Da 0 a 10: la figuraccia in mondovisione, i dialoghi dell'orrore di Mazzoleni, i missili di Conte e la fuga al gol di Lucca

Zero corrispondenza tra il racconto di Marelli, opinionista arbitrale di Dazn, e ciò che viene deciso in campo. “Tocco di braccio non punibile, verrà assegnato il rigore per pestone di De Bruyne” profetizza il Vangelo secondo Luca, smentito in mondovisione dall’arbitro che annuncia il fallo di mano di Leris. Una confusione enorme, la conferma dell’incapacità del mondo arbitrale di trovare una strada univoca. A fine gara Conte dirà: ”Napoli deve proteggere questa squadra, da fuori arrivano già i missili”.
Uno il rigore assegnato al Pisa, tre quelli richiesti a un arbitro che è sembrato una bottiglia di vetro affidata alle onde del mare, senza neanche un messaggio d’amore da leggere. Acerbo Crezzini, imbarazzante Mazzoleni al Var che non ne becca una: ai toscani manca un rigore su Akinsanmiro, contro il Napoli richiama l’arbitro per un tocco di mano di Beukema che pare difficilmente punibile. Da Nani sulle spalle di Giganti, a Nani sulle spalle di Nani sentenzierebbe Umberto Eco. È un processo di osmosi: arbitri scadenti formano arbitri scadenti.
Due parate super di Meret, alla fine dei due tempi (anche se sulla seconda viene segnalato l’offside). Alex risponde presente e questo è un gran segnale, per chi credeva che avesse perso fiducia e concentrazione nel ballottaggio ormai perenne con Milinkovic-Savic. Torna dopo Firenze e Manchester e mette la firma sulla vittoria, con quella che è la specialità della casa: tra i pali resta uno dei migliori nel rosicchiare lo spazio. Rilassante come stare ad osservare il ‘Ponte giapponese sul laghetto di giglio d’acqua‘ di Monet.
Tre cambi, per un turn-over moderato ma inevitabile. Conte avvia la fase 2.0 del suo Napoli, anche se con un briciolo di timidezza (una maglia da titolare Neres forse la meritava), ma trova tante risposte. Da Gilmour, da Elmas, da Lucca che non si demoralizza e infila la ‘seggiata’ sotto alla traversa: è un Napoli pronto ad allargare le rotazioni. A fine gara Conte pronuncia una frase che fa parte del suo repertorio comunicativo: “Noi abbiamo messo tanti calciatori, ma il grande mercato è un'altra cosa”. Dovrà farseli piacere il più in fretta possibile, perché altrimenti il rischio di infortuni crescerà in maniera esponenziale. “Non sai mai chi sta nuotando nudo finché non scende la marea”.
Quattro per quattro, come una specie di Suv capace di scalare ogni pendenza. Ci sono le chiacchiere, che ci piace fare su un pallone che rotola, e poi ci sono i fatti. I Campioni d’Italia cercano di imporre subito il ritmo al campionato, si prendono la vetta in solitaria alzandosi un paio di volte sui pedali in una gara imperfetta contro il Pisa. I grandi campioni nelle corse a tappe fanno così, attendono il momento, gestiscono le energie, poi danno lo strappo che lascia gli altri senza fiato. Si respira un’aria di snobismo intollerabile in una parte di tifoseria, che non sa più godere di nulla e dà tutto per scontato. “Dovunque tu vada sarai sempre in salita e controvento”. Il Napoli ancora di più.
Cinque a qualche amnesia di troppo del capitano, probabilmente con una porzione di testa e cuore ancora sull’intervento su Haaland che gli è costato il rosso a Manchester. Rischia il rigore su Akinsanmiro e regala un finale da brividi col pasticcio sul 3-2 del Pisa. La gara di Di Lorenzo è come una favola di Esopo: ha la sua morale nel finale, il racconto insegna una cosa molto semplice: in una stagione logorante mentalmente e fisicamente, è necessario essere sempre al 100%. E per esserlo, bisognerà gestirsi con la cura di un giapponese che prepara il tè in un cerimoniale Zen.
Sei e mezzo a De Bruyne, si, proprio quello che ‘PASSEGGIA’. Si legge davvero di tutto in giro, pure su uno come Kevin che solo averlo in campo è una lezione privata per tutti gli altri compagni. Dirige, corregge, chiama la pressione di cui spesso è il primo portatore. Se non vi convincono le mie parole, e fate bene a non credermi, ecco i numeri in soccorso: sapete chi è il calciatore che ha corso di più contro il Pisa? Proprio Kevin: quasi 12 chilometri! È la prassi del campione, di chi “Mette la cera, toglie la cera” tutte le volte che scende in campo. Routine.
Sette a Buongiorno, con gli anticipi che permettono sempre al Napoli di avere nuove occasioni offensive. Come la tangenziale con l’arrivo di Mattarella, Alessandro azzera ogni spiraglio, ogni via di fuga, inutile cambiare corsia: tanto te lo ritrovi sempre davanti che mette il piede col tempo giusto. La notizia più brutta della serata è il suo richiamo alla panchina per un nuovo problema muscolare. San Gennà, so che la settimana è stata impegnativa, ma qua serve qualche ora di straordinario: speriamo non sia niente di grave. Domenica ci sta il Milan.
Otto a Billy, come la cena in congelatore che ti salva nelle serate peggiori. Gli scudetti si vincono grazie alla gente come Gilmour. Che in settimana lavora come un dannato per tenere alto il livello dei titolari. Che non si lamenta mai. Che sorride ad ogni gol o giocata dei compagni. Che poi, quando gioca, risulta pure decisivo con giocate che non sarebbero nemmeno nelle sue corde. Viva Billy. E tutti i Billy del mondo.
Nove al gol da numero nove di Lucca. Movimento e conclusione da centravanti vero, con quel destro scagliato sotto la traversa alla velocità della luce. Siamo ormai pieni zeppi di questi eiaculatori precoci di sentenze, giudizi per loro irreversibili, che poi li vedi arrossire in viso quando vengono, puntualmente, smentiti dai fatti. “Ha segnato col Pisa, se non segna col Pisa contro chi deve segnare” sarà l’obiezione, che dovrebbe indurci ad abbandonare immediatamente la discussione. Ma noi siamo masochisti, ci piace farci del male. Lucca è un attaccante bravo, ha margini e non si capisce perché il giochino di molti sia diventato massacrarlo. “La pentola guardata non bolle mai”: toglietegli gli occhi di dosso e farà bene.
Dieci alla furia sulla corsia mancina, che trascina una storia di riscatto, caparbietà, determinazione. Spinazzola è tornato a correre come nei giorni migliori, la gamba gira vorticosamente, ad una frequenza spesso insostenibile per gli avversari. Lo staff di Conte lo ha rinchiuso nella stanza dello spirito e del tempo e ne ha ricostruito ogni cellula, donandogli una nuova e inattesa giovinezza. Sembravano appartenere al passato i giorni migliori, invece Leo si è costruito un nuovo giorno migliore, un nuovo racconto di cui essere il protagonista. Arrivato tra molta diffidenza, ha convinto chiunque assumendo giorno dopo giorno un ruolo più centrale nel progetto azzurro. “Hanno provato a seppellirci, non sapevano che eravamo semi”.
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