Esclusiva

Clemente di San Luca: "La settimana infinita del tifoso azzurro tra ansia e speranza!"

Clemente di San Luca: "La settimana infinita del tifoso azzurro tra ansia e speranza!"
Ieri alle 13:15Esclusive
di Arturo Minervini

Guido Clemente di San Luca, Docente di Giuridicità delle regole del calcio presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università Vanvitelli, commenta così il momento del Napoli

"Domenica abbiamo trascorso una pessima notte. Lunedì abbiamo avuto un pessimo risveglio. E – come dice Peppe Iodice – «questa settimana non passa mai». In trepida attesa che balla tra fiducioso ottimismo della volontà e pessimismo della ragione. Alcune annotazioni sparse.

1. Lo so, è insopportabile (e pure poco elegante) recitare la parte del primo della classe che dice «Lo stavo predicando da tempo». Non era solo questione di scaramanzia. Che pure – Santo Iddio – ci ha sempre connotato! Perché mai assumere questo atteggiamento spavaldo, ardito, temerario, sfacciato, sfrontato? Abbiamo cambiato natura per assuefazione alla cultura bianconera della ‘vittoria ad ogni costo’?

Comunque, non era solo scaramanzia. Anzitutto, perché, mentre presunti o sedicenti esperti proclamavano a vanvera che l’Inter era scoppiata, con umiltà, io (che capisco solo di ‘palle di pezza’) avevo avvertito che non era affatto così. E poi perché il Napoli visto a Lecce avrebbe faticato a vincere le ultime tre. Pieno di infortuni, era apparso stanco, il che ne mette in discussione la identità che gli ha dato Conte: squadra tetragona, che si connota per la saldezza della difesa; non certo per il gioco, che per l’intera stagione (fatte salve 4-5 partite, dall’andata a Genova in poi) s’è visto solo a sprazzi. Ora, se si perde smalto, si fa fatica a continuare ad essere granitici. Mi si diceva: «Di riffa o di raffa, il Napoli un gol lo fa. E poi lo difende. È la migliore difesa europea. Non ha mai preso gol di testa!». Detto e subito smentito. Mi è venuta la dissenteria.

Come hanno evidenziato in tanti, nella partita di domenica Conte ha commesso degli errori notevoli. Li riassumo in breve.

a) Lobotka non andava rischiato; perseverare è diabolico (Buongiorno non gli ha insegnato niente?). b) Dopo 20-25 minuti, passati in vantaggio, ha lasciato campo al Genoa, che, arrivando loro sempre primi sulle seconde palle, ha dominato; preludio del pareggio; lasciando forte la sensazione di mancanza di idee di gioco, con Meret costretto a giocare più di tutti, spesso senza sapere che fare, ma con l’evidente ordine di non lanciare lungo. c) Ha sbagliato i cambi, come al solito insufficienti e intempestivi; Politano doveva uscire almeno 10 minuti prima, al 70°, per Neres; poteva anche sostituire Raspadori, ma doveva inserire il Cholito (a fianco, oppure anche al posto, di Lukaku); Billing doveva entrare, ma per Anguissa; poteva pure far entrare Marin, spostando Oliveira quarto e alzando Spinazzola (ovvero sostituire anche quest’ultimo con Ngonge), riportando McTominay nel suo pieno ruolo di interno. d) È stato tradito dai suoi pretoriani della difesa; con minime responsabilità di Meret: grande sfortuna sul primo gol, dove, sì, forse poteva essere più reattivo, ma il giovanotto genoano ha colpito di testa da solo, a tre metri dalla porta; nessuna colpa sul secondo, in occasione del quale Politano (stremato) lascia crossare indisturbato, e Billing e Oliveira si fanno superare in elevazione da Vasquez (che mette la palla proprio a fil di palo, mentre pochi minuti dopo Billing, sempre di testa, per pochi centimetri sfiora il 3-2: dove sei kairos?).

Qualcuno difende il mister anche contro l’evidenza. Sia chiaro, nessuno pensa che sia un autolesionista, e men che meno un incompetente. Semplicemente non gli piacciono Marin, Okafor, Ngonge e Simeone. Non si fida di loro. Ne prendiamo atto. Ma questi non sono affatto dei bidoni, incapaci di giocare anche solo 15-20 minuti. La rosa del Napoli non è «limitata» in sé. Lo è solo per le convinzioni e le scelte di Conte. Basti vedere la diversa gestione di Inzaghi, o quella di Italiano.

3. Lascia riflettere il fatto che non sia stato difeso da chi fin qui quasi lo aveva messo dentro un’armatura. Non sarà un indizio? Fintanto che coincideva con l’interesse del padrone, l’allenatore andava protetto ed esaltato. Se d’un tratto comincia ad essere criticato, e pure duramente, si insinua un sospetto: che sia mutato l’interesse del padrone? Si starà forse profilando la separazione? Perciò ora il mister (fin qui acriticamente celebrato come artefice di un ‘miracolo’) si può dipingere a tinte non più splendenti? Quelle critiche, invero, sarebbero state non infondate anche prima. Non sarà che si comincino a fare adesso per avviare la costruzione delle giustificazioni della sua dipartita? 

 Detto ciò, a me è parso che il grande striscione dei distinti di inizio gara («Chi ama non dimentica», con il volto di Diego, poi un grande stemma del Napoli, e sotto «La storia continua Con-te») sia ai limiti della blasfemia. Mi sembra quasi una bestemmia accostare El Diez a Conte (che è chiara e manifesta rappresentazione del nostro antipode culturale).

4. Il VAR opera costantemente in maniera illegittima. Ormai pare che denunciarlo sia diventato quasi inutile. Ed il commento del sedicente, presunto, esperto di DAZN, invocato come fosse un oracolo, è sempre meno tollerabile.

Su Atalanta-Roma, ha affermato che è «giusto l’intervento del VAR, il contatto è leggero». Fin qui, invece, aveva sempre sostenuto che «se c’è un contatto, anche leggero, il VAR non interviene». Sull’episodio, perciò, ha ragione Ranieri a lamentarsi, per la radicale mancanza di uniformità. Ma ha torto nel merito. Stando al Protocollo, interpretato correttamente (secondo, cioè, interpretazione sistematica dell’intero testo), il VAR ha il dovere giuridico di richiamare l’arbitro a rivedere gli episodi in cui è dubbio l’accertamento del fatto. La qualificazione giuridica di questo, una volta accertato inopinabilmente, è esclusiva responsabilità dell’arbitro.

Su Napoli-Genoa, ha dichiarato: «C’è un tocco col braccio sinistro di Venturino. Il braccio è molto vicino al corpo, si allarga molto leggermente e il pallone sbuca all’improvviso, deviato da Di Lorenzo che aveva spizzato con la testa. Sono d’accordo sul fatto che il braccio si allarghi di pochi centimetri, ma è il classico pallone inaspettato». Vergognoso. Nega l’accertamento del fatto, che è sotto gli occhi di tutti. Sul colpo di testa di Di Lorenzo, il pallone viene toccato nitidamente dal braccio di Venturino, che si apre verso la sua direzione. Per l’accertamento del fatto, intervento VAR obbligatorio. Quanto alla sua qualificazione giuridica, fallo indiscutibile. Irrogazione della sanzione tecnica inopinabile, calcio di rigore.

Dunque, a Bergamo è stato legittimo l’intervento del VAR (anche se poi è assai discutibile la qualificazione giuridica del fatto quale non fallo, perché l’intervento difensivo pare proprio esser stato effettuato con negligenza). A Napoli, invece, è stato illegittimo il suo mancato intervento.

5. Domenica sera, in contemporanea, l’Inter ha l’obbligo di battere la Lazio per continuare a sperare. Non sarà semplice. Anche perché non può rischiare di perdere i migliori per la finale di Champions (a proposito, se per questa i napoletani sostengono il PSG sono coerenti, perché le tifoserie sono gemellate, ed è inappropriato definire ‘traditori’ i nostri ex Fabian e Khvicha).

Noi andiamo a Parma super motivati, ad affrontare una squadra seria, con motivazioni altrettanto forti. I ragazzi sono sospinti dal potentissimo soffio della città. Mai come ora, «Adelante, Pedro, con juicio, si puedes». Se la ragione suggerisce pessimismo, il cuore spera e crede ardentemente nel miracolo. Naturalmente, quello vero, per mano del Santo patrono.

Come si dice? Avimma suffri’… pecché ’a vita è sofferenza… e ’o Napule è ’a vita nostra.