Da 0 a 10: la scioccante domanda a Conte, il difetto da 85 milioni, la sentenza su ADL e le orribili riprese in TV
Zero a queste telecamere volanti, aerospaziali, che girano a 360° che pare di avere un attacco di labirintite mentre inquadrano improbabili tifosi sauditi col cappellino del Bologna (chiaramente pagati per indossarlo). Il Napoli sta attaccando, poi all’improvviso la pallina diventa un puntino nell’infinito prato verde, l’inquadratura si allontana e a te non resta che intuire cosa stia accadendo. Poco dopo, fai un’ispezione orale a qualche calciatore dalla telecamera dell’arbitro, un’altra stron*ata di cui nessuno sentiva questo gran bisogno. Almeno lasciate l’audio aperto tutta la partita, lì sì che sarebbe divertente. Se devi fare le cose, falle bene e “se cerchi la verità, cercala per intero. È come una scopata, metà è peggio di niente”.
Uno a quelli che hanno chiesto a Conte ‘Avete vinto grazie a due giocate individuali”. EH? COSA? Ma la partita, l’avete vista? Ma del dominio dal primo all’ultimo pallone giocato, ne vogliamo parlare? Del controllo assoluto in ogni piega della gara, in qualsiasi possibile sviluppo presente e futuro. Conte ha soggiogato Italiano ad un incantesimo che non poteva essere spezzato nemmeno dal più potente degli stregoni, l’ha disintegrato lì dove il tecnico del Bologna credeva di essere più forte. Ridurre tutto ai due episodi del gol è roba da eiaculatori precoci, che amano i finali rapidi e odiano le serie troppo lunghe. L’inutilità è un’arte: c’è chi la pratica con grande costanza.
Due come due titoli in sette mesi. Da maggio a dicembre, ricordando la prima dichiarazione d’intenti di Conte al suo arrivo: “Sono qui per far si che la vittoria sia un’abitudine e non un’eccezione”. Ed eccola lì, la promessa mantenuta, vincere ancora subito dopo aver vinto lo Scudetto. Dopo il crollo, invece, post primo scudetto dell’era ADL. È la Sera dei miracoli, delle cose che sembravano distanti e che ora son sempre a portata di mano. “Lontano una luce diventa sempre più grande. Nella notte che sta per finire, è la nave che fa ritorno per portarci a dormire”. Con un sorriso a 32 denti stampato sul volto, pure a bocca chiusa.
Tre-quattro-tre, ma così fluido che pare di vedere Slimer dei Ghostbuster. L’identità, prima dei moduli, il movimento come perno di ogni ragionamento, l’intensità come un vangelo da seguire pedissequamente. Questo nuovo credo, questa nuova veste, questa perfetta fusione tra le posizioni e le caratteristiche degli uomini schierati, è quasi alchemica, può proiettare questa squadra verso nuovi orizzonti, nuovi sogni, nuove speranze, nuove vittorie. Un Conte in versione Star Trek: “Esplorare nuovi mondi, alla ricerca di nuove forme di vita e nuove civiltà, per andare là dove nessun uomo è giunto prima”.
Quattro e tre, come i 43 giorni passati da Bologna-Napoli. Lo scrittore francese François Mauriac ha scolpito nella pietra del tempo questa frase qui: “Quel che importa non è la nostra vittoria, bensì la nostra resistenza” ed io fatico a trovare parole più adatte di queste per raccontare, per provare a farvi vivere, ciò che è accaduto in questi 43 tramonti dalla disfatta di Bologna. La sconfitta che assume una funzione educativa, l’esasperazione del momento che si fa scintilla, fiamma che fa ardere vecchi focolai, accolto anime ancor più coraggiose dopo aver superato la paura. Il motto è stato abbastanza chiaro: “Nolite te bastardes carborundorum” ovvero “Non lasciare che i bastardi ti spezzino”. Bastardo come il destino, con tutti gli infortuni e tutto ciò che ne è scaturito. Il Napoli resiste, fiero, più che mai.
Cinque, sembravano almeno in cinque, eppure erano soltanto in due. McTominay e Lobotka, gemelli diversi della mediana, che parlano la lingua universale del pallone. Scott passeggia tra le macerie del Bologna con la voracità di Attila che mette a ferro a fuoco e causa terribili tragedie. Stan è più delicato, ma non per questo meno efficace, sadico come Saw L’enigmista che ti imprigiona nella sua trappola mentale e ti dissangua lentamente. Insieme sono Tempesta e Impeto, Gioia e Rivoluzione, Forma e sostanza e chissà quante altre cose belle. Avvicinarli è stata una meravigliosa emergenza, come le cose più belle della vita che ti capitano per caso, mentre stai addentando una parigina pizzicato da un raggio di sole.
Sei un difensore centrale, ma spesso ti si vede in area di rigore avversaria per creare superiorità numerica. Di Lorenzo carica a testa bassa come nelle giornate migliori, vive in simbiosi con l’amico ritrovato, quello che non basta nemmeno guardarsi. Con Politano c’è un’intesa mistica, un sistema di comunicazione simile a quello dei delfini che utilizzano suoni, segnali corporei e tattili. Sono singolarità che fanno parte di un tutto ed un tutto che si articola con eccezionali singolarità, formando quell’essere ormai mitologico che è la Catena di destra.n“Nella foresta, anche la cosa più piccola conta. È tutto intrecciato insieme così che se guardi bene non distingui dove finisce una cosa e inizia l’altra”. Come accade a Giovanni e Matteo.
Sette trofei alzati nell’era Aurelio De Laurentiis: il più grande presidente della storia del Napoli. Sapete perché? Perché ha creato un sistema che non è sporadico, ma saldissimo nel terreno. Il suo Napoli è una quercia, vince perché ha il tronco fissato al terreno, pure se cambia i rami. Ha alzato coppe con gente come Cavani, Lavezzi, Hamsik, Higuain, Callejon, Mertens. Ha vinto scudetti con Kvara, Osimhen, poi Lukaku e McTominay ed ora propone già volti nuovi come Hojlund, che profumano di futuro. ADL è un rivoluzionario, ma “un vero ribelle conosce la paura ma sa vincerla.” E lui l’ha vinta quella vocina che diceva dopo il primo scudetto: hai toccato il punto più alto della sua gestione. Quella vocina si sbagliava. Come chi l’ha abbandonato, a tradimento, dopo la conquista del primo tricolore pensando che non si potesse vincere di nuovo.
Otto a Conte, alla sua capacità di rigenerarsi, quando sembra schiacciato, sprigionando una forza maggiore di quella che l’aveva compresso. Italiano l’aveva massacrato nella sfida di campionato e lui s’era fatto un nodo grande quanto una villa di uno sceicco saudita (che vergogna quegli spalti vuoti). Antonio studia, uno studio matto e disperatissimo, al punto da consumarti come una candela al termine di ogni sessione di allenamento. Lui la vive così, solo così. Nient’altro che così. Si nutre della vittoria e ancor di più del profondo disgusto per la sconfitta, che quando l’assapora lavora ancor di più per non ritrovarla. Insomma, “hanno fatto incazzare la persona sbagliata” (semi cit.).
Nove alla prestazione da Ariete puro di Hojlund. “Se Superman fosse napoletano, probabilmente si chiamerebbe Ciro o Aitano” cantava Tommaso Primo, ma si sbagliava. Si chiamerebbe Rasmus, sarebbe nato a Copenaghen ma trasferitosi per una serie incredibile di circostanze a Napoli nella calda estate del 2025, e porterebbe sul petto un tricolore al posto della ESSE. Aggiunge il malcapitato Heggem alla personale collezione di difensori polverizzati nelle ultime uscite, spazzandolo via con l’abbacinante mix di velocità e forza. L’unico vero difetto che riesco a trovargli è la clausola rescissoria da 85 milioni (attivabile nel 2027): per quella data, sarà cifra troppo bassa.
Dieci alla danza tribale sotto il cielo di Riad di David. Non uscire da quel corpo Diego, con Neres che vive il fenomeno della metempsicosi, una trasmigrazione dell’anima, un riecheggiare delle imprese, un calco fedele della grandezza del D10S per portare al Napoli un nuovo trofeo. Posseduto, ispirato, estatico come un poeta consigliato da Muse che dettano un’opera che comprende l’eterna magnificenza del divino. È una notte di magia, sinestesia che miscela tutte le sfere sensoriali, sconvolge le capacità cognitive dinanzi alla stordente bellezza che lascia solo una possibilità: la dolce resa dei sensi. Cadono come birilli i difensori del Bologna, che rischiano le caviglie ad ogni sua sterzata. L’arcobaleno per stordirli, lo scavetto per annichilirli. Oggettivamente in uno stato di inviolabile grazia. Obrigado David.
Arturo Minervini puoi ascoltarlo ogni giorno in "Buongiorno Tutto Napoli" cliccando qui su RadioTuttoNapoli.net
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