I compagni dovrebbero donargli parte del loro ingaggio

Squadra, è un concetto nobile. Persone che si uniscono, che insieme fissano di raggiungere un obiettivo. Singole unità che provano a fondersi in un corpo unico, e non sempre il risultato è quello sperato. Semplicemente perché gli individui sono elementi soggetti alle leggi della chimica, le interazioni risultano più o meno difficoltose a seconda delle caratteristiche di ognuno.
La storia è piena zeppa di grandi individui che, come squadra, non hanno mai reso come le attese lasciavano presagire. C’è una verità nel pallone spesso dimenticata: il talento non può essere sommato, non è una banale addizione da fare con la calcolatrice.
Esistono calciatori che, seppur senza eccellere singolarmente, possono risultare determinati negli equilibri generali, per la capacità di donare ritmo e funzionalità ad ogni altro compagno che si trova ad agire nello stesso sistema. Tra questi v’è senza dubbio alcuno Diego Demme, medianaccio quasi vintage, non per questo meno affidabile nell’attualità.
Con lui in mediana il Napoli ha fatto il salto di qualità. Ha trovato intese, firmato armistizi di natura tecnico-tattica, risolto questioni pendenti e assuefatto il desiderio di tutti di sentirsi tutelati nelle due fati del gioco. C’è una vera e propria dipendenza dal numero 4 per questo Napoli, perché tutti traggono giovamento dalla sua presenza, dal suo moto perpetuo. Bisognerebbe che tutti gli destinassero una piccola percentuale del loro ingaggio, perché come influisce Demme nel concetto di ‘squadra’ lo fanno davvero in pochi.
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