anche con Jonas Thern andavo molto d'accordo. Ricordo che arrivò in ritiro senza nemmeno conoscere una parola in italiano. Esordio un po traumatico, gli insegnai qualcosina, poi la sua velocità di apprendimento fece il resto. Ad un certo punto non solo parlava benissimo italiano ma anche il puteolano (ride, ndr). C'era un magazziniere di Pozzuoli a fargli da maestro".
Cornacchia da grande
"Allenatore, coach... Sarà questo il mio futuro".
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