Il Diario di Minervini - Il lanciafiamme di De Luca e l'Italia che infanga Ascierto

21.03.2020 20:00 di Arturo Minervini Twitter:    vedi letture
Il Diario di Minervini - Il lanciafiamme di De Luca e l'Italia che infanga Ascierto
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© foto di Dario Fico/TuttoSalernitana.com

Giorno 21 senza Napoli: 29 febbraio l’ultima partita del Napoli, poi tutto quello che è noto. Un’Italia che prova a riscoprirsi unità, ma che poi si perde dentro le contraddizioni che da tempo dilaniano il paese. C’è uno stato d’emergenza, una situazione che andrebbe affrontata senza guardare le carte d’identità o soffermarsi ad ascoltare gli accenti. Il nemico avanza, di fronte a noi, servirebbe schierarsi a quadrato e provare a respingerlo. La vera forza di uno spartano è il soldato al suo fianco ricordava Re Leonida nel film ‘300’. Il nostro esercito, con 60 milioni di soldati, potrebbe spazzare via in pochi giorni questo nemico ma non riesce a compattare gli schieramenti.

È stata una settimana lunga, terribile nei numeri e nelle facce che arrivano dalle zone più colpite dal virus. Molte regioni del centro-sud hanno mostrato il loro sostegno, non solo virtuale, ma pratico. Medici, infermieri ed altri volontari hanno raccolto l’appello arrivato dalle regioni martoriate dal Coronavirus mettendo a rischio la loro incolumità. Semplicemente perché era la cosa giusta da fare, non per sentirsi eroi. 

Eppure, nella stessa settimana, abbiamo osservato un altro volto di questo paese. Quello peggiore, che mai avremmo voluto incrociare in questi giorni di necessaria reclusione.  

“Napoli ultras: la tua sanità è uguale alla tua mentalità. Infami” recitava uno striscione firmato dalla Curva Nord dell’Inter. Parole che non meritano commenti, che si sgretolano al suolo come letale che può solo avvelenare le piante. Come la mente umana, in un momento simile, possa partorire un pensiero così stupido andrebbe studiato dai ricercatori di tutto il mondo, che in questo momento sono impegnati in cose più serie. Quindi, cari dementi, il vostro caso è destinato a restare irrisolto, un mistero buffo dell’universo col quale siamo costretti a convivere a malincuore.

È stata anche la settimana paradossale di un paese che si è divertito a dileggiare Paolo Ascierto. L’uomo finito in copertina semplicemente perché ha creduto più di altri al suo intuito. Non ha reclamato primati, ha soltanto condiviso la sua idea con altri colleghi che hanno iniziato così a sperimentarla sui loro pazienti. Eppure, questo disastrato paese, ha trovato il modo di polemizzare anche su questo. L’attacco frontale, stucchevole nelle modalità e nei toni, è arrivato da Massimo Galli, direttore del reparto malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano. Lo stesso Galli che il o 20 febbraio annunciava dall’alto del suo trono che il 'Coronavirus non sarebbe stato un problema in Italia" e che la 'situazione fosse sotto controllo”. Può uno così andare in televisione e pretendere di essere ancora credibile? In Italia sì. Ma solo in Italia però. Così come solo qui può accadere che una trasmissione che si protegge dietro lo scudo della Satira, ma che ormai non ha più nulla da dire, infanghi la professionalità di Ascierto con un servizio che si è beccato pure una denuncia. Che figura di M... davvero. La vostra.

Veniamo a casa nostra. Veniamo alle nostre strade. Qualcuna ancora popolata, da quel 20% che si ostina a non capire al punto da spingere De Luca ad usare l'immagine simbolica, ma efficace, del 'lanciafiamme'. Perchè purtroppo l’uomo non ha paura dei numeri. Di quelli impietosi che ci raccontano al telegiornale. Ormai qualcuno si è assuefatto, li assorbe come qualcosa di lontano. Fino a che quei numeri non diventano volti, facce, lacrime. Di un parente, di un amico, di una madre, di un fratello. Fino a che quei numeri non diventano dramma personale qualcuno tende a fregarsene. Quel qualcuno dovrebbe capire che quei numeri possono diventare il nome di un caro. E lì sarà già troppo tardi per avere paura…