Da 0 a 10: Gattuso smaschera i ribelli, la scelta clamorosa su Allan, Mertens scrive ad ADL e le cessioni dei big anticipate

Napoli vittorioso sul campo del Cagliari: rete 120 in maglia Napoli di Mertens. Gattuso lascia fuori Allan e vince anche senza Koulibaly, Milik e Insigne
17.02.2020 12:31 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Da 0 a 10: Gattuso smaschera i ribelli, la scelta clamorosa su Allan, Mertens scrive ad ADL e le cessioni dei big anticipate
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

(di Arturo Minervini) - Zero gol subiti in due gare consecutive. Nella gestione degli ossimori, accade che il Napoli si riscopra improvvisamente solido pur senza Koulibaly, mutando approccio filosofico ed aprendo la mente a nuove possibilità. Un sistema nervoso che adesso ha meno sussulti emotivi, si appiglia alla razionalità delle cose semplici. Analizza la gara senza sentire l’esigenza di morderla alla giugulare, valuta le mosse dell’avversario e poi considera la strategia migliore per offendere. Non è pura speculazione, ma come i protagonisti del film da oscar ‘Parasite’ il Napoli segue un principio che può salvarti la vita: “Il miglior piano nella vita è quello di non farsi mai dei piani”. Una sorta di ‘ora e adesso’, uno studio della gara che è in fieri, senza nessun preconcetto o senso di superiorità. 

Uno il giorno di riposo chiesto dalla squadra, richiesta rispedita al mittente con perdita da un Rino Gattuso in versione Clark Gable in ‘Via col vento’: “Francamente me ne infischio”. Non si fida Rino, non è più disposto a prendersi le colpe di altri. In controtendenza col Carnevale, Gattuso le maschere vuole strapparle dai volti di chi per troppo tempo si è nascosto dietro alle chiacchiere (per restare in tema carnascialesco). È saltato dall’altra parte della barricata, ora i riflettori sono sugli uomini. Su chi vorrà esserlo, su chi ha già tirato i remi in barca e da troppo si è lasciato vincere dalla corrente. È tempo di giudizi (quasi) universali: peccatori tremate. 

Due big fuori e due vittorie pesanti. Come in ogni organismo in natura, ecco il meraviglio istinto di sopravvivenza. Koulibaly ed Allan in questa stagione hanno influito meno del Principe Carlo nelle sorti del Regno Unito, le voci su un loro addio si sono moltiplicate al punto da avviare un processo metabolico inconsapevole ma spontaneo. L’abitudine rende le idee meno feroci, abituarsi al fatto che in estate possano andar via sta diventando una routine che renderà meno dolorose due cessioni annunciate. Nessuno deve rimanere troppo a lungo dove non vuole.

Tre punti di sostanza nella sfida che in Sardegna attendono più della tredicesima in busta paga. Frustate le ambizioni da impresa della squadra di Maran, che dopo il furto dell’andata non riesce a bissare l’impresa nonostante la solita gara speculativa di Maran. La sconfitta del San Paolo era stata una mazzata terribile, la vittoria alla Sardegna Arena potrebbe dare nuovi impulsi per affrontare al meglio la fase finale di stagione. Cuore e vento nella terra dei Tazenda.

Quattro vinte in cinque trasferte nella gestione Gattuso. È un Napoli con l’assetto da trasferta, che nel viaggio trova stimoli ed energia. Il tuffo nell’ignoto, l’abbandono di quella che era la tua confort zone, il rischio affidato alla sorte come nel lancio di una monetina al cielo. Lontano da casa è un Napoli che si riscopre maturo, audace, anche incosciente. Una leggerezza che al San Paolo diventa peso, fardello, richiamo alle alte aspettative. Conoscere se stessi è il viaggio più complicato di ogni vita, l’atto di coraggio estremo: guardarsi allo specchio. On the road il Napoli si piace anche spettinato, al San Paolo soffre l’ansia da prestazione più di Steve Carell in ’40 anni vergine’. 

Cinque dita che si stringono alla schiena. La cartolina spedita nei luoghi giusti del cuore che arriva dalla Sardegna è quella del fischio finale, Gattuso che cerca Manolas (e non è un caso), Kostas che cerca Gattuso (e non è un caso). Le mani che si radicano nella schiena, seminano nuove prospettive di leadership, conferiscono gradi ad un soldato con ambizioni da comandante. Rino sta formando la sua legione, è Tyler Durden che seleziona l’esercito per il suo nuovo Fight Club. Per farne parte, bisogna accettare l’idea che è ‘Solo dopo aver perso tutto che siamo liberi di fare qualsiasi cosa’. Rinascita.

Sei minuti contro il Perugia, sette contro l’Inter. Restano poche tracce di Allan, inghiottito da un vortice di equivoci e dissapori al punto da sprofondare nell’anonimato. Sembrava poter diventare il simbolo della rinascita con Gattuso dopo la rete con il Sassuolo, è diventato il manifesto di una parte ancora intollerante, non si sa bene a cosa. Già in prima linea nell’ammutinamento del 5 novembre il brasiliano è stato cacciato dall’allenamento, ma sarebbe troppo da ingenui pensare che quel provvedimento non sia l’estrema conseguenza reazionaria ad una serie reiterata di atteggiamenti sbagliati. Prigioniero ormai da mesi di quel trasferimento saltato al Psg, sta compiendo una scelta clamorosa: abbandonare una nave che lui stesso a contribuito a dirottare. 

Sette a chi atterrato a Cagliari viene investito da una strana sensazione di bipolarismo. In campo a decollare è il gioiellino ’99, che ha definitivamente e messo in cantina la timidezza ed appare pronto a ritagliarsi porzioni sempre più consistenti nella torta azzurra. Liquido come piaceva ad Ancelotti, solido come piace a Gattuso, duttile come piace ad ogni allenatore. Talento e sostanza, carezze e mazzolate senza cambiare mai lo sguardo. Per tempra e scaltrezza ricorda gente nata a Bahía Blanca, un Manu Ginobili in costruzione applicato al pallone

Otto come la posizione in classifica condivisa col Bologna. C’è da dare dignità a questo campionato, a quella maglia, a quei valori tecnici mortificati per troppo tempo. Nessuna gara sarà inutile da qui alla fine, nessun contrasto, nessuna rincorsa all’avversario, nessun raddoppio in marcatura. Tutto sarà funzionale all’anima, per dargli almeno una sciacquata, per sentirsi meno sporchi e colpevoli. C’è da costruire il futuro, passando dal presente. Da oggi, dal Brescia. Poi ci sarà il gigante Barcellona: le imprese impossibili passano prima di tutto dalla quotidianità. Le storie leggendarie le ha scritte chi aveva preparato il cuore al sacrificio. 

Nove a Gattuso che alza la voce, che abbassa il baricentro, che abbraccia la squadra e la frusta quando serve. Due anime che si confondono, che ne diventano una soltanto. Non c’è incoerenza, solo una nuova consapevolezza delle cose. Una grande presa di coscienza, una percezione rinnovata dei problemi, una visione periferica delle insidie che la Napoli dai mille colori e dalle mille trappole teneva ben nascoste. “Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni”. Gattuso è da poche settimane al Napoli, ma ha avuto la pazienza di andare a leggere nelle pieghe di mille situazioni, non fermarsi alla copertina. Ha affondato le mani dei problemi, ha anche annusato cattivi odori. Ora conosce i mali e sta provando a trovare la cura più immediata ed efficace. Magari non ci riuscirà, magari sì. Merita in ogni caso rispetto per la missione.

Dieci all’immanente Dries. Mentre tutto scorre, Ciro resta immobile e coglie l’istante, dal terreno trova l’ispirazione per cambiare il destino di una gara col freno a mano. Vira su un pallone apparentemente innocuo con l’esperienza dello Skipper che di mari agitati ne ha conosciuti e vinti tanti. Il bacio al palo ha il rumore della felicità 120 in maglia Napoli. Vecchio lupo di mare che lancia un messaggio d’amore custodito dentro una bottiglia affidata alle onde. A De Laurentiis il compito di raccogliere l’invito. Restano percezioni di un amore troppo grande da essere soffocato, da strappare come un foglio di carta di un contratto. Dimostrateci tutti che qualcosa resta. Oltre le pagine scure e le pagine chiare. Mertens per sempre è uno spot per il romanticismo, quello ormai abbandonato ai lati delle strade con le macchine che sfrecciano troppo veloci. 

L'abbraccio vale più di ogni commento. #CagliariNapoli

Un post condiviso da Arturo Minervini (@arturo_minervini) in data: 16 Feb 2020 alle ore 11:08 PST