L'Angolo Sarrista - Il silent check all’italiana, il redivivo Dzeko e qualche errore individuale di troppo

Analisi tattica di Napoli-Roma
04.03.2018 17:15 di  Jacopo Ottenga   vedi letture
L'Angolo Sarrista - Il silent check all’italiana, il redivivo Dzeko e qualche errore individuale di troppo

Si parlerà di calo fisico, di un Napoli irriconoscibile e meno brillante del solito, di una Roma che scopre tutti i limiti della rosa, ma gli azzurri hanno chiuso con il 57% di possesso palla, 26 tiri a 10, 15 occasioni da gol (ben 12 le parate decisive di Alisson) contro 6, numeri superiori a quelli registrati contro squadre che militano in zona retrocessione. Tutti vorranno analizzare la sconfitta additando colpevoli e sollevando polemiche, nessuno però parlerà della più grande presa in giro della stagione. Una VAR che ha funzionato nelle prime giornate, tanto è vero che qualcuno dalle parti di Torino aveva gridato allo scandalo e pubblicato una ridicola classifica senza tecnologia, ed è poi scomparsa, soppressa per lesa maestà, inghiottita da un sistema che no, non può essere modificato.

Il problema vero non è il marcio, che si sarebbe dovuto estirpare alla radice quando si è avuta l’occasione, ma i tanti collaborazionisti cosiddetti “neutrali”, come quell’Inzaghi promesso sposo bianconero che grida scandalo per un fuorigioco di Immobile e non si indigna per il palese furto di ieri. Nessuno parlerà di una Juve palesemente favorita a Cagliari, Firenze, Roma. È tutto un “silent check”, perché il messaggio che deve passare è: “la Juve arriva sempre fino in fondo”, e noi aggiungiamo “con ogni mezzo e senza meriti sportivi”. Il sogno non si è ancora infranto del tutto ma la sconfitta di ieri è servita a rafforzare un concetto ormai chiaro: il Napoli è condannato a vincerle tutte.

Concluso questo doveroso preambolo, occorre fare i complimenti alla Roma. La squadra di Di Francesco è venuta al San Paolo per fare risultato e ha avuto la forza di rialzarsi dopo un periodo no. Ha recuperato lo svantaggio iniziale con un pizzico di fortuna, ha saputo soffrire per larghi tratti di gara e colpire al momento giusto con un Dzeko pienamente ritrovato.

I giallorossi hanno puntato su un pressing alto intenso e ben organizzato, ed una marcatura su Jorginho che variava a seconda della porzione di campo di volta in volta occupata. Quando il Napoli impostava dal basso e l’italo brasiliano era costretto a giocare spalle alla porta De Rossi si alzava su di lui, mentre gli esterni Under e Perotti stringevano verso il centro per tagliare le linee di passaggio centrali formando un’unica e compatta linea da 4.

Quando gli azzurri invece conquistavano la metà campo dando il via al consueto palleggio prolungato e costringendo la Roma ad abbassare il proprio baricentro per non essere presa costantemente alle spalle, lo stesso capitano giallorosso finiva per staccarsi da Jorginho in modo da coprire il passaggio tra le linee per Mertens (nella foto Callejon) e dare una mano ai difensori. Jorginho per questo motivo rispetto ad altre gare ha goduto di maggiori libertà di movimento e tempo di azione. Non a caso a fine primo tempo aveva già totalizzato 79 passaggi, chiudendo poi a quota 129. Ad essere marcate in modo asfissiante sono state questa volta le due mezzali al suo fianco, Zielinski ed Allan, costantemente stritolati dalla morsa di Nainggolan e Strootman.

Per via dell’atteggiamento giallorosso il Napoli ha trovato qualche difficoltà nel palleggio centrale, vedendosi costretto spesso a sfruttare l’ampiezza e verticalizzare subito sulle fasce, specie a sinistra, dove Insigne riusciva a saltare con frequenza Florenzi, poco aiutato dal turco Under. Inoltre, grazie alla qualità degli interpreti, gli azzurri riuscivano a sistemarsi tra le due linee di difesa e centrocampo avversarie, impensierendo in varie occasioni con rapidi scambi l’insuperabile Alisson.

L’impressione è che senza il 3 a 1 di Dzeko il Napoli alla fine avrebbe trovato almeno il pareggio. Come dichiarato anche da Sarri a fine gara, non è semplice stabilire se i 4 gol incassati siano dovuti ad errori di squadra, di reparto o di singoli. Sicuramente il tridente offensivo a tratti ha pressato con meno intensità ed organizzazione, facendo un po’ perdere le misure ai centrocampisti, ma poche volte difesa e metà campo sono apparse slegate. Le reti sono state causate da un’inconsueta imprecisione nei passaggi (solo i due centrali sopra il 90% di precisione; 53 il conto delle palle perse, solo 26 quelle recuperate) che ha dato il La ha pericolosi contropiedi, e dagli errori gravi di alcuni singoli, su tutti Mario Rui, anche se bisogna riconoscere che il portoghese molte volte ha dovuto fare i conti con le mancate coperture di Zielinski e Insigne. L’assist al bacio per Perotti, un tacco a liberare l’area a dir poco maldestro, è semplicemente inconcepibile. Sul primo gol, originato da una palla persa in malo modo a centrocampo, Mario Rui si è fatto prendere colpevolmente alle spalle da Under. In occasione del sinistro a giro di Dzeko invece il terzino sinistro ha concesso eccessivi spazio e tempo al bosniaco, un errore commesso anche sul gol del 2 a 1 di fronte a Florenzi (l’unico a difesa propriamente schierata), anche se in quel caso le maggiori responsabilità vanno attribuite ad Albiol che si è fatto sovrastare dall’attaccante romanista nel duello aereo.