Da Zero a Dieci: l'irrimediabile imbarazzo, il top player a targhe alterne, quel noioso di Manolo e Rafa che imita la mossa Mazzarri

Da Zero a Dieci: l'irrimediabile imbarazzo, il top player a targhe alterne, quel noioso di Manolo e Rafa che imita la mossa MazzarriTuttoNapoli.net
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martedì 19 maggio 2015, 10:10Copertina
di Arturo Minervini

Zero all'imbarazzante fase difensiva azzurra. Con la doppietta incassata da Defrel sale a 24 il numero delle reti subite al San Paolo. Il più grande fallimento della gestione Benitez, l'assoluta incapacità di dare a questa squadre quell'equilibrio che ha devastato ogni sogno azzurro. Colpa dei calciatori? Perchè, allora, se quelli a disposizione non sono adeguati non provare a cambiare qualcosa? Niente. Nessuna variante. Eppure è così semplice: se uno ha freddo si copre. Qui invece si continua a stare in mutande al Polo Nord.

Uno all'inversione ad U di Mariano Andujar. Ci aveva fatto quasi dimenticare dei misfatti compiuti a Catania. Stavamo quasi per credergli, prima di crollare come le azioni di Vicolo Corto nel Monopoli.

Due gol in due minuti. Le marcature 99 e 100 dell'era Benitez arrivano con una percentuale del 97% di assenteisti davanti alla tv. Dopo il gol di Defrel in molti, infatti, si erano attaccati ad una bottiglia di whisky, preludendo ad un altra serata da incubo. Stavolta, però, l'attacco atomico azzurro è riuscito a spuntarla, grazie alla rete 101 firmata da Mertens nella ripresa. Gioie e dolori. Odi et amo. Rafa come Catullo. Questo Napoli è la nostra croce. 

Tre minuti per Gargano. Tre minuti, per il centrocampista che per i primi sei mesi della stagione era stato praticamente un intoccabile e che, dal tramonto all'alba, è diventato più marginale dei dialoghi in film a luci rosse. Altro mistero di questa folle annata azzurra.

Quattro al no-look di Mertens all'87. Dries, migliore in campo per distacco (ne parleremo dopo) in una sola azione spiega più di mille parole la stagione azzurra. Quel narcisismo che ti punisce proprio quando ti stai ammirando allo specchio e dimentichi che dire gatto, insegnerebbe il Trap, senza averlo sigillato prima nel sacco può essere un errore che puoi pagare caro. Con il Cesena non è accaduto, ma considerando i precedenti, è solo un caso.

Cinque giorni dopo Kiev, sembra di vivere un post terremoto. C'è aria strana al San Paolo, ci sono occhi strani ad assistere alla gara degli azzurri. E' come rivedere dopo pochi giorni un amico che ti ha fatto uno sgarro grave, vorresti abbraccialo, vorresti corrergli incontro, ma l'orgoglio ti suggerisce di esitare. E' un dolore ancora troppo forte quello patito a Kiev, di quelli che ti lasciano senza fiato per qualche secondo. Come beccare lo spigolo di un mobile con il piede in piena notte al buio: vorresti urlare il tuo dolore al mondo, ma sei costretto a soffocare il dolore dentro per evitare di svegliare l'intero quartiere. 

Sei al bell'atteggiamento del Cesena. Che bissa quello avuto dall'Udinese contro la Roma. Rondini che non faranno primavera, ma in un calcio di veleni piace sperare che qualcosa stia cambiando. Poiti ricordi che Lotito chiede di posticipare il derby alla Lega e questa speranza muore sul nascere... "E' un calcio malato!" urlava Walter Fontana a Mai Dire Gol.

Sette in totale, forse qualcuno in più. Quelli che hanno scelto di fischiare Gonzalo Higuain sono stati in pochi, ma c'erano al San Paolo. L'uomo in più, quello che spesso ha salvato la baracca dal crollo, abbandonato come l'ultimo dei codardi. Come uno che in campo non ha sputato ogni goccia di sudore. Avrà sbagliato - e li ha sbagliati - dei gol contro il Dnipro, ma Gonzalo C'ERA. ERA A LOTTARE ED A SCATTARE SU OGNI PALLONE... "Quando sento la folla applaudire un uomo, provo sempre per lui una fitta di compassione. Per sentire i fischi non dovrà fare altro che vivere abbastanza a lungo". Quanto è vero. Purtroppo.

Otto gol in campionato dal suo arrivo in azzurro. Manolo Gabbiadini attenta all'originalità di questa rubrica, perchè ogni settimana siamo qui ad aggiungere un unità al conteggio dei suoi gol. Noiosamente puntuale all'appuntamento con il gol, un'attrazione naturale verso una rete che riesce a gonfiare dovunque giochi. Che sia Rana o Scorpione, che sia esterno o centravanti, la sua natura gli impone solo una cosa: fare gol. Che Dio vi abbia in Gloria, cari Ferrero e Marotta. Sicuri che Dybala sia meglio di sto ragazzo qua, che ha il nome meno esotico, ma numeri che farebbero impallidire anche John Doe.

Nove al Mertens che non si perde nei passaggi senza guardare. Che non complica un gioco nel quale potrebbe fare la differenza SEMPRE, non solo a targhe alterne come quando sale il livello di inquinamento. Il Dries determinato, che punta porta ed avversari può diventare - lo è stato per lunghi tratti nello scorso campionato - uno dei giocatori più devastanti del nostro campionato. Il belga deve solo scegliere cosa essere: un'alternativa di lusso o una costante inamovibile. Con quei piedi, accontentarsi sarebbe più doloso di indossare una camicia di flanella a L'Avana.

Dieci alla mossa Mazzarri di Rafa Benitez. Nel suo box - il tecnico era squalificato - lo spagnolo toglie la giacca così come faceva il buon Walter. Con il tecnico toscano era il segnale, stile Massimo Decimo Meridio, che era arrivato il momento di scatenare l'inferno. In un periodo dove tutto è girato storto e di tensioni, ci piace pensarla così.