Da 0 a 10: l'impietoso paragone per Lucca, la frase scritta nello spogliatoio, l'attentato al ragù di Olivera e l'incredibile dato sulla difesa

Zero clean sheet senza Rrahmani. Solo nelle due gare di agosto con Sassuolo e Cagliari, le uniche sin qui disputate da Amir, il Napoli non ha preso gol. Il dato è significativo, non solo dell’importanza del kosovaro, ma di quanto la squadra stia pagando questo processo di mutazione, ancora lontano dal completamento. La difesa è l’appiglio sicuro di Conte, la pietra filosofale del suo credo calcistico. Se viene a mancare quel presupposto, tutto diventa più fragile come una Casa di Carta. Vuoi vedere che il Professore di questa squadra è proprio Rrahmani?
Uno il gol segnato al 93’, le sedie lanciate dai balconi, le grida arrivate fino agli attici che si sono poi mozzate dinanzi a tre parole: Check in corso. Diciamocela tutta, sembrava di assistere ad una delle fiction turche su Canale 5 al pomeriggio. Quella vana gloria, quel momento di incontrollata euforia ha rappresentato l’unico sussulto di una gara di una noia mortale. Meglio aver amato e perso, che non aver amato mai. Almeno ci siamo illusi per qualche secondo, in quel deserto di emozioni che è stato Torino-Napoli.
Due sconfitte in campionato, prima delle sfide di Champions con Sporting e Psv. Due indizi non fanno ancora una prova, ma almeno una chiacchiera da bar sì. L’Europa è in questo momento una tentazione, o meglio una pulsione che la squadra ancora non riesce a controllare, con lo stesso Conte che deve accettare il cambiamento di stato e gestire meglio i corpi dei suoi uomini (affaticamenti ormai costanti). L’esempio Di Lorenzo rende immediatamente chiaro il discorso: il capitano non può giocarle tutte.
Tre squadre in vetta, in attesa di Juve e Milan. Facciamo finta che abbiamo scherzato insomma, sette giornate a raccontarsi due storielle per poi ritrovarsi tutti insieme ai nastri di partenza. Sarà il campionato dell’equilibrio? Ancora presto per dirlo, ma una considerazione va fatta sulle rivali: l’Inter resta la più forte e vera favorita al titolo. La squadra è strutturata e Chivu ha avuto il merito di non stravolgere certi equilibri, la rabbia accumulata per lo scudetto vinto dal Napoli lo scorso anno può dare al gruppo una motivazione in più. Occhio.
Quattro centrocampisti anche senza i fantastici quattro. Forzata, e troppo conservativa, la scelta di usare Spinazzola da esterno alto (con l’inguardabile Olivera basso) quando si poteva dare un’occasione a Lang dal 1’. La storia delle ‘femmine belle’ e del coraggio riecheggia in alcune situazioni, soprattutto quando il risultato non ti premia. Conte dice che spesso giochiamo 4-3-3, ma non sono i numeri a fare la fase offensiva di una squadra ma le caratteristiche di chi gioca. Abbiamo controllato il codice penale e, pare, non sia ancora reato giocare con due esterni pure d’attacco.
Cinque in pagella allo spaesato Lucca, in questo momento a disagio nell’attacco del Napoli come un francese alle prese con la recensione di un Bidet. Arrivano pure pochi palloni per Lorenzo, ma quei pochi diventano facile preda degli avversari, con i 202 centimetri che Madre Natura gli ha donato mai utilizzati per difenderli. Se ti arriva l’occasione di giocare titolare, quell’occasione la devi sfruttare. Manca il fuoco dentro ai suoi occhi, sembra prevalere più la paura. E la paura è una catena, che non ti porta mai troppo lontano. Liberati Spartaco. In questo momento il confronto con Hojlund.è impietoso.
Sei Olivera, ti arriva un pallone solo da spingere in porta a due passi dalla porta, ma tu ritieni l’opzione troppo banale. Potresti andarci col destro, ma non fidi, così il colpo di genio: provo col sinistro un tocco di esterno che a confronto la Trivela di Quaresma era poca roba. Risultato: disastroso. In quel preciso momento, avremmo dovuto capirlo, il nostro week end era stato irrimediabilmente compromesso. Il ragù ha smesso di pippiare e Mathias ci ha condannati ad una domenica oscillante come un pendolo tra disperazione e “mannaggtuttcos”.
Sette assenze pesanti: Rrahmani, Lobotka, McTominay, Hojlund, Lukaku ed in parte Politano e Buongiorno, subentrati solo a gara in corso.Un prezzo da pagare probabilmente troppo alto in questo momento, considerando l’incidenza delle alternative a disposizione. “Dipenderà dai tempi di inserimento dei nuovi” dice Conte, che quei nuovi che in molti casi (quasi tutti) li ha scelti. E su quegli uomini deve metterci mano, trasmettergli fiducia e idee tattiche, nuove soluzioni per farli trovare a proprio agio. Non esiste grandezza senza una squadra che ti creda, anche quando tu smetti di farlo. Se non ci credi tu, Antonio, non ci crederanno mai neanche loro.
Otto alla caparbietà di Spinazzola, che fino alla fine ci ha provato a ribaltare gli esiti di una gara nata male e finita peggio. Leo ha gamba, dribbling e non ha paura di prendersi responsabilità al tiro: in questo momento è un leader tecnico di questa squadra. Da esterno alto, però, perde l’imprevedibilità che ha, invece, arrivando da dietro quando nessuno se l’aspetta. Può essere un’opzione importante anche per far rifiatare capitan Di Lorenzo. Manca solo che si appenda da un palazzo all’altro lanciando ragnatele e potrebbe pronunciare la frase “Il vostro amichevole Spider-Man di quartiere”.
Nove gare complessive in stagione e sono già tre le sconfitte. La vittoria è un muscolo che va allenato, la sconfitta è il più grande parassita che esiste in natura, quello del dubbio. Che quando ti entra in testa, germoglia in fretta piante che emanano tossine che non vanno respirate. Il dubbio, però, è anche un grande insegnante, può mettere in discussione metodi che credevi efficaci e che, invece, non lo sono più. “È men male l'agitarsi nel dubbio, che il riposar nell’errore” andrebbe scritto sulle lavagne a Castel Volturno: forse è il tempo di lavorare anche su altre soluzioni tattiche.
Dieci a Simeone, ad una reazione tremendamente umana a due occhi che non possono mentire. Segna e sa di aver pugnalato una parte di sè, Elmas manda alle stelle nel finale e si mette le mani in faccia quando in realtà, seduto sulla panchina del Torino, avrebbe dovuto esultare. Giovanni ci ama come in pochi ci hanno amato. Il suo amore è l’unica cosa da mettere in valigia nel viaggio di ritorno da questa sfortunata trasferta in terra sabauda.
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