Guido Clemente di San Luca a TN - "Apprezzo molto Spalletti, ma in Spagna ha commessi questi errori"

Guido Clemente di San Luca, Ordinario di Diritto Amministrativo, Università della Campania Luigi Vanvitelli, ha espresso per Tuttonapoli le sue considerazioni successive a Barcellona-Napoli.

19.02.2022 14:45 di  Redazione Tutto Napoli.net  Twitter:    vedi letture
Guido Clemente di San Luca a TN - "Apprezzo molto Spalletti, ma in Spagna ha commessi questi errori"

Guido Clemente di San Luca, Ordinario di Diritto Amministrativo all'Università della Campania Luigi Vanvitelli, ha espresso per Tuttonapoli le sue considerazioni successive a Barcellona-Napoli.

"Sbagliare è umano, ma perseverare è diabolico. Apprezzo moltissimo Spalletti. Ma francamente resto attonito nell’osservare il peana riservatogli dalla stampa e dai media in genere. Mi domando perché il mister abbia commesso lo stesso errore di sabato con l’Inter senza che nessuno gliene abbia chiesto ragione. Sin qui ha svolto certamente un gran lavoro. Ma è possibile che non ci si interroghi sul perché questo lavoro abbia funzionato soltanto nei primi tempi con Inter e Barcellona? Sia chiaro. Il pari al Camp Nou è un gran risultato.

E facciamo subito chiarezza sul calcio di rigore. Polpastrelli e direzione del pallone non c’entrano: il braccio è largo e il tocco di mano, sia pur lievissimo, è evidente. È calcio di rigore, e basta. Come, però, lo era anche il netto fallo su Osimhen nel primo tempo! Stando al Regolamento, quello pure era un rigore indiscutibile. E invece no. Il Var non interviene. Eccolo l’arbìtrio. Più si fa riferimento al «senso del gioco», al «gioco maschio» o «all’inglese», o alla «mortificazione del gioco», più si lascia all’arbitro il potere incontrollabile di decidere se un intervento falloso vada lasciato correre, in base al suo «metro di giudizio». Ed il risultato è questo: il direttore di gara diventa padrone dei destini della partita. Bisogna stare attenti a non fare il gioco dei potenti! I contatti irregolari ed i tocchi di mano vanno sanzionati. Tutti. Questo postula il rispetto delle regole.

Torniamo alla partita ed alla sua gestione da parte del mister. Il Barcellona resta una squadra forte, pur se non è quella stellare di poco tempo fa. Il Napoli del secondo tempo, però, è stato la fotocopia di quello con l’Inter (o almeno assai simile ad esso). Sì, ha mostrato d’esser coriaceo e fermamente intenzionato a non voler perdere. Ma perché? È qui che le analisi mi paiono deficitarie.

Cos’hanno fatto Inter e Barcellona per costringere gli azzurri sulla difensiva? Sono assai cresciute, oppure il Napoli se n’è visibilmente sceso? A me pare francamente più veritiera la seconda ipotesi. Allora occorre interrogarsi sulle cause. Sia Farris, sia Xavi, al quarto d’ora della ripresa hanno effettuato tre cambi. Spalletti no. Perché? Così come con l’Inter, si vedeva nitidamente che, come Lobotka sabato, anche Anguissa era a corto di energie. Allora a quel punto perché non far entrare Demme (in entrambe le gare)? Oggi avremmo due giocatori infortunati in meno e Demme con un’ora di gioco nelle gambe, e forse due risultati migliori (ma su questa seconda conseguenza – è ovvio – non si può esser certi).

Come allo stadio sabato, l’altra sera davanti al televisore, al 60° urlavo invano: «Fai uscire Anguissa per Demme e Fabian per Mertens; e porta Zielinski a fianco di Demme!». E se proprio vuoi tirar fuori anche Insigne – che, ancora una volta, ha giocato uno strepitoso primo tempo, da vero capitano; la sua modesta fase offensiva risente della fatica che fa ad aiutare la squadra (e quando lui non c’è si vede!), ma sul punto tornerò –, spostando Elmas a sinistra, a destra è molto meglio Malcuit che Ounas. In ogni caso, se vuoi tenere alta la squadra, puoi anche mettere Petagna invece di Malcuit, ma mai Ounas. Proprio non riesco a capire il perché di questa improvvisa miopia, che resta inspiegabile anche in ragione della totale assenza di domande all’allenatore. Eppure adesso a Cagliari – e forse anche oltre – abbiamo perduto sia Lobotka, sia Anguissa, con Demme che potrebbe non avere i 90 minuti nelle gambe.

Poi vorrei capire come mai Ghoulam sia di nuovo fuori dai radar dopo aver giocato tre partite in una settimana ad alto livello. Intendiamoci, Juan Jesus ha fatto benissimo in copertura a sinistra (e – diciamolo – non è stata poi una mossa così particolarmente geniale!). Tuttavia, quando, a pochi minuti dalla fine, scegli di difendere all’arma bianca, non è meglio l’algerino di Mario Rui?

Insomma, manifesto più d’una perplessità nella gestione delle ultime due gare da parte di Spalletti. Soprattutto per la incoerenza manifestata con quanto aveva predicato sin dall’inizio (più o meno diceva così: «coi 5 cambi, al 60° la partita può cambiarsi radicalmente: i giocatori devono capire che possono essere titolari o per 60 o per 30 minuti, così fanno bene a se stessi e servono al meglio la causa comune»). Ci sarà certamente qualcosa che non sappiamo. Ma allora si dovrebbe chiederne conto al mister, anziché celebrarlo acriticamente, anche davanti ai richiamati evidenti problemi, certo non brillantemente risolti. La gestione delle forze, una volta tornata a disposizione gran parte della rosa, non appare la migliore. A maggior ragione se si dichiara che non si voleva modificare l’atteggiamento e l’assetto tattico. Resta, ad esempio, incomprensibile come mai Mertens, in gran spolvero, giochi soltanto 10 minuti di due gare così importanti.

Chiudo riprendendo il mio pensiero relativo ai giudizi sul capitano. Tutti o quasi basati palesemente su preconcetti. «’O cafone nun fa cchiù manc’ ‘o tir’ a ggir’!». Per esprimere una valutazione seria, chi lo critica dovrebbe mettersi d’accordo con se stesso. Non può esaltare Spalletti, e biasimare Lorenzo, che fa esattamente quello che il mister gli chiede di fare per il bene della squadra. A questi critici un po’ snob vorrei domandare se, a loro avviso, ad Insigne non farebbe più piacere dedicarsi prevalentemente alla fase offensiva. Ecco perché bisognerebbe sapere se ha rispettato, o meno, le indicazioni dell’allenatore. Ma questo non ci è dato sapere perché nessuno l’ha interrogato sul disegno tattico (che avrebbe) seguito. È vero, a Milano si critica Lautaro. Ma nessuno pretende che si sfianchi per correre dietro agli attaccanti avversari. Noi invece abbiamo preso la via (provinciale) della sudditanza verso Spalletti e del gratuitamente vomitar veleno sul capitano.

Peccato. Speriamo che a Cagliari accada quello che tutti ci auguriamo, e che le milanesi pareggino. Perché altrimenti, senza sognare, tutto questo che senso ha?