Da 0 a 10: l'urlo disperato di Mazzoleni, il labiale choc di Donnarumma, Bakayoko col pacco regalo e la mossa segreta di Mario

Gattuso sbanca San Siro: Milan al tappeto grazie alla rete di Politano. Grande prova di squadra: Insigne e Zielinski sugli scudi, Koulibaly super
15.03.2021 16:12 di Arturo Minervini Twitter:    vedi letture
Da 0 a 10: l'urlo disperato di Mazzoleni, il labiale choc di Donnarumma, Bakayoko col pacco regalo e la mossa segreta di Mario
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

(di Arturo Minervini) - Zero a Donnarumma, che dimentica una legge sacra incisa nelle pietra da Vincenzo Salemme nella mitica partita a scopa con Cico in ‘E fuori Nevica’. Nella vita bisogna saper vincere, ma soprattutto bisogna saper perdere. Gigio contro il Napoli sbaglia, in ogni caso. Con questo astio immotivato, incomprensibile, contro quelle che sono le proprie origini. Soldi piovuti dal cielo, soldi finti piovuti in testa quando non voleva rinnovare col Milan. Soldi che non dovrebbero far dimenticare rispetto ed educazione. Un nuovo video degli orrori, stavolta consumato sul campo. Saluti allo Zio, il capo della banda chiosa: “È stato un onore suonare con voi”. Ancor di più, suonarvele.

Uno al percorso spirituale nelle nostre fragilità emotive che Bakayoko decide di regalare al minuto 86’. Un excursus a ritroso tra ira, rabbia, sbalzi d’umore, ingiustificate manifestazioni di rancore espulse dalla nostra anima in pochi istanti. Ci ha liberati Baka, da quel male che inquina le nostre giornate. Purificati dalla cattiveria, ci ha resi uomini migliori. E ci ha permesso di ripassare in breve tempo i nomi di tutte le divinità conosciute dall’uomo, una laurea in teologia fast-food. Grazie ragazzo, grazie davvero.  

Due parole, serie, sul rigore richiesto dal Milan. Mazzoleni va oltre il suo seminato, urla così tanto dalla radiolina che Pasqua nemmeno capisce bene quello che dice, frastornato anche dalla mossa segreta di Mario Rui che lo stende. Vuole fargli vedere un rigore che esiste più nella realtà virtuale, che nel gioco. Per due motivi: perché Theo effettua esattamente la giocata che vuole fare (la sponda) e perché il contatto di Baka non è tale da giustificare la perdita sensoriale del laterale. Rivisto mille molte al monitor, puoi pure convincerti che sia rigore. Allo stesso modo: Bakayoko, con l’uomo spalle alla porta, se pensa di fare un intervento del genere conferma di essere fuori da questo progetto. E se deve entrare per far danni, meglio che resti fuori.

Tre punti che valgono almeno il doppio. Notti che sono un ritorno al passato, stuzzicano corde dell’orgoglio che da tempo si era zittite, sussurrano all’orecchio una frase che insinua come una carezza sulle consapevolezze ferite: puoi farcela. Il petto si gonfia a San Siro, farcito da quella forza e sicurezza che era lentamente scivolata via, come una gomma bucata che perde col cammino la propria consistenza. C’è nuovo asfalto da percorrere con rinnovato entusiasmo, vivendo quello che resta di questo campionato un quarto di miglio alla volta. Veloci e furiosi. 

Quattro ruote motrici che trasportano un cristallo. Esplora le sue terre selvagge Zielinski, ricordando al mondo che la fragilità non è debolezza ma raffinatezza. Consegna a Politano un pallone che non richiede ulteriore sacrificio, con l’esitazione alla Steve Nash in transizione per servire la sfera con la scanalatura giusta per andare al tiro. C’è il tuffo in apnea nel mare dei campioni, che osservano le cose con da un punto di vista privilegiato, c’è un open space sull’universo dei top player che si fa sempre più luminoso. 

Cinque metri quadrati di suolo non calpestabile. Koulibaly è un divieto edilizio in movimento, un cantiere itinerante pronto a stroncare la curiosità del Milan come quella dei vecchietti che si avvicinano con le mani incrociate all’indietro e fare circospetto. Kalidou abusa della sua forza, in qualche serata è la sua condanna, in altre è una barbarica dimostrazione di superiorità. Cesare Pavese diceva: mettere la testa nel libro, non sul libro. Per KK vale quel principio lì quando è immerso nella gara, completamente immerso, c’è poca trippa per gatti per gli avversari.

Sei titolari assenti nel Milan e sei i punti in più del diavolo sul Napoli, che ha una gara da recuperare. Viaggi e miraggi che a San Siro assumono contorno più definiti, che diventano una speranza concreta di mettere nel mirino proprio i rossoneri, che con sedici rigori all’attivo dovranno pur pagare qualcosa alla sorte nella seconda parte di stagione. "Ma chi l'ha detto che non si deve provare a provare? Così partiamo, partiamo che il tempo potrebbe impazzire, e questa pioggia da un momento all'altro potrebbe smettere di venir giù”. Che sia De Gregori a dirlo o Brandon Lee il concetto è lo stesso: mica può piovere per sempre?

Sette giorni ritrovati. In versione Michele Zarrillo extended version, Gattuso ritrova pezzi e giornate da dedicare alla cura dei dettagli. Quella settimana tipo tanto invocata, ottenuta a caro prezzo, che porta i primi frutti di una primavera alle porte. Giusta la strategia, crescente il coraggio, grande cura della parte motivazionale. Su quella dovrà insistere: servono idee e applicazione feroce delle stesse. Servirà un tecnico che limiti al minimo gli errori, proprio come a San Siro.

Otto in campionato, undici in stagione. Mastica un tiraccio Politano, ma è una freccia scoccata da Cupido quando giunge a destinazione. Perchè l’amore è cieco, perché urlare ‘Gol’ è fare l’amore col senso di libertà. Matteo ha dentro di sè la capacità di flirtare col gol, è una ricerca bilaterale. Si cercano, si vogliono, si amano. Una genetica affinità, come nella serie ‘The one’. Un tiro ‘quasi perfetto’ in avvio che diventa ‘meravigliosamente perfetto’ all’arrivo. That’s amore.

Nove ad una catena di sinistra che funziona alla perfezione. Insigne ricama calcio, senza fare lo schizzinoso quando c’è da fare il lavoro sporco come un presidente operaio tanto in voga qualche anno fa. Hysaj analizza le situazioni con lucidità rara, come nell’anticipo che srotola il tappeto rosso verso la porta di Donnarumma. Elseid e Lorenzo sono la chiave per entrare nelle debolezze del Milan, tastare i punti sensibili di un diavolo che andava cotto a fuoco lento. La conferma che esista una sola strada per raggiungere gli obiettivi quando c’è un pallone da far rotolare meglio degli altri. Quella strada si chiama ‘Insieme’.

Dieci al Napoli, che già scriverlo è una gioia. Ad una squadra che riscopre la sua forza, ad una squadra che si riscopre squadra. Nelle sofferenza, nelle giocate di qualità, nelle imperfezioni da limare con l’aiuto del compagno. Riscoprendo l’efficacia sbalorditiva di un pallone spazzato lontano, stupefacendosi per l’efficacia di un calcio più verticale ed immediato. Ripulito dagli estetismi barocchi, dalla vana ricerca del bello che perde valore se svuotata del suo principio fondamentale: la naturalezza. Tre tocchi ed è gol, poi si può anche soffrire. Non c’è nulla di male.