Da Zero a Dieci: i razzisti sfigati ed impuniti, Reina risponde a Bargiggia, la denuncia di Wanda Nara e quell’infortunio maledetto

22.10.2017 10:50 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Da Zero a Dieci: i razzisti sfigati ed impuniti, Reina risponde a Bargiggia, la denuncia di Wanda Nara e quell’infortunio maledetto
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

(di Arturo Minervini) - Zero reti subite, come nella trasferta sul campo della Roma e nella gara interna con il Cagliari. Ogni volta che si fa un’analisi, bisognerebbe prendere uno shuttle ed esaminare il tutto dall’alto, altrimenti si corre il rischio di essere limitati dal proprio campo visivo. Nelle pieghe del pareggio con l’Inter non può invece essere messo in evidenza un dato che certifica la crescita più incoraggiante di questa squadra, perché come dimostra lo scorso anno per vincere non basta aver il miglior attacco. #latopositivo

Uno il cambio avvenuto in ritardo di Ounas. Il trio in avanti è stanco, è evidente e normale che lo sia, il Napoli non sfonda ed in panchina c’è quel ragazzino irriverente del ’96 che freme. Sarri aspetta fino all’80 per dargli spazio, iniezione di adrenalina che probabilmente sarebbe servita, atto di coraggio che avrebbe lanciato anche un segnale alla rivale. Maurizio non si può discutere, ma nella scelta delle sostituzioni con l’Inter non ha vissuto la sua fase di ispirazione più elevata. “Il cambiamento è il processo col quale il futuro invade le nostre vite”. A volte bisogna andargli incontro però…

Due punti di vantaggio sull’Inter. Quasi un miracolo. Per l’Inter. Come possa la squadra di Spalletti essere nella scia del Napoli lo spiega la manona di Handanovic al ’90, altra porta in faccia chiusa alle speranze di Mertens. Oltre le analisi formali, i panegirici da quattro soldi sulla compattezza e bla bla bla, credere che questa Inter possa arrivare davanti al Napoli è pensiero che trascende ben oltre i limiti della fantascienza. Quando la ruota girerà, ne riparleremo caro Lucky, nel senso di fortunato, Luciano.

Tre…dici vittorie consecutive a cavallo dei due campionati. Come un Garibaldi che giganteggia tra due mondi, passato e presente, il Napoli aveva inanellato questa striscia incredibile con una costante irripetibile: aver dominato tutte queste gare. Elemento che appartiene anche alla quattordicesima sfida, nonostante il tabellone finale dica 0-0. La “non vittoria” era un sapore che questa squadra aveva forse il bisogno di provare, un antibiotico che sarà utile per il futuro. Imparare a limare piccoli errori sarà una lezione fondamentale per il futuro, una pillola di amaro che nella vita può diventare uno stimolo per fare ancora meglio. Non è nella natura delle grandi imprese l’esser raggiunte senza ostacoli.

Quattro sfigati che incitano al Vesuvio, tutti insieme, dentro una gabbia. Una scena imbarazzante, pochezza umana concentrata in pochi metri quadrati che urla la propria ignoranza senza vergogna. Il razzismo al contrario contro i napoletani prosegue, come se ci fossero categorie da proteggere di serie A ed altre che non meritano tutela. Francamente, i cori di quattro sub-umani bardati di nerazzurri non possono scalfire il nostro orgoglio, ma l’incapacità delle Istituzioni del calcio a porre fine al problema raccontano l’ennesimo fallimento di chi gestisce un paese allo sfascio. In tutto questo, “io continuo a pensare che Napoli rappresenti l’ultima speranza del genere umano”.

Cinque e poco più. La gara di Mertens non arriva alla sufficienza, nella mente ancora quel pallone da calciare a pochi passi da Handanovic dopo il primo tiro di Callejon: maledetta lucidità, che si fugge tutta via. Impensabile pensare che Dries possa giocare tutte le gare, ancor di più lo è ritenere che possa avere sembra la stessa efficacia. La verità è che l’infortunio di Milik è un problema grande, una sfortuna che Arek ed il Napoli non meritavano. L’Inter ha chiuso la fascia centrale, concedendo il cross al Napoli. Immaginate come sarebbe cambiato il tema tattico della gara se Sarri avesse avuto il suo ariete? 

Sei alla lucidità di Reina che usa la diligenza del buon padre di famiglia a metà ripresa lanciando un messaggio criptato ai suoi. Il Napoli avverte un piccolo calo fisico, l’Inter sembra avere più benzina. Qualche azzurro appoggia le mani alle gambe per rifiatare, Pepe dalla porta scruta la situazione. C’è una rimessa dal fondo da battere, il San Paolo spinge ma lo spagnolo capisce che è il momento di perdere qualche secondo. L’animo bellicoso appartiene ai giovani, la capacità di vincere le guerre è degli esperti. Un Napoli immaturo avrebbe spinto sull’acceleratore magari fino a non averne più, rischiando poi la beffa finale. In Italia si chiama crescita. A Napoli si chiama cazzimma (speriamo Bargiggia non si offenda per il termine).

Sette ad Albiol appostato sulla linea di porta sul tocco di Vecino. Ultimo baluardo lo spagnolo, celebrato sempre troppo poco rispetto al rendimento. Annulla Icardi come fosse lo strumento gomma di Photoshop, lasciando un enorme nulla nella serata di Maurito. Cinico come il memorabile protagonista del film di Woody Allen ‘Basta che funzioni’, Raul è un lucido conoscitore delle dinamiche di campo, anticipatore di eventi con una infinita conoscenza del gioco che mette a disposizione della squadra. “Vedi, io sono l'unico ad avere una visione d'insieme, ed è per questo che mi chiamano Genio”.

Otto vittorie ed un pareggio: ad agosto non avreste firmato con il sangue? Chi ha detto no esca immediatamente da questo articolo! Chi ha detto si resti e si consoli guardando una classifica che vede comunque il Napoli in testa. Lo scudetto non andava vinto ieri sera, ma ieri sera abbiamo avuto la conferma (se mai servisse) che questa squadra è da scudetto. Lo è per tanti elementi, perché ha un’identità che la rende granitica come avesse la struttura chimica di un diamante. E come un diamante riesce a brillare anche quando non vince. D’altronde, un diamante è per sempre…

Nove uomini dietro la linea della palla, Icardi abbandonato come Tom Hanks in Cast Away senza nemmeno un pallone per amico, al punto che Wanda ha presentato denuncia per smarrimento. Lo specchio del nostro campionato è questo: la seconda in classifica che arriva ad erigere la muraglia cinese (omaggio alla loro proprietà) affidandosi a qualche sporadico contropiede. La distanza cultura ed ideologicia sul terreno di gioco è abissale, palese come una bugia smascherata dalle spunte blu di whatsapp. Bisognerebbe dire grazie a questo Napoli, tutelare Maurizio Sarri, dargli una medaglia al valore per quello che sta facendo per un calcio agonizzante sul piano delle novità. 

Dieci a chi è allo stesso tempo anche un po’ arrabbiato. Perché bisogna averla questa cattiveria per vincere, perché l’autocritica nella vita è una benzina che ti porta ad arrivare lontano. Perché adesso a Genova tutti vogliamo un Napoli con l’occhio della tigre che nemmeno Rocky Balboa. Perché quest’anno non bisogna mollare mai nulla, nemmeno un centimetro. “Un centimetro… è piccolo, ed è fragile, ma è l’unica cosa al mondo che valga la pena di avere. Non dobbiamo mai perderlo, o svenderlo, non dobbiamo permettere che ce lo rubino”. V per Vendetta.