Da 0 a 10: Napoli non degna di Lozano, il terzino riciclato, Spalletti boccia la richiesta di Mertens e l'imbarazzante bandiera bianca

Il Napoli cade con lo Spezia al Maradona: dopo l'Empoli un altro clamoroso ko interno per gli azzurri ancora senza gol...
23.12.2021 17:05 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Da 0 a 10: Napoli non degna di Lozano, il terzino riciclato, Spalletti boccia la richiesta di Mertens e l'imbarazzante bandiera bianca
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Zero tiri in porta. Lo Spezia vince con zero tiri in porta. Del tipo andiamo in guerra e vinciamo senza nemmeno sparare un colpo, senza nemmeno dire ‘guardate che vogliamo fare la guerra’. Semplicemente perché il Napoli sventola la sua bandiera bianca già prima che arrivi il nemico, una sconfitta che nasce ben prima che il nemico arrivi, che sarebbe arrivata a prescindere dal nemico. Al Maradona stelle senza luce, pezzi di fuoco spento. “Ognuno è fabbro della sua sconfitta E ognuno merita il suo destino”. Un Napoli sbiadito, non azzurro ma Celestino.

Uno il gol segnato nelle ultime tre gare, quello di Elmas a San Siro: il Napoli in 180 minuti con Empoli e Spezia non ha fatto gol e questo dato va oltre la sfortuna. È uno zero impietoso, che grida vendetta e non può essere ignorato. Era settembre quando Politano ha segnato l’ultimo (e unico) gol su azione, era il 3 ottobre per Lozano, quello di Insigne è datato 16 maggio. Le ali del Napoli sono diventate di cera come quelle di Icaro, si sono sciolte quando la situazione è divenuta scottante.

Due presenze consecutive. Qualche briciola di partita per Ghoulam che a sorpresa dichiara “Sono recuperato da un po’ di tempo, ora il mister sa che sta bene”. Riavere un Faouzi a buon livello sarebbe un grande affare (e una gioia per il cuore), ma la società non può più affidarsi a questo azzardo: a gennaio un laterale difensivo va preso. Quel terzino che doveva essere acquistato da 1513 giorni, da quando l’algerino si fece male col City. 

Tre giorni dopo, roba da impazzirci. Da non dormici la notte. Come possa essere tutto e il contrario di tutto questa squadra, a distanza di 72 ore, andrebbe studiato in qualche università americana. Distanti come poli opposti, la fame e la sete, come certi silenzi che gelano momenti che sembravano felici. Sbalzi d’umore che nemmeno Bridget Jones. E quando sale sulle montagne russe dell’emotività, finisce che prima o poi ti fai male.  

Quattro Cambi rispetto alla sfida al Milan. Resta fuori Elmas, che magari non era al meglio, ma poi entra e in venti minuti fa meglio di tutti. La grazia violata del gol è un principio intoccabile, che non può essere scalfito dalle aride logiche del turnover. In questo momento il macedone ha una marcia in più ed ha più palle di molti altri nel prendersi certe responsabilità. 

Cinque punti di vantaggio sulla Juve e lo scontro diretto da giocare a Torino. Il Napoli si è fatto recuperare 11 punti in 8 gare dalla squadra di Allegri e si è messo in una situazione scomoda, come viaggiare in metro su un piede solo e sapere che arriveranno altri scossoni. Sprecare un vantaggio simile è mancare di rispetto al lavoro che hai fatto prima, come essere in fuga in una tappa del Giro d’Italia e fermarsi ad un bar a comprare un gratta e vinci. Ha smesso di determinare il suo destino il Napoli. A Torino tornate a bordo ca**o.

Sei gol in stagione, più di tutti nella storia del Napoli. Sei sotto in casa con lo Spezia, non hai altre punte in panchina e tu che fai? Togli Mertens? No, Ciro non lo togli. Non puoi toglierlo. Non ha senso toglierlo. Una scelta che Spalletti rivendica nel dopo gara: una scelta errata. Perchè in una squadra in cui in molti fanno fatica segna nessuno, Dries lo tieni in campo perché sai che prima o poi qualcosa arriverà. Meglio innaffiare una pianta che sai non ti darà mai fiori, o proteggere uno dei fiori più belli che hai mai avuto. Nella settimana in cui Mertens aveva dichiarato ‘Vorrei giocare di più’, quello di Spalletti sembra essere un capriccio.

Sette metri di porta spalancata, con infinite possibilità e infiniti nuovi orizzonti. Lozano si paralizza dinanzi alla lotteria della vita, imbocca il bivio della perdizione facendo la cosa peggiore possibile. Si fa divorare dalla fretta, dalle responsabilità, dall’instabilità di un pensiero che percorre strade sbagliate da troppe settimane. Con sette metri di porta spalancata, uno che ambisce a qualcosa di più del Napoli, deve mettersi una benda sugli occhi, cantare l’inno americano come Beyonce al Super Bowl del 2004, risolvere un cubo di Rubik in 6 secondi netti, cucinare un piatto stellato e poi, nel tempo che gli rimane, depositare senza affanni quel pallone sul fondo della rete. Altrimenti no, caro Lozano. Non meriti più del Napoli. E Napoli non merita un attaccante che sbaglia un gol così. Sveglia!

Otto punti nelle ultime otto e c’è una cosa che indietro non torna: il tempo e le occasioni sprecate. Il Napoli si è buttato un pochino via, ha smarrito quella solidità che sembrava il claim del nuovo ciclo Spalletti e si è riscoperto maledettamente fragile. Non v’è soluzione di continuità con le debolezze croniche di un gruppo che, quando il gioco di fa duro, a volte smette di giocare. Un eterno ritorno alle proprie incompiutezze, senza guardarsi allo specchio e provare davvero a risolvere il problema. E quando fai così ‘Vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso E credo che da te non ci scappi nemmeno se sei Eddie Merckx”.

Nove al girone d’andata. Con tutti i rimpianti di questa coda velenosa, cerchiamo di tenere una visione di insieme. Sono successe così tante cose, accalcate in un lasso temporale ristretto, che c’era il rischio di finire proprio fuori strada. Koulibaly, Osimhen, Fabian, Insigne non sono regali che ti puoi concedere a cuor leggero. È un conto che poi devi pagare. Si gira la boa a quota 39 punti, l’obiettivo dovrà essere migliorarsi e scavallare gli 80 a fine campionato. 

Dieci a nessuno. Perchè nelle difficoltà il margine d’errore si riduce, tutti sono chiamati a dare qualcosa in più. A fare scelte intelligenti, a non lasciarsi attrarre dalla tentazione di mettere il proprio ego davanti al bene comune. E in questi due clamorosi scivoloni interni con Empoli e Spezia tutti hanno preso decisioni schizofreniche, che sono così lontane da una squadra che vorrebbe essere grande ma, puntualmente, si ritrova a fare i conti con la paura di esserlo.