Da 0 a 10: la mortificante difesa di Insigne, l’incredibile blitz su Dazn, le balle di Xavi e le fregnacce che distruggono l’ambiente

 Da 0 a 10: la mortificante difesa di Insigne, l’incredibile blitz su Dazn, le balle di Xavi e le fregnacce che distruggono l’ambienteTuttoNapoli.net
© foto di www.imagephotoagency.it
venerdì 18 febbraio 2022, 20:22Copertina
di Arturo Minervini
Il Napoli per un tempo è perfetto, la gara cambia col rigore assegnato al Barcellona. Ottimo Fabiàn, ancora immenso Di Lorenzo.

Zero piacere. Anestetizzati, svuotati di ogni moto passionale. Sono affetti da una sindrome sempre più diffusa, restii al piacere come il Dawson della serie tv nelle prime tre stagioni. Le razioni ad una gara del genere dovevano essere differenti, ma in città circola ormai un virus che sta avvelenando lo spirito. Per giorni è stato costruito il racconto di un Barcellona allo sfascio e questi sono i risultati. Basterebbe leggere le statistiche dall’arrivo di Xavi ed i soldi spesi a gennaio per bollare quel racconto nell’unico modo possibile: fregnacce. 

Uno come l’intervento di Meret. Xavi racconta di un dominio, che dominio non è stato. Nel primo tempo il Napoli ha incartato il Barcellona come un branzino in pescheria. L’episodio del rigore ha l’effetto di mescolare le carte sul tavolo e non è mai una buona cosa per chi ha in mano il pallino del gioco. Xavi era gran palleggiatore da calciatore, non lo diventi da allenatore. Non ne ha bisogno. 

Due gare in cinque giorni che danno una dimensione reale del valore del lavoro svolto da Spalletti. Il Napoli dei primi tempi con Inter e Barcellona è una squadra che può vincere contro chiunque. Il Napoli dei secondi tempi con Inter e Barcellona è una squadra che non vuole perdere con nessuno. Quando avete una squadra con le palle, bisogna avere lo stesso atteggiamento che si ha con la felicità: bisogna farci caso. 

Tre ai blocchi di Dazn, con tanto di irruzione iberica in telecronaca. È disastrosa l’esperienza di molti per Barcellona-Napoli, già costretti a trovare soluzioni per vedere la gara in un orario assassino. Il cronista spagnolo è il pezzotto del pezzotto: siamo al meta pezzotto, un viaggio quasi mistico nel mondo dell’irreale che diventa reale. 

Quattro coperture difensive fatte bene, applicazione, impegno, tutto quello che volete ma da Lorenzo Insigne vi aspettavate questo? Solo questo? E tutto il resto? Dove è finito? Risucchiato il talento come un incantesimo di Space Jam? No. A me questo Insigne non basta. Perchè io me lo ricordo Insigne. Questa è roba da onesti faticatori di corsia. A Milano stanno massacrando Lautaro, qui a Napoli non si può dire nulla sul capitano che dal 18 maggio ha segnato solo un gol su azione. Chi elogia Insigne in questo momento, ne offende e mortifica il talento.

Cinque polpastrello, una toccata e fuga di cui nessuno si era reso conto se non l’occhio bionico del Var. Il rigore fischiato a Juan Jesus mortifica il gioco, il movimento che pure è congruo, apre una caccia al tocco di mano che è pericolosa. Che tipo di vantaggio ha il Napoli da una palpatina che nemmeno cambia la traiettoria della sfera? È una molestia solo ipotetica, un cattivo pensiero che diventa osceno solo col Var. 

Sei metri recuperati con quattro falcate. Vero, Traore era in fuorigioco, ma negli occhi resta il debordante atletismo di Koulibaly, che segna una linea di confine tra Kalidou e tutti gli altri sul terreno di gioco. È un ingorgo simulato, di quelli che fanno prendere a Jim Carrey la strada imposta dalla sceneggiatura nel Truman Show. KK si piazza lì in mezzo ed il Barcellona è costretto a trovare improbabili strade alternative. Ci sono i difensori. E poi c'è il custode, per cui nessun recupero è impossibile.

Sette in combinata ai due in mediana. Anguissa ci mette la presenza, sporcando tutti i palloni che passano dalle sue parti come fosse la marmitta di una 127. Fabiàn ci mette le ampie vedute in stile Gaudì, spazi che si deformano ma vengono dominati da una sapienza che si arrampica su vette di ispirazione abissali. Galleggia leggero lo spagnolo, con le piroette sul pallone che sono una danza che non ha nemmeno bisogno di essere guidata dalla musica. Sa già dove andare, che direzione prendere. Una gioia per gli occhi di chi sa guardare. 

Otto al pazzesco Di Lorenzo. Che ribalta come un calzino tutti i luoghi comuni sulla stanchezza, sull’incapacità di rendere giocando ogni tre giorni. Ha saltato solo 14’ in stagione, ma la sua mente resta brillante come quella di Russel Crowe in A Beautiful Mind. “Ho bisogno di credere che qualcosa di straordinario sia possibile” è una delle frasi cult di quel film. Pensate che percorso straordinario ha compiuto chi 4 anni fa era in C a Matera. 

Nove a Piotr che si esalta negli spazi del Camp Nou. Serve un gran pallone per Osimhen, poi decide di mettersi in proprio e mica si arrende al primo diniego di Ter Stegen. Ostinato Zielinski, che annusa come un cane da tartufo la possibilità di trovare la giusta ricompensa nel buco creato dal movimento di Elmas. C’è la sindrome dell’attesa perenne nei confronti di Piotr, che deve sempre dare più, che deve essere più cattivo, sempre più decisivo. Proiettandolo sempre verso il futuro, ci siamo forse un pochino persi il presente di questo polacco, che in stagione ha già segnato 7 reti e fornito 5 assist. 

Dieci al Napoli che impara, che cresce, che si rincuora. Che non ha più paura, “pronto a dà mazzate primma 'e abbuscà”. Spalletti ha dato un nuovo respiro, una nuova pelle, un nuovo modo di approcciarsi agli impresti. E la vita altro non è di come reagisci alle cose che accadono al di fuori dei tuoi programmi.  Nel sorriso di Osimhen che accompagna l’esultanza di Zielinski, nell’abbraccio fortissimo che Victor dedica a Elmas autore dell’assist, ci sono mattoni che hanno edificato una casa di nuovo stabile. Luciano non è un allenatore, non soltanto. È una guida, un riferimento culturale, uno stimolo ideologico. È una leva, che tutto può muovere nello spirito dei suoi ragazzi. Eureka.

Commenta Da Zero a Dieci su Facebook