Da Zero a Dieci: la scelta sanguinosa di Reina, Hamsik da cedere, il ribaltone Sarri ed il top-player che fa impazzire le big

(di Arturo Minervini) - Zero ad un primo tempo in versione Emo. Un Napoli svogliato, privo di impulsi vitali, appollaiato sul ricordo di se stesso, senza riuscire mai ad avvicinarsi allo stesso. Nessun dramma, vista poi la svolta, semplicemente un post-it in stile Francesco Sole di una banalità disarmante: "Nessuno ti regalerà niente". Scoprirsi debole a tratti, è un incentivo per diventare più forte nella lunga distanza.
Uno come il gol subito, secondo in campionato. Disattenzione che arriva da calcio piazzato, dilemma dalla portata shakespeariana del tipo Amleto che questa volta incarna i suoi dubbi in Christian Maggio. Errore del singolo che penalizza il sistema e mette in discussione il dogma sarriana: Uomo o zona, questo è il problema… E chi risponde a questo insormontabile dubbio?
Due cambi che incidono sul corso della gara come un bisturi nella carne. Allan pennella per innescare la miccia che porta al gol di Mertens, Rog è il finanziatore puntuale di un’azione che manderebbe in tilt anche le palline di un flipper. Segnale di crescita anche per Sarri, che come un buon vino custodito gelosamente in cantina migliora anche in quei dettagli che l’avevano penalizzato lo scorso anno. Il suono morbido di un sughero che viene stappato dalla bottiglia ha il suono di un uomo che sta aprendo il suo cuore.
Tre reti all’Hellas, tre all’Atalanta per par condicio. C’è la ciclicità delle belle stagioni nell’attacco del Napoli, la pazienza delle onde di andare e venire in un attacco che onestamente pare incontenibile in questo momento storico. Troppo talento, troppa inventiva, troppa qualità condensata in pochissime metri. Non è una questione come difendono gli altri, è una sensazione di onnipotenza che nemmeno Jim Carrey in una “Settimana Da Dio”
Quattro gare stagionali e quattro sostituzioni. Le difficoltà di Hamsik si leggono in questo semplice dato statistico, in mezzo l’assist pesantissimo per Callejon a Nizza e tanti, troppi errori. Occasione propizia per il ritorno dei nemici, con gli scarponi pesanti e pochi argomenti se non quelli banalmente riciclati ad ogni momento negativo del capitano. Mettere in discussione Marek è come dibattere sul sesso degli angeli o sulle capacità di guida di una donna. Il capitano resta indiscutibilmente indiscutibile, per tutta una serie di fattori che solo un commentatore distratto può omettere. Giusto evidenziarne le prestazioni opache, ma non dilungatevi troppo con le analisi a lungo termine: “Dentro un ring o fuori, non c'è niente di male a cadere. È sbagliato rimanere a terra.” La cresta non resterà bassa ancora per molto…
Cinque minuti di puro istinto che si riversano sull’Atalanta come la forza di una cascata che nemmeno il Colpo segreto del Drago Nascente scagliato da Sirio il Dragone. Primordialità che si impone, la legge del più forte che si consacra su un campo da calcio andando oltre ogni tipo di tatticismo. È un meraviglioso massacro sportivo, spot da trasmettere in mondovisione dalle parti di Torino/Cercola/Catanzaro stava già celebrando messa prima della fine dei gioco. Non sottostimare il cuore di un campione. Figuriamoci di una squadra di campioni.
Sei secondi prima del gol aveva perso l’ennesimo pallone ed era probabilmente costato una decina di Ave Maria ad i tifosi più passionali. L’arte però non ha tempi prestabiliti, accade in maniera naturale, si manifesta quando meno te l’aspetti. Prima del minuto 61 la serata di Mertens era orribile quasi quanto una web tv di Lory Del Santo, poi la mutazione. Puntuale come il suono del campanello del padrone di casa che vuole l’affitto, Dries è al posto giusto per suggellare un rapporto ormai stabile e duraturo con il gol. “Gli umani dedicano la loro vita a ripetere cose, gesti e comportamenti che chiamano abitudini”. Questo ragazzo ormai proprio non riesce a non fare gol. C’è chi dice che l’abitudine uccide lentamente, in questo caso è una dolce eutanasia che si ripete ogni volta.
Sette milioni da Parigi al Napoli per Reina ed una crepa in un rapporto che sembrava impiantato nel terreno come le radici di una quercia secolare. Gli alberi però sono sordi al richiamo del dio denaro, gli essere umani invece no. Un dubbio che si è insinuato nella mente di Reina, come un parassita che finisce per seccare quelle radici che tanto sembravano solide. La vita è una scelta costante, mai come in questo caso bisogna decidere da che parte stare. Non contano le lacrime, le parole al miele sui social network. Contano i fatti, contano gli uomini. Contano le palle (scusate il francesimo, ma siamo in tema). Pepe ed Aurelio, guardatevi negli occhi e fate la scelta migliore. L’unico interesse superiore è quello del Napoli. Nessuno lo dimentichi. Gli uomini passano, le idee restano…
Otto ad un colpo di testa che è racchiude tutto il momento di Insigne. ‘Fa la cosa giusta’, come in un film di Spike Lee. Un credo che Lorenzo adotta con grande regolarità, senza paura dell’errore, senza pensare alle conseguenze. Come Re Mida, trasforma in oro ogni pallone che tocca, al punto da far sembrare tutto troppo semplice. L’assist per il gol di Mertens è di una bellezza stordente per la velocità con la quale il pensiero si abbina con l’azione, con l’occhio in visione periferica che nemmeno Solid Snake in Metal Gear. Il tutto non è un progetto troppo ambizioso per chi su un terreno di gioco mostra lampi di onnipotenza. Ce l’abbiamo solo noi Lorenzo Insigne. E dovremmo esserne orgogliosi.
Nove al secondo tempo del Napoli, ossimoro tangibile in contrapposizione ad una prima frazione da dimenticare. Il riscatto di un eroe ferito, accecato dal sangue che inizia a solcargli il fianco: c’è lo spirito affamato e funesto di Achille che va alla ricerca di Ettore dopo aver appreso dell’uccisione di Patroclo. Anche con la vista annebbiata dalla voglia di riscatto, il Napoli non perde le sue certezze. Riprende la strada virtuosa, dissemina bellezza su un campo da calcio come fossero note che trovano il giusto senso su uno spartito. L’esecuzione è celestiale, con quel pizzico di dannazione che la rende ancor più memorabile all’orecchio.
Dieci a quell’uragano biondo che fa impazzire il mondo. Ci hanno insegnato che l’arcobaleno nasce dopo i temporali, Piotr stravolge tutte le regole con quella parabola che parte dal suo destro ed è destinata all’infinito. Un gol come quello si è già liberato dalle catene del tempo. È ovunque e dovunque. E lo sarà per sempre. Ennesima dimostrazione che dove non arriva il sistema arrivano i singoli, la qualità, la stoffa pregiata. La struttura genetica di Zielinski è da conservare a futura memoria, un dna arrivato sul pianeta terra con un decennio di anticipo. Siamo di fronte al centrocampista perfetto, costruito in laboratorio in un universo parallelo ed irradiato dalla più grande forza motrice dell’umanità: l’amore del popolo napoletano. "L'evoluzione è possibile solo attraverso l’amore”, in azzurro questo ragazzo diventerà tra i primissimi al mondo.
Serie A Enilive 2024-2025
![]() |
VS | ![]() |
Napoli | Genoa |
Editore: TC&C SRL - Testata giornalistica
aut. Tribunale Napoli n. 4 del 12/02/2020
Iscritto al Registro Operatori
di Comunicazione al n. 18246
Direttore editoriale: Antonio Gaito
Direttore responsabile: Francesco Molaro
