Non ce la porterete via

31.10.2019 20:40 di Redazione Tutto Napoli.net  Twitter:    vedi letture
Fonte: Gennaro Di Finizio
Non ce la porterete via
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Siamo ancora qui, a leccarci le ferite. Il campionato italiano, vittima (o fautore) di uno spettacolo senza precedenti, un 'horror movie' che avremo voluto evitare, nonostante la festa di Halloween incombesse di li a poche ore. 

Ancora una volta i tifosi del Napoli si sono ritrovati vittime di un calcio che non trova pace e che non dà pace a chi vorrebbe semplicemente godersi con spensieratezza quello che è lo sport più diffuso al mondo, capace di regalare gioie e dolori. Ieri, però, il colpo inferto è stato forte, evidente e profondo. Non è il primo caso, sia chiaro, eppure ogni volta sembra sempre più dura da digerire, un boccone sempre più grosso ed amaro da mandare giù. 

Gli anni passano, cambiano le regole, i giocatori vanno e vengono, i soldi continuano a fruire in maniera copiosa e densa, eppure sembra sempre ci sia un marchio indelebile, che ritorna di campionato in campionato e nella memoria a breve termina ci riporta subito a San Siro, e poi a Firenze. Ce ne sono state altre, tante. Ma sembra difficile abituarsi alla mediocrità di un sistema che non va, non funziona. Una casta, quella arbitrale, riluttante nell'ammettere le proprie colpe, sempre pronta a puntare il dito contro giocatori, allenatore e presidenti. Così la squalifica di Ancelotti emersa nel pomeriggio è l'emblema di questa scarsa propensione all'autocritica da parte dei piani alti dell'Aia, è di questo che in fondo parlava ieri il presidente De Laurentiis. 

Il Napoli, dunque, è uscito ieri dal San Paolo con un'amare consapevolezza: il campionato non si combatte soltanto sul rettangolo verde, ma ci sono pedine da muovere anche in altre sedi, ragioni da far sentire anche al di fuori del campo. Serve rispetto, per tutti. Tanti, troppi i soldi che animano il mondo del calcio e che non possono permettere di negare ad un club, in questo caso il Napoli, il regolare svolgimenti di un gioco, ub club che non chiede altro che professionalità ed applicazione di un regolamento che c'è, di uno strumento (il Var) che esiste e che va usato su una scala di giudizio uguale per tutti.

Il campionato non è finito, sia chiaro, ma probabilmente ne è cominciato uno nuovo. Ora la Ssc Napoli, in tutte le sue componenti sportive e non, sa che per restare in quell'Europa che conta servirà combattere a 360°, servirà compattezza, sguardo alto e consapevolezza: il calcio è (forse) morto, Napoli non ancora.