ADL spiega la sua rabbia: "A Napoli gioco al massacro, altrove esaltano il Milan per il 2-2 al Lecce"

Aurelio De Laurentiis è entrato nel merito della rabbia per il trattamento mediatico nazionale e locale riservato al Napoli
23.10.2019 14:10 di Redazione Tutto Napoli.net  Twitter:    vedi letture
ADL spiega la sua rabbia: "A Napoli gioco al massacro, altrove esaltano il Milan per il 2-2 al Lecce"
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Nel corso dell'intervista odierna a margine del pranzo Uefa (clicca qui), Aurelio De Laurentiis è entrato nel merito della rabbia per il trattamento mediatico nazionale e locale riservato al Napoli: "Quando uno vede che qualcuno di fuori fa il gioco del massacro, non si sa con quale logica e con quale spirito, uno deve rimandare al mittente certe provocazioni. Il modo più estemporaneo, che può risultare colorito, ti 'libera'... Paladino della napoletanità? Perché io ci credo, credo nella napoletanità della mia famiglia che mi ha insegnato tantissimo, soprattutto il profumo di quella libertà intellettuale che è irrinunciabile, unica. Mi sento paladino di questa libertà e quando vedo qualche stolto che stupidamente vuol ferirla... Napoli è più di quel che si può pensare: è una filosofia di vita.

Non riscontro sempre onestà intellettuale. Oggi c'era un bellissimo articolo: il Milan ha fatto una modesta partita pareggiando 2-2 contro il Lecce che ci ha messo del suo. I giornali più importanti hanno esaltato il Milan come si deve fare per quei giornali che devono difendere Milano che è da sempre la capitale del calcio, allora tutti quanti, in questo modo, si schierano con il nord a sfavore del sud. Quando dopo 10 anni che siamo l'unica squadra che gioca in Europa, uno si sente considerato in base agli spazi dati al Napoli - ma non da Sky, perché le tv ci sono più amiche - ma uno viene trattato come provinciale ed allora uno si secca.  Io non trovo Napoli provinciale, ma che detta le regole. Uno può anche immaginare: ma allora devo comprare una squadra del nord? Ma mi sentirei traditore della napoletanità. Ma i napoletani si sono convertiti a questo discorso