Guido Clemente di San Luca a TN - "Alcune critiche improduttive, provo a spiegarne il motivo"

Guido Clemente di San Luca, Ordinario di Diritto Amministrativo, Università della Campania Luigi Vanvitelli, ha analizzato per Tuttonapoli il momento in casa Napoli.
Continuo a dissentire. Ed aumenta il numero dei commenti, anche di amici, che trovo del tutto fuori luogo. Mi conforta, per sopravvivere, il ricordo del sacerdote che contribuì a formarmi: 'Quando nella vita tutti diranno che sei pazzo, ricordati che allora sarai nel giusto!'.
Ho trovato condivisibile l’osservazione di Azzi: 'Le squadre in emergenza usano la sciabola, non il fioretto. Il Napoli si specchia invece nel talento – troppo spesso effimero – dei suoi leader: di cui i compagni seguono il cattivo esempio'. Mi pare una critica costruttiva. Come, in parte, quelle di Varriale, il quale – sebbene dicendo che ha giocato una 'gara disastrosa' e che Osimhen e Lobotka sono stati 'imbarazzanti' – ha riconosciuto che il Napoli 'non è arrivato nella miglior condizione a causa di un numero elevato di assenti'. Ha sì asserito che 'questo non giustifica una prova senza colore e priva di carattere'. Ma ha anche onestamente ammesso che nel 'secondo tempo ha giocato un po’ meglio, e forse un gol lo avrebbe anche meritato'. Non ha escluso che ancora ce la si possa fare, pur considerando necessaria 'una prestazione straordinaria per ribaltare' il risultato, che vede improbabile perché sembrano mancare 'cuore e spirito'. Infine ha osservato, con equilibrio e misura, che il Napoli difetta di personalità e che 'gli errori individuali sono una costante', ma che comunque 'mettere in discussione l’allenatore ed il direttore sportivo ha destabilizzato l’ambiente', concludendo che, 'se Gattuso recupera tutta la rosa', ci può essere una svolta e 'competere per i primi quattro posti'.
Per il resto, invece, chi già aveva espresso rabbia ha rincarato la dose (essendosi dovuto contenere, solo per forza di cose, dopo la vittoria con la Juve). A costoro sono andati aggiungendosi altri, alcuni dei quali – confesso – mi hanno sorpreso.
Fra i primi, ci sono i giustizialisti ultrà (incredibilmente dalle colonne dell’unico quotidiano sportivo del Mezzogiorno), che si esibiscono nello spargere veleno su Lobotka ed Osimhen, e naturalmente su Gattuso, spacciando il loro racconto come ‘la’ verità e quello del mister come una fantasia. Ringhio prenderebbe 'in giro i tifosi', ai quali – ne sono certi – non sfugge che i fatti sono come li raccontano loro, unici oracoli del Signore. Discettano di 'modello tattico' senza spiegare a cosa si riferiscano. E, compiacendosi dell’autoriconosciuto ruolo di oracoli, sentenziano che la squadra ha bisogno di cambiare la 'guida tecnica', giacché così mai potrà 'andare in Champions'; che il Napoli 'sa bene' che Gattuso non è 'l’uomo giusto'; che abbiamo rinunciato, non solo al 'gioco', ma pure ai 'risultati' e alla 'voglia di combattere'. Poi v’è chi ha dichiarato che un Napoli così brutto va oltre ogni 'immaginazione', che addirittura gioca in maniera 'scandalosa', che la prestazione è stata 'indecente', che il calcio di Gattuso è una 'sbobba insopportabile' e i nostri sono 'campioni del mondo' nel 'gioco all’indietro'.
Sulla stessa lunghezza d’onda, qualcun altro ha sostenuto che la sconfitta di Granada sia figlia, non delle 'assenze' e dei 'troppi impegni', né della 'condizione fisica', né del 'valore delle squadre', e nemmeno dell’'atteggiamento dei calciatori'. Ma del giocar male, della disorganizzazione, sia 'da fermo' sia 'in transizione'. E qualcun altro ancora – paventando la concreta possibilità di 'salutare subito' l’EL, perché la squadra non appare nelle condizioni di 'accennare un tentativo di rimonta' – sottolinea la 'casualità' della vittoria sulla Juve, prefigurando come verosimile lo scenario di perdere 'tutti gli obiettivi stagionali', e giudica la prova a Granada come 'una delle più brutte della storia recente del Napoli', per di più accompagnata nel post-partita da preoccupanti parole del mister. Evoca inoltre il Benitez-pensiero sull’indispensabilità del turn-over (come se non fosse la scoperta dell’acqua calda). Nessuno mai (o quasi), però, all’occorrenza si astiene dal censurare l’eventuale rinuncia ad un giocatore (ad esempio, quando Gattuso spiegava che Petagna doveva riposare, veniva sommerso da un profluvio di giudizi negativi).
Si rinviene altresì chi mostra di scambiare la realtà con visioni immaginifiche di una 'atmosfera di buonismo' (ma dove? se è un fuoco di fila contro!) che farebbe male al Napoli, affermando che le assenze sarebbero un evidente 'alibi', e non una 'scusante', perché comunque i calciatori schierati sono 'di primo livello', e 'sono stati pagati tanto', e guadagnano pure bei quattrini (come se non fosse così per la stragrande maggioranza dei professionisti, che fisiologicamente non sempre sono protagonisti di performance eccellenti e capaci di ottenere risultati entusiasmanti).
V’è infine chi – invocando il suo stato di tifoso, che lo assolverebbe (chissà perché) dal 'dovere di obiettività' – dichiara che si sta vedendo il 'peggior Napoli negli ultimi decenni', che il rendimento scadente di molti giocatori dipende dall’'area tecnica', che non ci sarebbe 'lo straccio di un’idea di gioco', e che perciò Gattuso va messo 'in discussione', essendo questa l’unica maniera per 'dare una scossa'. D’altronde, persino chi s’è sempre distinto per moderazione ha voluto segnalare l’incoerenza di Gattuso, che prima rivendica l’inutilità di 'piangersi addosso per le assenze', e poi le invoca senza 'spiegare niente del piano gara', perché in realtà 'ha smesso di credere': il Napoli 'non ha soluzioni d’emergenza' e 'sa solo speculare sull’avversario', senza mostrare alcuna 'identità'.
Riassunto il quadro delle opinioni, e confermando il mio status di tifoso (ma rivendicando, con presunzione, competenza), rilevo che per la gran parte di esse si palesano evidenti due tipi di perplessità: 1) la radicale assenza di un paradigma comune nelle critiche; 2) l’assoluta improduttività di queste. Provo a spiegare perché.
Pur amandolo moltissimo, non si può parlar di calcio avendo come paradigma il gioco meraviglioso fatto fra amici in Villa Comunale, dove quello che ha i piedi buoni viene naturalmente considerato il più forte. Lobotka è stato fatto martire, ma a Granada (finché ha giocato) per ordine tattico è stato uno dei migliori. Evidentemente, per capirlo bisognerebbe aver compreso che il Napoli è partito intelligentemente con un 4-1-4-1 (ma pare che nessuno se ne sia accorto). E Lobo ha svolto con diligenza il ruolo dell’1 davanti ai 4 di difesa. Nessuno mai l’ha definito 'erede di Hamsik', ma fu proprio Marek a segnalarlo come buon metronomo di centrocampo (e sembra esserlo, Gattuso avendo sbagliato – questa è critica non pretestuosa! – a dargli poco spazio). Secondo una opinione diffusa, Lobo passa solo palla indietro, non è in grado di verticalizzare. Ma non è lui che dovrebbe farlo. Toccherebbe a Fabian Ruiz, che (aveva l’attenuante di essere al rientro dopo il Covid, ma) da tempo lo fa poco e male, eppure quasi tutti ne hanno salvato le gesta.
Ci siamo tutti 'ammosciati'? E non va bene! Io no. E con me – sono sicuro – la gran parte dei tifosi veri. Che, quando il Napoli gioca, comunque soffrono con empatia ('Con la pioggia, con il vento e con il sol, saremo qui, vicino a te! centomila cuori!'). E non si arrendono ad un 'futuro già segnato', si sentono tutto fuorché in 'anestesia' e rifiutano l’'incubo ad occhi spalancati'. 'Dieci contati' sì! E cosa altro dovrebbe dire Gattuso? Chi guida le truppe deve rincuorarle, prima e dopo la partita. E ovviamente in maniera diversa! Non v’è alcuna incoerenza. Dalla sconfitta con l’Inter sono cambiate molte cose, ma il Napoli non è ancora crollato e non mancano le motivazioni!
Come le persone della ‘Napoli bene’ parlano indignate della illegalità camorristica e poi lasciano la macchina in seconda fila con totale noncuranza del bene comune, così si registra, anche nei commenti pallonari, l’assoluta mancanza di un paradigma in grado di restituire coerenza logica ai ragionamenti. In questo approccio ritrovo tutti i limiti della città. Che, sì, è bella perché è 'mill’ culur’'. Ma, quando si esprime in grigio, gran parte di quella bellezza si perde.
E, soprattutto, esprimersi così duramente, senza amore, è sbagliato (non soltanto in sé, per l’assenza di paradigma, ma) anche perché rivela un’assoluta inutilità. Ragionare sulle lacune tecnico-tattiche, secondo me, a prescindere dalla loro maggiore o minore sussistenza, è oggi del tutto improprio e arbitrario. Ma soprattutto serve solo a definitivamente sopprimere il paziente ammalato. Se veramente si volesse sostenere la causa della maglia azzurra, sarebbe meglio contenere le frustrazioni. Adesso – mi ripeto – attaccare Gattuso ed il Napoli è come sparare sulla Croce Rossa. Questo è il momento di stare uniti e provare a limitare i danni. A cominciare da Bergamo. Sperando che il paziente giacente sul letto di dolore dia qualche segno di ripresa psico-fisica. Dobbiamo solo recuperare gli infortunati e uscire dal tunnel, avendo subìto i minori danni possibili.
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