Da 0 a 10: la notizia incredibile su Osimhen, la differenza tra Spalletti e Gattuso, la macchia sul mercato e la svolta Ounas

Da 0 a 10: la notizia incredibile su Osimhen, la differenza tra Spalletti e Gattuso, la macchia sul mercato e la svolta Ounas
17.09.2021 18:03 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Da 0 a 10: la notizia incredibile su Osimhen, la differenza tra Spalletti e Gattuso, la macchia sul mercato e la svolta Ounas
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Zero al peccato originale, che resta sullo sfondo al termine di una notte meravigliosa. Ma c’è. Esiste. Persiste. Sopravvive. Come la Macchia Umana di Philip Roth: una traccia, l’impronta che non si cancella. Quel terzino sinistro, quel maledetto terzino sinistro che andava comprato in estate, poi quella prima ancora e poi quella prima ancora. Un perseverare ottuso, azzardato, insensato che ogni volta bussa alla porta per chiederti il conto. Follia.

Uno l’assist, delizioso, di Politano. Entro con qualità e intensità nel match, ha assimilato il doppio ruolo senza grossa fatica: può essere titolare o subentrante, non gli cambia nulla. Quel piede è sempre in forno, caldo e croccante per accontentare ogni palato. Maturazione importante per Matteo, che in silenzio sta diventando uno dei riferimenti tecnici di questa squadra.

Due reti, che potevano essere sei o forse sette. Spostando l’attenzione sulla parte mezza vuota del bicchiere, ci sono tiratine d’orecchio sparse per una mancanza di incisività che non è certo nuova da queste parti. Zielinski, Lozano e Osimhen (nel primo tempo) si iscrivono al campionato di Ass 'e mazz: una gara a perdere, a chi sbaglia di più come nella variante napoletana del tressette. La testa, parte tutto dalla testa. Dare ad ogni momento l’importanza solenne dell’ultima occasione, un senso del fatalismo che manca da sempre a questa rosa. 

Tre in pagella a chi vuole confinare come un mero rimpianto una prestazione eccellente. In terra inglese le squadre italiane da anni collezionano solo figuracce, affidandosi per lo più al credo della palla lunga e pedalare. Al King Power Stadium è andato a dominare, ma non è stata sfacciataggine, no. È stata organizzazione, convinzione, metrica che scorre fluida sul foglio. Nulla affidato al caso, il determinismo che si fa presente, l’uomo che costruisce mattone per mattone la sua piramide. 

Quattro dietro e Anguissa che a tratti regge da solo la mediana. Non c’è estetica che resta vana, c’è sostanza che si fa muscolo, sudore, intervento anche ruvido. Il nuovo acquisto conferma le sensazioni dell’esordio, di una compatibilità elevata con il resto del sistema. Organo che non teme il rigetto nel corpo di questo Napoli. E può solo migliorare. 

Cinque cambi: la più grande rivoluzione del calcio moderno troppo sottovalutata. Spalletti sfrutta a pieno la nuova possibilità, incide col bisturi della sorpresa sulle carni di un Leicester prima intontito, poi tramortito, infine mandato al tappeto. Qualità della rosa e gestione della stessa: fino a questo punto su questo tema Spalletti, paragonato a Gattuso, è uno scienziato della panchina. La storia non si inventa. E nemmeno le carriere…

Sei e mezzo allo spagnolo che pare Almodóvar. Entra in cabina di regia Fabiàn, così a suo agio nella ‘Pelle che abito’. Un corpo funzionale alle visioni della mente, una tecnica che consente di gestire situazioni estreme con una calma apparente che sembra quasi indolenza. È la forza di chi ha ricevuto da madre natura doni speciali, entrando nelle scene più importanti con la capacità di indirizzarne la buona riuscita. Destino forte, come piace a Luciano.

Sette alla prova migliore della stagione. Ad un Napoli che mette alle corde il Leicester e pure le chiacchiere della vigilia. A Rrahmani che si conferma alternativa di livello e forse qualcosina di più, a Ounas che quando entra in campo inizia a dribblare avversari come fosse il joypad di se stesso in un videogame, funambolo che avanza nella stessa direzione della squadra. E  questa la svolta di Adam, che ora può ambire con cognizione di causa ad una maglia da titolare nelle prossime gare. Da mezzo giocatore a giocatore sempre nel mezzo dell’azione. Che fantastica storia è la vita. 

Otto a Lucianone. Che saltella, sbraita, studia, legge, corregge, rilegge, ricorregge. C’è una partita dentro una partita, un mondo che ha dentro un altro mondo nei 95’ giocati accanto ai suoi ragazzi. Nessun grado di separazione tra tecnico e squadra, una fluida mescolanza di energie e di idee. Sono passate poche settimane, ma questo è già il suo Napoli. La sua squadra. La sua cocciutaggine. È Leonida che può contare sulla fedeltà dei suoi 300, condurli senza avere il timore di perderne qualcuno per la strada. Ferrea volontà e l’annuncio di una nuova era ‘perché questo giorno è vostro e lo sarà per sempre!’

Nove punti in tre gare, dal bianconero Juve, al Leicester fino a Udine. È il test d’ingresso della mentalità quello della Dacia Arena, il banco di prova della tenuta emotiva di una squadra che è chiamata a tenere alta la concentrazione contro avversario sulla carta meno stimolante. Ma i campionati non si vincono nelle imprese eccezionali, ma nella semplicità di una trasferta di Udine giocata come una finale di Champions. 

Dieci all’estasi mistica di Victor, che ascende letteralmente ad un livello superiore: è l’anabasi che si fa catarsi, la potenza fisica che diventa arte plastica. Osimhen divora ogni pezzetto di campo, non accetta la possibilità di non poter arrivare su ogni pallone. Spazza via ogni convinzione sulla gara con un'esplosione di potenza che è un lampo di bellezza sportiva, Victor domina ogni elemento, si accartoccia e poi riesplode come in occasione del primo gol. Il caos che si fa legge, il buco nero che inghiotte e poi si riespande. La notizia più incredibile? Che abbiamo visto solo un pezzettino di quello che potrà diventare. A breve.