Guido Clemente di San Luca a TN "Chi dice di aver dormito durante Lazio-Napoli non è un vero tifoso"

"Sebbene perseverino imperterriti sulla strada delle decisioni illegittime, stavolta mi taccio su arbitri e VAR".
30.01.2024 13:40 di  Redazione Tutto Napoli.net  Twitter:    vedi letture
Guido Clemente di San Luca a TN  "Chi dice di aver dormito durante Lazio-Napoli non è un vero tifoso"

Guido Clemente di San Luca, Ordinario di Diritto Amministrativo all'Università della Campania Luigi Vanvitelli, fa il punto della situazione dopo Lazio-Napoli.

Sebbene perseverino imperterriti sulla strada delle decisioni illegittime, stavolta mi taccio su arbitri e VAR. Il mio pensiero è solo sulla squadra. Chi superficialmente si lamenta della partita con la Lazio soffre con ogni evidenza di velleitarismo. Non ha ancora liberato la mente dalla straordinarietà della stagione scorsa (peraltro già nell’ultima parte non più così esaltante).

1. Coloro che dichiarano di essersi quasi addormentati vedendo la partita sono, anzitutto, tifosi all’acqua di rosa. Il vero tifoso è rimasto attaccato al video, soffrendo, studiando con trepidazione lo svolgimento del gioco e presagendo come esso avrebbe potuto evolversi sul piano tattico, psicologico e fisico. Confidando in un guizzo di uno dei nostri per andare in vantaggio e che non l’avesse avuto uno dei loro. Tutto fuorché annoiarsi. In secondo luogo, sono appassionati di calcio molto acerbi, affetti dai tipici difetti della fanciullezza/adolescenza. Perché, se si entusiasmano soltanto davanti alle partite tatticamente giocate a viso aperto, senza accorgimenti di sorta, come nella Villa Comunale, palesano una evidente immaturità. Va bene, si possono capire. Ma almeno dovrebbero risparmiarci lezioni sul modo di giocare, ammantandole con seriose bubbole sulla «costruzione dal basso», sul «calcio evoluto» e sulla necessità di «aggiornarsi» su di esso. Fra l’altro, dovrebbero spiegare com’è che, a lottare oggi per il titolo, sono due squadre che giocano con la difesa a tre, che puntano a riconquistare palla e ripartire, sfruttando la vena di attaccanti forti. Con Osi o il Cholito davanti (ed ora pure con Ngonge) dovrebbe a breve potersi tornare a suonare tutt’altra musica, qualsiasi modulo di gioco si adotti, persino il 5-3-2.

2. Basta leggere la tabellina finale della partita per capire che parlare di «catenaccio» è una bufala grossolana, una vera e propria stupidaggine. Possesso palla 39/61, passaggi 410/658, precisione nei passaggi 86/89, falli 11/11, calci d’angolo 4/3. Certo, i tiri (5/10) e quelli in porta (1/0) chiariscono che la fase offensiva è stata deficitaria. Ma si trascura del tutto che Walterone non avesse a disposizione gli attaccanti per completare il gioco costruito.

3. A Roma la squadra ha giocato una partita seria. Dal punto di vista fisico, sembra star finalmente riprendendo la forma. E sta ritrovando l’anima, che s’era perduta con l’algido francese. Nonostante le moltissime indisponibilità, ha tenuto il campo con ritrovata fiducia e con autorevolezza. Soprattutto perché Lobotka ha riavuto al suo fianco Zielo, l’unico (insieme a Demme) in grado di parlare coi piedi e la testa la sua stessa lingua, e di rendere fluida la manovra (nonostante quasi tutti i commentatori continuino a criticarlo, mostrando di capire molto poco di pallone). Sono convinto che, riavendo a disposizione i numerosi assenti, il mister riacquisirà anche la qualità offensiva. E ricomincerà pure a giocare col 4-3-3, laddove – è ovvio – ciò sarà di volta in volta possibile (in base alla forma dei singoli giocatori e alle caratteristiche degli avversari).

4. Per concludere, una precisazione. Controbattere a chi predica in astratto, esibendo una chiara attitudine per le aspirazioni velleitarie (io pure vorrei tanto avere la forza e la salute di un tempo, ma, se scegliessi di seguire questo desiderio nei comportamenti quotidiani, camperei malissimo, ben peggio di quanto i molti anni vissuti mi consentano di fare), non significa affatto negare la indispensabile forza propulsiva dell’utopia. Bensì, semplicemente, provare a vivere la realtà senza consegnarsi alle frustrazioni tipiche dei disadattati. Insomma, sognare fa sempre bene. Molto bene. Ma non senza riconoscere i limiti della dimensione onirica, al punto di non accorgersi e tener conto della realtà. Solo coi piedi ben piantati in terra, il sogno può generare le energie indispensabili per trasformare in meglio la realtà. E allora riprendiamo a sognare. Ma con avvedutezza.