La notte (strepitosa) di Giuda e le lacrime dei napoletani: era il 14 maggio 2016…

14.05.2020 16:54 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
La notte (strepitosa) di Giuda e le lacrime dei napoletani: era il 14 maggio 2016…
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

(di Arturo Minervini) - Le storie più belle sono quelle che si lasciano ai nipoti, come un’eredità da custodire nel cuore. Storie che si deformano, che assumono sembianze differenti da quella originaria. Certe notti nella testa entrano in un modo, poi il tempo aggiunge eventi e scelte che ne mutano le sembianze. 

La notte del 14 maggio 2016 pioveva. C’era elettricità nell’aria, un’attesa crescente per un traguardo da raggiungere. Al San Paolo c’era Napoli-Frosinone e Gonzalo Higuain decide di prendere il libro della storia del nostro calcio e scriverne un capitolo esaltante, di cui ancora si fatica a comprenderne la reale magnificenza. Trentasei reti rappresentano una nuova vetta mai raggiunta da un bomber, una bandierina fissata nel terreno dell’immortalità. 

Non ditelo a nessuno. I racconti di cui si è gelosi, a volte vanno bisbigliati per tenerli stretti. Da padre, in figlio, col calore di un ricordo a fare da coperta. Non ditelo a nessuno, che qui abbiamo visto il più grande cannoniere (lo dicono i numeri) della Seria A in una singola stagione. Non ditelo a nessuno, che nella notte della pioggia torrenziale, Gonzalo si è preso tutto l’Impero ed ha scacciato via le ombre del passato. Stoppare un pallone di petto, fissarlo mentre sembra far parte di una normale azione di gioco, e trasformale nella copertina perpetua della propria grandezza. Ogni volta che si parlerà di gol, di attaccanti, di giocate epiche, da sabato in poi, si penserà ad Higuain ed alla sua parabola che lo ha  reso leggero come il volo di una farfalla che vive le poche di vita in scoperta perenne.

Il record del Pipita, quello di una squadra esaltante di cui Higuain rappresentava una sorta di sineddoche. L’atto finale di una trama avvincente, il risolutore all’interno di una strategia ammaliante. Certi ricordi appartengono al popolo. Ne rivendicano la proprietà, si slegano dai protagonisti perché fluiscono nel racconto popolare. 

Il record è di Napoli, del Napoli. Di una squadra che accarezzava l’arpa e produceva musica che accarezzava l’anima, di un tecnico che ha poi fatto scelte simili a quelle di Gonzalo. Il tradimento si muove su una sfera parallela a quella dei ricordi calcistici. Cambiano le valutazioni sugli uomini, non possono mutare le sensazioni vissute in quei momenti. Perché quella notte, la notte del 14 maggio 2016, c’era una pioggia che si era mischiata alle lacrime di gioia per un’impresa come nessuno mai nel nostro calcio. 

Le storie più belle sono quelle che si lasciano ai nipoti, come un’eredità da custodire nel cuore. Storie che si deformano, che assumono sembianze differenti da quella originaria. Certe notti nella testa entrano in un modo, poi il tempo aggiunge eventi e scelte che ne mutano le sembianze. Il record del Pipita, quello di una squadra esaltante di cui Higuain rappresentava una sorta di sineddoche. L’atto finale di una trama avvincente, il risolutore all’interno di una strategia ammaliante. Certi ricordi appartengono al popolo. Ne rivendicano la proprietà, si slegano dai protagonisti perché fluiscono nel racconto popolare. Il record è di Napoli, del Napoli. Di una squadra che accarezzava l’arpa e produceva musica che accarezzava l’anima, di un tecnico che ha poi fatto scelte simili a quelle di Gonzalo. Il tradimento si muove su una sfera parallela a quella dei ricordi calcistici. Cambiano le valutazioni sugli uomini, non possono mutare le sensazioni vissute in quei momenti. Perché quella notte, la notte del 14 maggio 2016, c’era una pioggia che si era mischiata alle lacrime di gioia per un’impresa come nessuno mai nel nostro calcio.

Un post condiviso da Arturo Minervini (@arturo_minervini) in data: 14 Mag 2020 alle ore 3:02 PDT