Da 0 a 10: il labiale terrorizzato di Piotr, Spalletti invoca ADL sul mercato, il conto di Insigne e l’invito agli struzzi

Da 0 a 10: il labiale terrorizzato di Piotr, Spalletti invoca ADL sul mercato, il conto di Insigne e l’invito agli struzzi
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
lunedì 13 dicembre 2021, 13:01Copertina
di Arturo Minervini
Il Napoli cade ancora: seconda sconfitta consecutiva al Maradona, azzurri al quarto posto. Si fa male anche Elmas, Spalletti è preoccupato.

Zero agli struzzi, che affondano la testa nella sabbia. Qui non c’è da distruggere, ma analizzare, quello sì. Serve una profonda riflessione sulle fragilità emotive di questa squadra, che viaggia su schizofreniche impennate di entusiasmo e crolli depressivi che al confronto un cantante Emo affronta la vita trovando la gioia in ogni cosa. Questo Napoli lo conosciamo così bene, che ti bastano pochi secondi per capire che partita sarebbe stata. C’è la costante incapacità di azzannare certe gare o, peggio, la presunzione di poterle vincere a tuo piacimento. Il risveglio è amaro, come il fiele proprio.

Uno come un tempo regalato. E il tempo non puoi pugnalarlo così, perché quello sperperato si trasforma in lezioni che ti lasceranno lividi. Il tempo è permaloso, anche feroce, se si accorge che non gli stai dando l’importanza che reclama. Per i primi 45’ il Napoli gigioneggia, tiene la guardia bassa come il pugile spaccone che è convinto che prima o poi ti rifila il cazzotto che ti manda al tappeto. Le campanelle di ogni round hanno frugato certezze da quel pugile, finito sfiancato sulle proprie gambe. 

Due legni, perché poi quando gira male una spinta dalla Dea più vendicativa non arriva mai. Sono già 13 i pali in campionato 17 di campionato, dopo i 17 colpiti nello scorso torneo. Einstein definiva la follia come ‘il ripetere alla nausea la stessa azione aspettandosi dei risultati diversi’. Dovremmo pure iniziare ad aggiustare la mira, ma giusto di qualche centimetro!

Tre punti all’Empoli per un gol che merita un discorso a parte. Livello di sfortuna: Ben Stiller che in Tutti pazzi per Mary fa un incontro del terzo tipo con la zip dei suoi pantaloni. Con onestà, però, dobbiamo chiederci: le nostre valutazioni sarebbero cambiate fosse finita 0-0? Per quel che mi riguardo, no.

Quattro come il quarto posto che pare essere una terrazza con vista su un mare di rimpianti. È scivolato via il Napoli, masticando punto che si è perso come briciole quando sembravano pasti abbordabili. Forse dovrebbe seguirle quelle briciole, tracce di un’identità sbiadita anche a causa di assenze che sono più incisive di quanto si potesse pensare. Il ritorno di Anguissa è un primo check-point da cui ricominciare il gioco.

Cinque dita attorno al collo: questa la sensazione che ha costretto Zielinski ad abbandonare il match al minuto 22. Una mazzata ulteriore, si un Napoli già bastonato. ‘L’uomo più’ delle ultime settimane, che con lui: "In questa stronza di vita tutto può succedere!”. E invece perdi anche Piotr, che spoilera tutto ciò che verrà dopo: “Non respiro, non respiro” ripete il polacco terrorizzato. Stessa insufficienza d’ossigeno che colpirà metaforicamente i compagni. Speriamo davvero non sia nulla di grave. 

Sei gare e cinque punti raccolti. E come sempre i quadri li devi osservare da lontano, fare qualche passo indietro per comprenderne il senso più profondo. Le pennellate del Napoli sono diventate incerte, poco incisive, la mano non è più guidata da quella sicurezza che era tratto distintivo del tratto dell’artista. Perchè alla fine di questo si tratta: di artisti che con le loro capacità trasformano l’ordinario in straordinario. E questa squadra è stata decimata negli uomini e nel talento, puoi provare a piazzare delle copie ma il risultato non sarà mai lo stesso.

Sette chili in sette giorni come in un film. C’è da buttar giù una delusione che si fa zavorra, da alleggerire testa e gambe per indossare a Milano l’abito buono, una prima alla Scala posticipata di qualche giorno. Recuperare compattezza, buttar giù questa casa di Lego e trovare una nuova forma come suggerisce Ed Sheeran: "Ed è buio in un freddo dicembre, ma ho te che mi dai calore. E se sarai a pezzi, penserò io a rimetterti in sesto e a tenerti al riparo dalla furia di questa tempesta in atto”. Il Napoli ha bisogno dei napoletani, più che mai.

Otto presenze in campionato, la prima da titolare con l’Empoli. Ounas è la prova provata che “Tutto è veleno, e nulla esiste senza veleno” e che sia la dose a fare la differenza.  Adam è l’unico che ci prova, che si prende responsabilità che dovrebbero prendersi altri. Arriva un punto in cui però va oltre: bisogna lavorare sul dosaggio. Ma quanto è bravo il ragazzo.

Nove come novanta, come la paura che arriva dopo la gara pugnace col Leicester. In troppi vagano sulla trequarti offensiva come nella hall di Grand Hotel Budapest, affidando al caos il proprio destino. Ma le porte girevoli sono ingannevoli, sono come i cioccolatini: non sai mai cosa ti riservano. Porte che girano, tiri che non girano: se Insigne in campionato ha segnato gli stessi gol su azione di Montipò (o di chiunque altro sia ancora a Zero), vuol dire che quel conto prima o poi lo dovrai pagare. 

“Dieci uomini in meno, così è dura”. Spalletti non può nascondere una preoccupazione che c’è, è lampante. Rispedisce nel campo avversario le domande sul mercato: “A quello ci pensa De Laurentiis”, ma in fondo al cuore sa che se le cose non migliorano qualcosa bisognerà pur fare. È infastidito perché in qualche curva ha sperperato un vantaggio importante, si trova la quinta a soli 6 punti e comprende di aver poco margine d’errore. I sintomi sono diversi, la cura del lavoro potrebbe non bastare: Aurelio ci pensi seriamente, serve ossigeno.