I fantamilioni cinesi ed il doppio passo indietro: la nuova giovinezza di Marek

(di Arturo Minervini) - A essere giovani s’impara da vecchi. Così recita un vecchio adagio popolare, come sempre stracolmo di saggezza. Già, perché il tempo è un grande insegnante e di tempo in maglia azzurra Marek Hamsik ne ha passato così tanto, al punto da diventare uno di famiglia. Come in ogni famiglia che ci rispetti, è arrivata anche una tentazione che stava per mettere a repentaglio la stabilità dal rapporto: troppo facile lasciarsi ingolosire dai fantamilioni cinesi per non vacillare. Offerte faraoniche per Hamsik (12 milioni a stagione), molto meno per Aurelio De Laurentiis che non aveva nessuna intenzione di rinunciare al suo capitano per una cifra inferiore ai trenta milioni.
Cina già in archivio. Come una cotta estiva, che ti fa arrossire le guance ma non ti scalda il cuore, così il numero 17 ha messo nel cassetto il pensiero di chiudere la carriere in Oriente, mettendosi subito all’opera per iniziare un nuovo ciclo in maglia azzurra. Un ciclo nel quale Carlo Ancelotti lo ha voluto fortemente, come chiarito dallo stesso slovacco: "Mi ha chiamato tante volte mentre ero in Slovacchia e mi ha detto che mi voleva in squadra. Sono contento di questo e anche di essere rimasto”. Volersi e ritrovarsi, incontrarsi e conoscere: è successo questo ad Hamsik ed il Napoli ed ad Hamsik ed Ancelotti. Un nuovo rapporto che va ad instaurarsi su uno assolutamente collaudato, con i tifosi che hanno subito perdonato il capitano dopo queste tentazioni estive.
Un passo indietro, anzi due. Hamsik non ha mai provato ad avviare un braccio di ferro con il club, come avrebbero fatto tanti altri. Ha recepito la volontà di De Laurentiis, ha constatato l’assenza di offerte che potessero soddisfare il Napoli ed ha immediatamente chiuso il capitolo Cina. Un passo indietro, dunque, sul mercato, un altro in mezzo al campo andando a cambiare un’abitudine più che decennale.
Il Marek 2.0. Difficile immaginare un Hamsik fuori dalla sua posizione nel centro-sinistra nella mediana azzurra o, al limite, dietro la punta come nel biennio di Rafa Benitez. Con Ancelotti invece il centrocampista sta avviando quel percorso che sembrava essere già segnato, considerando le caratteristiche tecniche del ragazzo. Arretrare in cabina di regia per sfruttare tecnica e visione di gioco e combattere, perché no, i segni del tempo che possono limitare brillantezza e velocità in zona gol. Un esperimento che sembra dare i primi frutti, una trasformazione che sembra poter compiersi in maniera quasi spontanea. Un altro passo indietro per diventare, ancora una volta, un riferimento di una squadra che non ha mai fatto a meno di lui nell’ultimo decennio. E la storia pare, inevitabilmente, destinata a proseguire…
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