Da 0 a 10: Conte asfalta Marotta con una frase, il gesto shock di Lautaro, l’hashtag della vergogna e il Capitone telecomandato
Zero al pianto da prefica greca inscenato da Marotta. Tutto studiato a tavolino, pronto per apparecchiare tavole del futuro, il Presidente dell’Inter supera i tempi di reazione di Bolt e a fine gara si precipita davanti ai microfoni di Dazn. Più che un’intervista, pare un comunicato a reti unificate come quello di Mattarella a Capodanno. Marotta vorrebbe appigliarsi a qualcosa, ma l’unico argomento che trova è che il rigore sia stato fischiato su segnalazione del primo assistente. E quindi? Sta lì apposta, qualcuno provi a spiegarlo al presidente nerazzurro. Devastante il commento di Conte a fine gara: “Crea alibi, ragioni sui motivi della sconfitta”.
Una l’illuminazione d’immenso, ci perdonerà Ungaretti per la maldestra parafrasi, di Spinazzola. Vedere quello spazio, riuscire a mettere il pallone proprio lì, con i tempi giusti, con i giri giusti, come fosse Tom Brady che lancia (con le mani) palloni telecomandati nella finale del Super Bowl. Condizione atletica e mentale impressionante per Leo, un valore aggiunto pazzesco per tutta la squadra in questa prima parte di stagione. Come il memorabile Al Pacino di Donnie Brasco: L'uomo invisibile, alias Benjamin "Lefty" Ruggiero. E che te lo dico a fare.
Due centimetri di spazio: questo il margine che Juan Jesus ha concesso a Bonny, per gli amici ‘Ugo’ e non ‘Massimiliano’ come nella teoria di Troisi in Ricomincio da tre (come le reti del Napoli). Nemmeno un pochino d’aria gli ha fatto prendere JJ all’attaccante dell’Inter, totalmente annullato da un’altra prestazione super del veterano azzurro. Spostato a destra, non sarebbe nemmeno la sua posizione preferita, se ne infischia e gioca l’ennesima grande gara. Con Conte è diventato a tutti gli effetti un co-titolare. L’ha detto il campo, l’unico giudice che non teme smentita.
Tre pere e Lautaro si permette pure di fare il fenomeno con Conte (senza mai essere ammonito), che lo archivia come meritano i ragazzini viziati, bestemmiatori in mondovisione e bugiardi. Grande campione, piccolo uomo l’argentino, che manco fosse il Piotta in una rissa fuori a un locale di Ostia Lido mima gestacci al suo ex tecnico. Più fastidioso del tasto “accetta tutti i cookie” quando apri un sito. “Non l’ho conosciuto come uomo” glissa Conte che con questa frase fa la stessa faccia di Peppino De Filippo: “Ho detto tutto”.
Quattro gol in campionato, tre su tre dal dischetto: immacolato dagli 11 metri. Un calcio di rigore come una femme fatale, il sacrificio fisico del campione prima della tragedia sportiva: De Bruyne, dopo una sosta infinita, mantiene freddo il sangue nelle vene confermando di appartenere ad una categoria a rischio estinzione. Mentre calcia, però, arriva il dramma a rendere impervio il percorso dell’eroe. Kevin si ferma, si blocca, non riesce nemmeno a camminare e trattiene le lacrime a stento. Ti aspettiamo presto in campo fenomeno, impazienti come dinanzi al timer del microonde che apriamo puntualmente prima del ‘driiin’.
Cinque su cinque al Maradona: quattro in campionato e la sfida con lo Sporting. Il fattore stadio incide moltissimo in questa prima parte di stagione, con le difficoltà lontano da Fuorigrotta che scompaiono una volta al tempio consacrato a D10S. Questo Napoli è una squadra emotiva, ha proprio bisogno di percepire il calore come fosse un girasole: va a caccia dei raggi, si inclina per trarre il massimo giovamento da quella luce. Una simbiosi sempre più profonda, come canterebbero i Nirvana: “You're the reason I feel pain. Feels so good to feel again” Sei la ragione per cui provo dolore, è così bello sentire di nuovo.
Sei gol, vero, fanno malissimo. Esiste però un modo, costruttivo, una strada del buon senso che è stata smarrita come la dritta via nelle analisi post Psv. Qualche temerario, e incosciente, ha pure tirato fuori l’hashtag #conteout, dimostrando di voler bene più alle proprie idee che al Napoli. In questo momento storico non esiste allenatore migliore di Conte, che va lasciato libero come nel monito di Moliere: “Gli alberi che sono lenti a crescere portano i frutti migliori”. Lasciatelo seminare, troverà ancora una volta il modo di estrarre il meglio dal materiale a disposizione. Essenziale.
Sette secondi. Passano esattamente sette secondi dal lancio di Spinazzola e il destro a incrociare di McTominay. In quello spazio temporale, tutto il peregrinare dell’artista, che guarda un marmo inferne e ne immagina già il capolavoro finale. In quella proiezione futura, Scott ci aggiunge i colpi di scena che appartengono al campione, che prevede il futuro e lo sa piegare alla propria volontà. Ma quale annata magica. Un gol così, lo fanno solo i campioni, McTominay logora chi non ce l’ha. E chi ha provato a sminuirne la grandezza.
Otto a Murugan, il dio induista della guerra. Esiste un prima e un dopo, come nelle più grandi ere della storia, in Napoli-Inter: quello in cui Anguissa decide che gli altri possano giocare e quello in cui, senza possibilità di replica, decide che non possano farlo. Quando prende palla sulla trequarti, pare di sentire la telecronaca storica di Victor Hugo Morales sul gol del secondo di Maradona, mentre semina gli avversari, rientra sul sinistro e scaraventa il pallone alle spalle di Sommer “Barrilete cósmico... De qué planeta viniste?”
Nove purissimo, altro che falso! Sembra Ciro, invece è David, c’è scritto Neres sulla schiena ma ricorda il Mertens d’invenzione Sarriana. Conte va all-in e propone questa variante che sulla carta era un azzardo, ma nella pratica si rivela molto più efficace di tante altre, a dimostrazione che a volte è sufficiente un cambiamento di prospettiva per vedere la verità. Neres sguscia tra la morsa dei centrali interisti, utilizzando la tattica esposta da Marina Confalone nel ‘Mistero di Bellavista’ del Capitone telecomandato. ‘Fingono di essere morti. tu l'acchiapp per ammazzarlo e chill se mett ‘accussì’. Redivivo.
Dieci all’Erano venuti qua per ammazzarci ma noi non avevamo voglia di morire'. Se non avete avuto un orgasmo dopo questa frase di Conte, probabilmente non ne avrete più in tutta la vostra vita. C’è tutto il carico motivazionale di Antonio, arrivato a questa partita con più sassolini nella scarpa di Filippine dopo la prima maratona della storia. Conte è così: capace di trasformare le critiche in energia, riesce a invertire la polarità di qualsiasi campo magnetico solo con la sua leadership. Al suo Napoli tutti avevano assegnato il ruolo della vittima sacrificale contro l’Inter di Chivu e lui che fa? Accende il pulmino e porta a scuola il pur bravo tecnico interista. Una masterclass a 360° di come si prepari una partita sulle debolezze dell’avversario. Sun Tzu, scansatevi.
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